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«Appropriarsi... di»?

Inviato: gio, 13 gen 2005 22:44
di Marco1971
Ecco dove ci porta l’«evoluzione spontanea»: appropriarsi qualcosa non andava bene, ci mancava proprio la preposizione di! Sono anzi sicuro che se mi azzardassi a dire o a scrivere Quello cerca d’appropriarsi il denaro degli altri, sarei subito ripreso: «si dice appropriarsi del denaro»… (E tte pareva!)

In realtà, all’ipotetico «correttore» si potrebbero portare migliaia d’esempi, letterari e no, dell’uso «canonico» senza l’inutile preposizione. Quelli letterari sono una legione e non ne citerò alcuno; citerò invece il Codice penale:

«È punito… con la reclusione fino a un anno… chiunque, avendo trovato denaro o cose da altri smarrite, se li appropria, senza osservare le prescrizioni della legge civile.» (citato dal Battaglia).

Ora l’origine sembrerebbe chiara: analogia con «impossessarsi di». Ma l’analogia è piuttosto grossolana, perché «appropriarsi» è «far proprio» e nessuno si sognerebbe mai di dire «*Ho fatto proprio di questo concetto», mentre «impossessarsi» vale «prendere possesso di».

Secondo voi, conviene gettare la spugna, o appropriarsi qualcosa ha ancora qualche possibilità di resistere nell’uso?

Inviato: gio, 13 gen 2005 22:57
di Incarcato
Sempre attentissimo Marco,

devo confessare, ahimè, che talvolta sfugge anche a me d'appropriarmi di qualcosa, ma me ne pento súbito. Sono anzi convinto che ‘appropriarsi qualcosa’ sia l'unica forma veramente corretta.

Purtroppo, oggigiorno l'uso non aiuta troppo coloro che vorrebbero parlare un buon italiano: occorre sempre essere sul chi va là.

Inviato: gio, 13 gen 2005 23:08
di Marco1971
La ringrazio, incarcato. In effetti, sembra che oggi chi desidera parlare un buon italiano venga piú deriso che altro...

La lingua del futuro apparterrà quindi a chi meno ne sa...

Inviato: ven, 14 gen 2005 0:20
di arianna
Anche a me e' piu volte sfuggito dire <<appropiarsi di>> ed e' vero che si sente sempre piu' spesso pronunciare quel <<di>> ma, adesso che ci rifletto vedro' di non usarlo piu'. ps.perche' gettare la spugna? trovo giusto che, almeno dove si puo'(se consideriamo gran parte della tv...lasciamo perdere ) far valere le giuste regole. :wink:

Inviato: ven, 14 gen 2005 18:01
di atticus
Giustamente Marco71 cita il codice penale vigente. Chi -come me- lavora anche coi codici, è abituato sin dagli anni d'Università a dire "appropriarsi questo, quello".
Attenzione, però: non ritengo sia un errore grave l'uso di appropriarsi seguito dalle prep. s. "di", allorquando il verbo sostituisce "impossessarsi", "impadronirsi". Bene, invece, è eludere la prep. se diciamo "appropriarsi" per "attribuirsi", "arrogarsi".
"Appropriarsi di" è forma sicuramente meno corretta, non però scorretta al punto da bandirla dal proprio vocabolario.
Risolvemmo cosí la diatriba, anni fa, un par d'onesti magistrati e il sottoscritto, dopo lungo e impicciante parlare.

Inviato: ven, 14 gen 2005 18:05
di atticus
Postilluccia.
Meglio sarebbe dire «risolsero»; ma trovo piú efficace quel «risolvemmo». E apro la questione (nella questione).

Inviato: ven, 14 gen 2005 18:24
di Marco1971
La distinzione fatta da atticus tra appropriarsi qualcosa e appropriarsi di qualcosa è senz’altro validissima da un punto di vista teorico; io mi domando però se venga applicata: ogni volta trovo il verbo con la preposizione nella lingua d’oggi. La nostra tradizione letteraria, invece, ignora l’uso della preposizione di con questo verbo; l’unico esempio che ne trovo nel Battaglia è di Onofri (1885-1928):

«Ma la tua volontà, come un fantasma
che appropriarsi non sa della persona
tua, ti circonda.»

Il costrutto preposizionale è ormai prevalente anche nella prosa colta, sicché non si può certo parlare d’errore. Io però continuerò a avversare quest’improprietà (semplicemente non usandola).

Sulla sua postilla: anch’io trovo piú efficace la «concordanza a senso», poiché «il sottoscritto» vale «io». Non si dovrebbe sempre avere una visione strettamente grammaticale della lingua...

Inviato: ven, 14 gen 2005 22:51
di atticus
Se dicessi «s'appropria il suo» (come dissi tempo fa a un avvocato esperto e noto), certamente sarei ripreso. Ha ragione Lei, egregio Marco.
Gettare la spugna? Non lo ritengo saggio. Alla fine avrà la meglio il "di", ma noi non avremo partecipato. Che è una bella soddisfazione.
Non sta forse ormai vincendo il "da" dopo "dovuto", invece di "a"?
La dittatura della maggioranza (ignorante, come ogni maggioranza che si rispetti).

Inviato: ven, 14 gen 2005 23:23
di Marco1971
Ma noi, atticus, (e dico «noi» non solo includendo lei e io, ma tutti quelli che «sanno») non abbiamo il dovere di diffondere, per quanto ci sia possibile, l'uso migliore della lingua? O allora le nostre «chiacchiere» in questo o in altri forum sarebbero soltanto «disquisizioni senza importanza»?

Io credo che informando chi desidera sapere — e questo stesso ancor giovane forum lo dimostra col numero di visitatori — già facciamo qualcosa di potenzialmente utile, anche se non possiamo illuderci di cambiare gli usi ormai consolidati.

Davvero «dovuto da» sta soppiantando «dovuto a»?! :shock:

APPROPRIARE

Inviato: sab, 15 gen 2005 12:29
di Uri Burton
Carissimo Marco,
terrei duro. Per questo motivo. Ci sono due scuole. La prima: bisogna seguire le regole canoniche. La seconda: tutti i modi di dire plausibili hanno diritto di cittadinanza. La prima giustifica la costruzione con l’accusativo; la seconda, entrambe. Va da sé che in nessun caso quella con l’accusativo è arbitraria (senza considerare che l’uso della lingua non è un fenomeno elettorale determinabile secondo la regola maggioritaria).
A presto,
Uri Burton
P.S. Sono d'accordo: dovuto da non renderebbe giustizia neanche a un analfabeta di ritorno.

Inviato: sab, 15 gen 2005 17:45
di atticus
Egregio Marco,
non ho detto che non "dobbiamo" provarci. Ci mancherebbe! E dobbiamo farlo, costi quel che costi (qualche arrabbiatura, per esempio).
Circa poi il "dovuto da", mi riferivo alla lingua parlata. La invito a mettercisi di punta.
E lasciamo perdere altre amenità, che è meglio per tutti.

Inviato: gio, 20 ott 2005 14:58
di Federico
Bah, sinceramente qui mi sembra si sia esagerato...
Dopotutto, non vedo problemi causati da questo uso... :roll:

Tanto varrebbe sostenere l'abolizione delle preposizioni con tutti quegli innumeravoli verbi che già le contengono.
Nell'uno come nell'altro caso, non c'è nessun problema con una preoposizione in più...

Inviato: gio, 20 ott 2005 15:35
di Gino Zernani
atticus ha scritto: Attenzione, però: non ritengo sia un errore grave l'uso di appropriarsi seguito dalle prep. s. "di", allorquando il verbo sostituisce "impossessarsi", "impadronirsi". Bene, invece, è eludere la prep. se diciamo "appropriarsi" per "attribuirsi", "arrogarsi".
Io non ritengo appropriarsi e impossessarsi sinonimi. "Far proprio" e "avere possesso" sono concetti diversi (e lei, con la professione che fa, lo sa bene :D :D). Discorso diverso per impadronirsi: chiedo lumi. Credo che l'etimo sia "padre" che sosterrebbe pienamente una forma in genitivo (oddio, è così tanto che non studio latino che temo di aver scritto una corbelleria).
In conclusione mi sento di accogliere la tesi di Marco: Appropriarsi , impossessarsi DI e impadronirsi DI.
P.S. Caro Atticus, questo mio è da intendersi in registro :D e non in registro :twisted: :evil: . Nulla contro di lei nè contro la sua professione. :D :D

Inviato: gio, 20 ott 2005 18:27
di atticus
Ho capito a che cosa si riferisce, quando dice che appropriarsi e impossessarsi non sono sinonimi.
Il linguaggio giuridico talvolta è costruito su distinzioni che la lingua comune tiene in men conto: diciamo pure che pecca di zelo.
Per Aldo Gabrielli, invece, appropriarsi, impadronisrsi, impossessarsi sono sinonimi (vedi Dizionario dei sinonimi e contrari).
PS
Con quale professione (non) ce l'avrebbe?

noterella curiosa
Ha notato l'uso eccessivo del possessivo? L'insegnante dice "la mia classe", "i miei alunni"; mia moglie (bancaria) dice "la mia banca" (e non è sua, lo giuro); un amico mi ripete spesso "il mio giornale" (e non è editore), ecc.
L'uomo tende a far suo anche ciò che suo non è. Prevalenza dell'avere?...

Inviato: lun, 24 ott 2005 9:30
di Gino Zernani
atticus ha scritto:Ho capito a che cosa si riferisce, quando dice che appropriarsi e impossessarsi non sono sinonimi.
Il linguaggio giuridico talvolta è costruito su distinzioni che la lingua comune tiene in men conto: diciamo pure che pecca di zelo.
Per Aldo Gabrielli, invece, appropriarsi, impadronisrsi, impossessarsi sono sinonimi (vedi Dizionario dei sinonimi e contrari).
PS
Con quale professione (non) ce l'avrebbe?

noterella curiosa
Ha notato l'uso eccessivo del possessivo? L'insegnante dice "la mia classe", "i miei alunni"; mia moglie (bancaria) dice "la mia banca" (e non è sua, lo giuro); un amico mi ripete spesso "il mio giornale" (e non è editore), ecc.
L'uomo tende a far suo anche ciò che suo non è. Prevalenza dell'avere?...
Gentile Atticus, a parer mio io i sinonimi rendono alternative simili, talvolta "appiattendo" il significato originario. Tuttavia se si potessero riscoprire le "sfumature" dei vari significanti, forse ne guadagneremmo tutti. Senza meno in chiarezza: ma questa è altra storia!

In ordine alle professioni ... nulla. Le confesso che celiavo in maniera simpaticamente irriverente: si figuri appartengo io stesso al mondo delle professioni, seppur in una corporazione diversa dalla sua.

Per quanto concerne il possessivo ha la mia totale approvazione: l'uso è
eccessivo. Ancora meglio quando il parlante si "impossessa" (o appropria? :D ) dei vari mestieri: il mio elettricista, meccanico, benzinaio, corniciaio (???), ma anche il mio avvocato .... :D :D