Il filone della riscossa
Inviato: ven, 15 mar 2013 22:26
Spero che questa sia la sezione giusta per l'apertura di un filone tra il serio e il faceto - non sono in grado di prevedere da che parte penderà l'ago della bilancia, dipende tutto da voi. Ma procediamo con ordine...
Spulciando fra i vari interventi pubblicati nel forum, non può passare inosservata, in molti di essi, un'atmosfera di cupo scoramento per l'inarrestabile avanzata dell'inglese, con i suoi prestiti, i suoi calchi, i suoi mille mefistofelici influssi. In alcuni casi il timore reverenziale si fa panico, e impedisce di nominare direttamente la lingua tabù: ecco quindi spuntare guardinghe perifrasi come
Perbacco, i tempi sono duri, è vero, ma basta piangersi addosso: cessino gli sterili lamenti, si depongano le lugubri gramaglie!
"Noi, s'è quello che s'è: una tempra d'eroici cuori, / sempre la stessa: affraliti dal tempo e dal fato, ma duri / sempre in lottare e cercare e trovare né cedere mai", come scrisse Pascoli migliorando i barbarici versi d'un poetastro vittoriano. In particolare, ciò che bisogna "cercare e trovare", raccogliere e celebrare in questo filone sono quei vocaboli che con sprezzo del pericolo hanno passato le linee nemiche ed ora, su un suolo ostile, tentano di muovere a suoni più armoniosi le bocche avvezze ad articolar grugniti di genti che andavano ignude a caccia di marmotte quando noi già s'accoltellava un Giulio Cesare (mi piace ricordarlo, oggi che sono le idi di marzo).
Per non essere accusato di voler "vincere facile", non comincerò con i termini caratteristici di campi dove abbiamo dettato legge per secoli (la musica) o siamo ancora gli indiscussi dominatori mondiali (la gastronomia), ma volgerò lo sguardo altrove.
Ecco dunque i primi campioni:
Coraggio, andate anche voi alla ricerca di quei nostri ardimentosi pargoli che si sono fatti ambasciatori dell'italiano nel mondo, e riportateli qui, dove saranno festeggiati degnamente!
Spulciando fra i vari interventi pubblicati nel forum, non può passare inosservata, in molti di essi, un'atmosfera di cupo scoramento per l'inarrestabile avanzata dell'inglese, con i suoi prestiti, i suoi calchi, i suoi mille mefistofelici influssi. In alcuni casi il timore reverenziale si fa panico, e impedisce di nominare direttamente la lingua tabù: ecco quindi spuntare guardinghe perifrasi come
Zabob ha scritto:la lingua che Manutio ci lascia indovinare.

Perbacco, i tempi sono duri, è vero, ma basta piangersi addosso: cessino gli sterili lamenti, si depongano le lugubri gramaglie!
"Noi, s'è quello che s'è: una tempra d'eroici cuori, / sempre la stessa: affraliti dal tempo e dal fato, ma duri / sempre in lottare e cercare e trovare né cedere mai", come scrisse Pascoli migliorando i barbarici versi d'un poetastro vittoriano. In particolare, ciò che bisogna "cercare e trovare", raccogliere e celebrare in questo filone sono quei vocaboli che con sprezzo del pericolo hanno passato le linee nemiche ed ora, su un suolo ostile, tentano di muovere a suoni più armoniosi le bocche avvezze ad articolar grugniti di genti che andavano ignude a caccia di marmotte quando noi già s'accoltellava un Giulio Cesare (mi piace ricordarlo, oggi che sono le idi di marzo).
Per non essere accusato di voler "vincere facile", non comincerò con i termini caratteristici di campi dove abbiamo dettato legge per secoli (la musica) o siamo ancora gli indiscussi dominatori mondiali (la gastronomia), ma volgerò lo sguardo altrove.
Ecco dunque i primi campioni:
- aggiornamento (curioso, visto e considerato che gli italiani impazziscono per update e upgrade)
catenaccio: il marchio di fabbrica di Nereo Rocco
scenario
paparazzo
graffiti

Coraggio, andate anche voi alla ricerca di quei nostri ardimentosi pargoli che si sono fatti ambasciatori dell'italiano nel mondo, e riportateli qui, dove saranno festeggiati degnamente!