Di che figura retorica si tratta?

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Sandro1991
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Di che figura retorica si tratta?

Intervento di Sandro1991 »

Dalle Elegie romane di d’Annunzio. «Il viadotto», sesto distico:

Pendula Aricia al sole ridea su la conca profonda:
ombra mettean le nubi cerula nella fuga.


Cerula si riferisce a ombra, questo par evidente. In un commento leggo che si tratta di «Tmesi», tuttavia qui si legge: «In metrica la tmesi (dal greco tmêsis, «taglio») consiste nella divisione di una parola in due parti, delle quali una conclude un verso, l'altra inizia quello successivo» e «Per tmesi si intende anche la separazione di una parola in due componenti morfologiche, con l'interposizione di elementi lessicali fra la prima e la seconda parte. Comune nelle lingue classiche, questo tipo di tmesi è praticamente assente nella poesia italiana.» (sottolineature mie.)

Ora, è chiaro che non si tratta né dell’uno né dell’altro caso. È, forse, un’estensione indebita del termine tmesi o questo assume anche il significato di «allontanamento di due elementi grammaticalmente contigui per introduzione di materiale linguistico? (Definizione inventata sul momento).
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Uhm, mi sembra che prima ci sia un’anàstrofe (inversione oggetto-verbo in «ombra mettean») e poi un ipèrbato, con la separazione tra l’attributo e il nome. Poi forse c’è un’accezione di tmesi che mi sfugge, però anche il Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica dell’Einaudi, alla voce «Tmesi» dice:

Figura metrica per cui una parola, in fine di verso, viene tagliata in due, ed una parte trasposta al verso successivo […].

senza riportare altri significati.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data ven, 22 mar 2013 22:41, modificato 1 volta in totale.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Anche a me pare un semplice ipèrbato… (Bel pentàmetro, comunque!)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non ce n’è reale bisogno, ma confermo che si tratta d’ipèrbato, come nel celebre verso carducciano

E del grave occhio glauco entro l’austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Don Lisander
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Re: Di che figura retorica si tratta?

Intervento di Don Lisander »

Sandro1991 ha scritto:Dalle Elegie romane di d’Annunzio. «Il viadotto», sesto distico:
Pendula Aricia al sole ridea su la conca profonda:
ombra mettean le nubi cerula nella fuga.


Cerula si riferisce a ombra, questo par evidente. In un commento leggo che si tratta di «Tmesi», tuttavia qui si legge: «In metrica la tmesi (dal greco tmêsis, «taglio») consiste nella divisione di una parola in due parti, delle quali una conclude un verso, l'altra inizia quello successivo» [...]
Una cosa che mi pare particolarmente bella, di quest'iperbato, è che «ombra» apre il primo emistichio dell'alessandrino e «cerula» il secondo. Forse si tratta di un altro tipo di figura retorica, non so.
Ad ogni modo Bice Mortara Garavelli, che in simili questioni è un'autorità, non considera la tmesi altro che una spezzatura del tipo
così quelle carole, differente-
mente danzando...

(Par. XXIV, 16-17).
Tra i due membri della parola spezzata, poi, si può anche trovare qualche parola; e questo è un caso ancora più frequente di quello dell'esempio dantesco.
Ultima modifica di Don Lisander in data ven, 22 mar 2013 22:53, modificato 1 volta in totale.
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Sandro1991
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Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

Capisco, grazie a tutti. :)

Di tmesi, quindi, neanche l’ombra… Scivolone del commentatore.
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