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«Vodka»

Inviato: dom, 28 apr 2013 17:30
di Zabob
Come pronunciate questa parola? Per i russi è /ˈvotkə/, per i polacchi /ˈvutka/.
Il DOP e il DiPI danno la pron. con la 'o' aperta: 'vɔdka (che mi sembra di gran lunga la più comune, ma non la più corretta, di qui il mio quesito); per il DiPI in particolare, mi sarei aspettato, accanto a ↑-tk-, anche la segnalazione di una pron. "affettata" ↑-o-.

Inviato: dom, 28 apr 2013 17:38
di Souchou-sama
La pronuncia «aperta» è la norma in praticamente qualsiasi prestito, nonché in generale nelle parole avvertite come straniere, sconosciute e/o cólte. :) Un esempio a caso: Hegel, in tedesco /ˈheːɡl̩/, in italiano perlopiú /ˈɛɡel/.
Per quanto mi riguarda, in effetti la pronuncia con /o/ mi suonerebbe tra l’affettato e il ridicolo, come se chi parla stesse beffardamente imitando un accento russo. :D

Inviato: dom, 28 apr 2013 17:52
di Ferdinand Bardamu
Souchou-sama ha scritto:La pronuncia «aperta» è la norma in praticamente qualsiasi prestito, nonché in generale nelle parole avvertite come straniere, sconosciute e/o cólte. :) Un esempio a caso: Hegel, in tedesco /ˈheːɡl̩/, in italiano perlopiú /ˈɛɡel/.
Interessante. Dunque non ci sono ragioni fonotattiche per questo, ma, semplicemente, ogni prestito — o quasi — viene trattato allo stesso modo?

Inviato: dom, 28 apr 2013 17:59
di Souchou-sama
Be’, sí, direi che /ɛ, ɔ/ sono (quasi) la regola, nei prestiti. La mia opinione personale è che le principali eccezioni siano quei casi in cui è percepita una forte analogia con un termine italiano che al contrario presenta /e, o/: per esempio, càpita di sentire */ˈfreddi/ anche per Freddie, */meˈmento/ anziché /meˈmɛnto/…

Inviato: dom, 28 apr 2013 18:03
di Zabob
Souchou-sama ha scritto:Per quanto mi riguarda, in effetti la pronuncia con /o/ mi suonerebbe tra l’affettato e il ridicolo, come se chi parla stesse beffardamente imitando un accento russo. :D
Ma non è necessario esagerare, come chi dicesse, caricaturalmente, "vuótka"! Basta dire la 'o' di "vólo". Del resto, per Beethoven il DiPi dà (giustamente) be'tɔven, -o-; ↑be'tofen.

Inviato: dom, 28 apr 2013 18:17
di Souchou-sama
Uhm, sí, forse ha ragione! Tutto sta nel riuscir a mantenere quella via di mezzo. Anche quanto a Beethoven, io solitamente dico /-ov-/, perché se mi spingessi fino a dire /-of-/ temo che pronuncerei inevitabilmente qualcosa come [ˈb̥eːtˌhoˑfɱ̍]. :D

Inviato: lun, 29 apr 2013 2:59
di Zabob
Sempre a proposito di Beethoven: nel DiPI c'è anche ↓bee-. Qui mi sarei aspettato la freccia in su, non in giù, poiché rispecchia la pronuncia originale (questa).

Inviato: lun, 29 apr 2013 3:57
di Souchou-sama
No, la pronuncia tedesca è /-eː-/, non /-ee-/. Anche se, in varie pronunce non neutre, /eː/ [ee] è ben possibile, se non sbaglio. La pronuncia italiana con /-ee-/ non «rispecchia la pronuncia originale», bensí, piú banalmente, la grafia. :)

Inviato: lun, 29 apr 2013 4:50
di Zabob
Ero convinto che i due punti dopo la vocale (o meglio i "due punti a triangolo", ossia il cronema) indicassero un allungamento pari al raddoppio della stessa, e che quindi fosse lo stesso che segnare due volte la vocale. Es. l'ingl. "beat" /'bi:t/ oppure /'biit/. Invece?

Inviato: lun, 29 apr 2013 10:26
di Brazilian dude

Inviato: lun, 29 apr 2013 10:40
di Infarinato
Zabob ha scritto:Ero convinto che i due punti dopo la vocale (o meglio i "due punti a triangolo", ossia il cronema) indicassero un allungamento pari al raddoppio della stessa, e che quindi fosse lo stesso che segnare due volte la vocale. Es. l'ingl. "beat" /'bi:t/ oppure /'biit/. Invece?
Invece la sequenza di due vocali rappresenta una… sequenza di due vocali ;) (almeno nelle trascrizioni che si rifanno all’alfabeto dell’AFI; nelle «trascrizioni dei romanisti» come quella del DOP rappresentano effettivamente una vocale allungata [perlomeno di norma], le sequenze essendo generalmente rese da due vocali separate da un trattino), ovvero un «dittongo [fonetico]» (come in finii, cooperazione) o un[o] «iato» (quando le due vocali siano separate da una differenza accentuale, come in Rna).

Inviato: lun, 29 apr 2013 10:46
di Infarinato
Ferdinand Bardamu ha scritto:
Souchou-sama ha scritto:La pronuncia «aperta» è la norma in praticamente qualsiasi prestito, nonché in generale nelle parole avvertite come straniere, sconosciute e/o cólte. […]
Interessante. Dunque non ci sono ragioni fonotattiche per questo, ma, semplicemente, ogni prestito — o quasi — viene trattato allo stesso modo?
«Vocale incerta, vocale aperta» (© Bruno Migliorini). :D

Inviato: lun, 29 apr 2013 11:08
di Ferdinand Bardamu
Grazie del documento. :)

Inviato: lun, 29 apr 2013 16:56
di Zabob
Grazie, adesso credo di aver capito: la -ee- di "Beethoven" è più lunga della -e- di "betulla" ma più corta della -ee- di "veemente": una vocale allungata ma non doppia, come la prima 'e' di "bere" ['be:ɾe].
Mi sembra che lo stesso valga per le consonanti, se, come si legge nella Wikipedia in francese, «Phonologiquement, il convient de ne pas confondre les consonnes longues ([Cː]) avec les consonnes géminées ([CC]).»

Inviato: lun, 29 apr 2013 17:22
di Infarinato
La durata/lunghezza relativa c’entra poco (…e lasciamo stare per un momento le considerazioni fonologiche, cioè fonematiche, limitandoci a quelle fonetiche).

Diciamo invece che in [Vː] non c’è «riarticolazione» (nemmeno parziale), che invece è presente in [VV] (anche quando si tratti della stessa V).
Pier Marco Bertinetto in Enciclopedia dell’Italiano (2010) ha scritto:…le occasionali reiterazioni di vocale al confine tra due morfemi si realizzano, in pronuncia accurata, con una sorta di rapida riarticolazione – almeno in rapporto al profilo intonativo – piuttosto che come singola vocale lunga: cfr. cooperare, linee (con entrambe le vocali atone) o finii, lineetta, piissimo (con accento su una delle due vocali). Del resto, in pronuncia veloce, le due vocali si fondono in un’unica vocale breve, soprattutto quando entrambe sono atone.