«Parlamentarie» e «quirinarie»
Inviato: gio, 09 mag 2013 10:35
Da qualche parte in Rete qualcuno ha criticato le parole parlamentarie e quirinarie perché non ben formate. Vediamo se la critica è fondata.
Entrambe rimandano alla competizione elettorale per la scelta di un candidato di partito (il M5S, nel caso specifico) rispettivamente per il parlamento e per la carica di Presidente della Repubblica (che sta al Quirinale).
Il suffisso -àrie è tratto da primarie (calco dell’inglese americano primaries) e si è reso autonomo caricandosi dell’intero significato della parola, in maniera non prevedibile.
A un esame superficiale, infatti, si tratta della forma femminile plurale di un suffisso aggettivale già presente in italiano, -àrio. Primarie però è un sostantivo e, inoltre, è un plurale tantum: non si dice *la primaria del Partito Democratico. Tale peculiarità ha favorito l’estrazione del suffisso, che ha assunto su di sé l’intero significato della parola di cui fa parte.
Venendo alle radici nominali cui si è aggiunto, notiamo che, mentre parlament- non pone alcun problema, quirin- è, a prima vista, sbagliato: a rigor di logica, dovrebb’essere quirinal-. Sennonché qui, secondo me, ha agito il fenomeno dell’aplologia: da *quirinalarie si è passati a quirinarie, con la caduta di una sillaba per evitare l’incontro di una sequenza di suoni simili.
Alla luce di ciò, non ritengo che questi neologismi abbiano alcunché di morfologicamente esecrabile. Concordate?
Entrambe rimandano alla competizione elettorale per la scelta di un candidato di partito (il M5S, nel caso specifico) rispettivamente per il parlamento e per la carica di Presidente della Repubblica (che sta al Quirinale).
Il suffisso -àrie è tratto da primarie (calco dell’inglese americano primaries) e si è reso autonomo caricandosi dell’intero significato della parola, in maniera non prevedibile.
A un esame superficiale, infatti, si tratta della forma femminile plurale di un suffisso aggettivale già presente in italiano, -àrio. Primarie però è un sostantivo e, inoltre, è un plurale tantum: non si dice *la primaria del Partito Democratico. Tale peculiarità ha favorito l’estrazione del suffisso, che ha assunto su di sé l’intero significato della parola di cui fa parte.
Venendo alle radici nominali cui si è aggiunto, notiamo che, mentre parlament- non pone alcun problema, quirin- è, a prima vista, sbagliato: a rigor di logica, dovrebb’essere quirinal-. Sennonché qui, secondo me, ha agito il fenomeno dell’aplologia: da *quirinalarie si è passati a quirinarie, con la caduta di una sillaba per evitare l’incontro di una sequenza di suoni simili.
Alla luce di ciò, non ritengo che questi neologismi abbiano alcunché di morfologicamente esecrabile. Concordate?