[LIJ] Cognomi liguri (e no)

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ippogrifo
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cognomi genovesi

Intervento di ippogrifo »

Spero di essere riuscito a chiarire la mia apparente ritrosia a trattare del cognome di Faber. Non so a quale tradizione linguistica - certamente non genovese - appartenga e, di conseguenza, non riesco nemmeno a capire quale possa essere la grafia più adeguata.
Torno su Genova.
Dizionario dei cognomi del De Felice, pag. 227 - Schiappacasse - .
"Riflette un soprannome o nome di mestiere (come lavoro portuale) ... dal verbo sciapà ... "spaccare, aprire spaccando o schiodando" e casse, cioè "che spacca, che apre le casse" .
Stupidaggini.
Premetto che il De Felice non conosceva il genovese e anche ciò ha la sua importanza.
Il verbo riferito - sc-ciapa^ [ StSa'pa: ] significa spaccare, ma mai aprire.
Men che meno schiodando o schiodare, per cui, come in italiano, si usa un verbo "ad hoc" che, ovviamente, fa riferimento ai chiodi.
Sarà anche stato un mondo di persone semplici, ma non certamente di bruti mentecatti che spaccavano tutto per aprire ...
L'azione descritta dal De Felice sembra più appropriata a una situazione di vandalismo piuttosto che di lavoro portuale ... Ed era certo il De Felice che, all'epoca della nascita dei cognomi, il "container" più diffuso nel trasporto marittimo fosse la cassa ( ? ! ) Che, dopo aver percorso tutto il Mediterraneo - con pagamento di noli assai elevati - veniva spaccata per rivelarne il contenuto? Non esistevano chiusure appropriate e metodologie di "apertura" meno "invasive" ? Faccio pronunciare il cognome a informatori anziani.
Tutti concordi: Sc-ciappacasse. Osservo: "Ma le "casse" - in genovese - sono i mestoli, non le casse!" . "Certo, sono i mestoli, non le casse, casse si dice "casce" [ 'kaSSe ] . E chi ha mai detto che siano le casse? " . Non rispondo. Stessa domanda con stessa risposta anche in ambiente extra-urbano. Informatori, però, un po' più disinibiti: " Da noi, però, è anche un soprannome". Stessa domanda e stessa risposta anche da parte dei montanari - sempre, nell'ambito della provincia - che ancora pronunciano "cazza" [ 'katstsa ] - come all'epoca del De vulgari eloquentia - . Mentre la cassa è per tutti "cascia" [ 'kaSSa, pl. 'kaSSe ] . Sintesi:
il soprannome, poi anche cognome, indica semplicemente un "rompic ... " - letteralmente un "rompimestoli" - , non un lavoratore portuale, cioè un tratto di personalità che, malauguratamente, può essere presente anche nelle parti del territorio in cui non si effettua alcuna attività portuale, perché ... non ci sono porti ... E' pur vero che la metafora "oscena" - a livello di bimbi della scuola materna ... - di mestolo ( "a cassa" in città, "a cazza" ['katstsa ] sulle montagne, mentre la cassa è dappertutto "a cascia" ) isolatamente non è più viva, ma , adesso - finalmente! - il vero significato del cognome - assai semplice - rimane chiaramente individuato. Le casse non ci hanno a che fare per nulla ... Con buona pace di chi l'ha scritto. Perché il mestolo? Si trattava di gente semplice che conduceva una vita semplice. Persone che non possedevano né elaboravano le simbolizzazioni care ai pazienti - alta borghesia viennese - di Freud ... Aveva ragione brother William of Ockham: le spiegazioni più semplici - parsimoniose - sono pur sempre le migliori ...
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Mi permetto, Ippogrifo, di fare un piccolo appunto. Schiappacasse potrebbe anche essere un'italianizzazione notarile di un soprannome sc-ciappacasce, inizialmente attribuito ad un maldestro lavoratore e poi ereditato dai discendenti.
ippogrifo
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SCHIAPPACASSE

Intervento di ippogrifo »

Si permetta, gent.mo Merlo, si permetta! :wink: La sua ipotesi è, ovviamente, linguisticamente ineccepibile e, quindi, plausibile. A mia volta, mi ero semplicemente permesso di riferire la pronuncia urbana degli ultimi informatori affidabili - "casse" = mestoli e non "casce" = casse - e, inoltre, il fatto di essere ancora riuscito a riscontrare in provincia un soprannome correlato al cognome. Ho anche pensato - come riferiscono i documenti storici - che, all'epoca della formazione dei cognomi, la maggior parte della gente viveva con ben poche masserizie e arredi e che il mestolo - oggetto "strumentale" alla sopravvivenza - potesse risultare più comune e d'immediata rappresentazione mentale rispetto ad altri. Per altro, la sua ipotesi è preziosa perché consente d'ipotizzare che possano anche esserci state due origini del cognome - in seguito, confluite tramite convergenza - :
una relativa a tratti di personalità e una relativa alle prestazioni del soggetto - "in sc-sciapin" = una schiappa - . Inoltre, mediante l'adozione scherzosa - in ambo le voci - di un verbo che collide esattamente - in quanto omofono - col sostantivo sc-ciappa = naega = "mela" , dalla quale, però, l'appellato non poteva difendersi, perché gli si dava di "sc-ciappa" solo implicitamente.
Ufficialmente, si trattava di un verbo. Come, ad es. , nel cognome composto Bevilacqua et al . ... :wink:
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Genova è ricca di cognomi di derivazione più o meno scherzosa: Pittaluga, Sciaccaluga, Pittavino, Pisciavino.
ippogrifo
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Re: cognomi genovesi

Intervento di ippogrifo »

Certo. :wink: E, in realtà, anche cognomi che possono apparire sostanzialmente neutri a un "foresto" possiedono significati scherzosi e, anche, decisamente ironici.
Bozzo, più "rivierasco" che urbano, proviene da / 'buzzu / = acerbo. Ma, in realtà - come ancora denotano soprannomi correlati al cognome quale / bu'zuN / et c. - si tratta di un individuo dalle prestazioni cognitive non brillanti.
Bruzzo e Bruzzone, diffusi in provincia e, anche, in città, rimandano al verbo / bry'zi: / = muggire. Bruzzo corrisponde esattamente a / 'bryzzu / = muggito, mentre Bruzzone è colui che "muggisce" , cioè sbraita - "in zbragiun" - , sostanzialmente uno zoticone.
La società in cui originarono i cognomi non possedeva gli aspetti di "correttezza politica" che non ci consentono più di rapportarci con queste modalità nei confronti di chi è diversamente abile o risulta portatore di evidenti svantaggi sociali.
Da notare la tendenza giovanile a pronunciare Bruzzo e Bruzzone - etimologicamente e originariamente correttamente pronunciati con "z" sonora - con "z" aspra. Bozzo - anch'esso, come visto, dotato di "z" sonora - "resiste" un po' di più.
Forse, la pronuncia dei giovani punta a ottenere obiettivi di "sprovincializzazione" ...
Anche quando appare in TV una criminologa nativa di Finale e portatrice di uno di questi cognomi - oltre che di una riconoscibilissima pronuncia "finarina" - , tutti si rivolgono a lei con "z" non sonore.
Da notare anche la forma "ipocoristica" di 'bryzzu che dovrebbe corrispondere a un deverbale / "participio passato" - muggito - esattamente come avviene con 'pestu - ciò che è stato pestato - , con 'tukku = sugo - ciò che è stato toccato (dal pane) - e in altri casi.
E il sale fino è ancora detto " a sa^ pesta" , in cui "pesta" assolve alla funzione vera e propria del participio passato.
"Pesta" perché fino a non molti anni fa si pestava ancora in casa a partire dal sale grosso.
"Pesta" anche perché il sale - terminando in "a^" - risulta, ovviamente, femminile. :wink:
ippogrifo
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RE: COGNOMI GENOVESI

Intervento di ippogrifo »

Un cognome genovese celebre a causa delle vicende risorgimentali è Mazzini. L’origine del cognome va ricercata nel territorio di Chiavari. Si può notare – a livello di coincidenza – che il cognome di Giuseppe Garibaldi – nativo di Nizza – proviene dalla val Graveglia, che si trova non lontana da Chiavari. Comunque sia, l’origine del cognome Mazzini – come tuttora rammentano molti dei portatori del cognome – proviene dai piccoli funghi prugnoli, frequenti nel territorio intorno al mese di maggio. E semplicemente questo, appunto, è il significato del cognome. I funghi sono detti, in genovese, mazin /ma’ziN/ da mazzu /’mazzu/ = maggio. Da majju(m) > madzdzu > mazzu. Quindi, Mazzini con “z” sonora. Come tuttora tutti pronunciano a Genova e in provincia. Non c’entrano né mazzi né mazze né altro … Verso il territorio della Spezia lo stesso cognome appare più frequentemente “trascritto” come Maggini e ciò lascia direttamente trasparire anche a chi non conosca la fonetica genovese il nesso col mese di maggio - come sopra scritto, esito toscano di majju(m) ( grafato majum in latino ) - . Anche in Liguria, per altro, pur non assecondandola ancora, le persone possiedono la rappresentazione mentale verbale della pronuncia di espressioni radio-televisive quale “viale Mazzini, Roma” et c. … Infatti, il DOP fornisce solo la pronuncia sorda, mentre il DiPi – in quest’occorrenza più ricco – fornisce – sia pure in seconda posizione – anche quella sonora. Purtroppo, a differenza del DOP, il DiPi non fornisce, in generale, cenni esplicativi.
E la filosofia del DiPi – “Error communis facit ius” – sembra dirci che, ormai, questi “saperi” particolari – o particolaristici . . . - proprio come quello che sostanzia il presente intervento – devono cedere il passo alla forza della statistica. Infatti, le occorrenze con “z” geminata aspra prevalgono - in generale - e l’uso - o "error" - ne fa una una questione di “moda” – proprio nell’accezione statistica di valore rilevato con maggiore frequenza - . Forse, in parte, è anche un peccato, perché i cognomi non equivalgono esattamente a un concetto di “tag” o di etichetta “casuale” semplicemente denotativa e nemmeno a un mero codice alfabetico – non scrivo alfa-numerico perché non contengono cifre - . Rappresentano, pur sempre, una parte della nostra storia. Forse, anche solo da una prospettiva locale – “localistica” mi parrebbe eccessivo come attributo - . Il rischio sembrerebbe un po’ quello di una possibile convergenza tra “norma” – dotata di una sua “ragion d’essere” – e “moda statistica” – dato meramente rilevato sia pure con procedure sempre più affidabili - . E, anche se permango convinto che la pronuncia locale – di cognomi e di toponimi – non possa che risultare quella “scientificamente” corretta, proprio perché ne sostanzia e ne rappresenta la “ragion d’essere”, costituisce un dato di fatto la tendenza degli studiosi a non “scandagliare” più dati specifici e riportare ciò che “statisticamente” costituisce – a livello nazionale – “moda” . E, se a livello nazionale, questa consapevolezza culturale non viene portata dagli studiosi, dobbiamo anche noi pensare – con loro – che si tratti, ormai, di un’attività avvertita come poco giustificata e poco interessante, oltre che già superata da dati di fatto non più “orientabili” , nemmeno alla luce di una più fondata consapevolezza culturale. :(


In quanto finora esposto appare indiscutibilmente chiaro che, nel caso in esame, esistono concretamente due diverse pronunce e una loro valutazione su base statistica. Evidentemente, la statistica conduce a conclusioni se le si forniscono dati validi. Esiste, però, nei prontuari anche un’altra situazione. Quella, cioè, in cui non saremmo legittimati a trarre conclusioni, perché vengono forniti non-dati, cioè dati non esistenti. Esemplifico. Guglielmo Embrìaco prese parte nel 1099 alla conquista di Gerusalemme nell’ambito delle Crociate e, sebbene la dinastia sia da gran tempo estinta, restano tracce toponomastiche a Genova – ad es., torre e piazza degli Embrìaci – e il cognome è ricordato dagli studiosi. Risulta evidente che il cognome deriva dalla voce locale per “ubriaco”, ma è altrettanto indiscutibile che a Genova – da secoli, non da pochi anni – il cognome – in italiano – si pronuncia Embrìaci e solamente così. Probabilmente, non fu “error” , ma “voluntas” – più o meno “communis” – di “nobilitare” con un semplice spostamento di accento un cognome. Il cognome, attualmente, ha una rilevanza solo locale. Ebbene: sia il DOP sia il DiPi danno unicamente Embriàco ed Embriàci – pronunce assolutamente inesistenti tra tutte le centinaia di migliaia di abitanti di Genova - … Solo il DOP riferisce Embrìaco come licenza poetica di D’Annunzio.
Forse, D’Annunzio, che conosceva Genova, era venuto a conoscenza della pronuncia effettiva … :wink:
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Animo Grato
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Re: RE: COGNOMI GENOVESI

Intervento di Animo Grato »

ippogrifo ha scritto:E, se a livello nazionale, questa consapevolezza culturale non viene portata dagli studiosi, dobbiamo anche noi pensare – con loro – che si tratti, ormai, di un’attività avvertita come poco giustificata e poco interessante, oltre che già superata da dati di fatto non più “orientabili” , nemmeno alla luce di una più fondata consapevolezza culturale.
Per quanto statisticamente irrilevante, la mia opinione è che lo studio della propria lingua (e della sua storia) non sia né ingiustificato né poco interessante. Tutt'altro. :wink:
E, visto che siamo in tema, vorrei anche approfittare della sua competenza e disponibilità per avere ragguagli sull'origine e il significato di due cognomi che, se non prendo una cantonata madornale, sono molto liguri: Parodi e Gaggero.
Senza fretta, quando avrà tempo e voglia.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
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Carnby
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Re: RE: COGNOMI GENOVESI

Intervento di Carnby »

ippogrifo ha scritto:Un cognome genovese celebre a causa delle vicende risorgimentali è Mazzini. L’origine del cognome va ricercata nel territorio di Chiavari. [...] Comunque sia, l’origine del cognome Mazzini – come tuttora rammentano molti dei portatori del cognome – proviene dai piccoli funghi prugnoli, frequenti nel territorio intorno al mese di maggio. E semplicemente questo, appunto, è il significato del cognome. I funghi sono detti, in genovese, mazin /ma’ziN/ da mazzu /’mazzu/ = maggio. Da majju(m) > madzdzu > mazzu. Quindi, Mazzini con “z” sonora. Come tuttora tutti pronunciano a Genova e in provincia. Non c’entrano né mazzi né mazze né altro …
Riguardo a Mazzini e simili, il De Felice riporta, in un contesto d'incertezza, almeno tre etimi: da (am)mazzare (più sicuro per forme come Mazzabove o Mazzanti), direttamente da mazza oppure anche dal personale germanico Mazo/Maza. Non fa accenno al fungo che cita lei. Certo, tutti, anche gli studiosi d'onomastica, possono sbagliare o non essere a conoscenza di etimi «giusti», ma voglio comunque domandarle se conosce uno studioso che ha pubblicato da qualche parte un articolo dove si sostiene quello che afferma lei.
Animo Grato ha scritto:E, visto che siamo in tema, vorrei anche approfittare della sua competenza e disponibilità per avere ragguagli sull'origine e il significato di due cognomi che, se non prendo una cantonata madornale, sono molto liguri: Parodi e Gaggero.
Parodi deriva dal centro urbano, oggi in Piemonte, chiamato Parodi Ligure.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Gaggero: cogn. tipico soprattutto di Voltri e delle sue valli (Mele), da dove si è diffuso a Genova
e, con diversa frequenza, lungo la costa fino ad Alassio. Sembra una cognomizzazione del
nome professionale lig. gaggê ‘gabbiere’, ‘marinaio addetto alla gabbia’.
Fiorenzo Toso - L'onomastica di origine ligure a Gibilterra.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Grazie ad entrambi. Per Gaggero avevo in effetti trovato in rete l'etimologia proposta dal Passero, affiancata però ad un'altra ipotesi (da gaggio, la paga del soldato), e quindi speravo che l'Ippogrifo (più regale del Passero, dovrà riconoscerlo! :wink: ) dissipasse i miei dubbi fornendo, com'è sua lodevole abitudine, tutta la trafila dei mutamenti fonetici e grafici dalle origini a oggi.
Per Parodi, sinceramente mi riesce difficile credere che da un paesino che conta meno di 800 abitanti (e immagino che anche in passato non sia stato una metropoli) sia scaturita l'orda di Parodi che si è diffusa in ogni angolo della Liguria come una pianta infestante. Sarebbe più spiegabile se Parodi fosse originariamente un termine di significato comune (come "colle", "forra", "fratta"), poi sopravvissuto come toponimo (Parodi Ligure, e vicino a La Spezia c'è un monte Parodi). Ma la mia è solo una congettura.
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MAZZINI

Intervento di ippogrifo »

Rispondo a Carnby.

No. Per lo meno, se qualcuno ha scritto cose simili, non ne sono informato. Tra l’altro, non credo esistano studi specifici – affidabili – relativi ai cognomi in ambiente genovese o ligure, tranne le solite cose ovvie che ognuno può divulgare in qualsiasi forma. Non intendo assolutamente proporre verità. A nessuno e in nessun modo. :wink: Ho solo inteso riferire un dato di “cultura del territorio” a me noto e da me personalmente riverificato. A Genova – e, in realtà, anche nel resto della Liguria -esiste da più di mezzo secolo – almeno – una quasi totale dicotomia tra i rappresentanti della Cultura – accademica o ufficiale - che non si riconoscono più e non riescono più a comprendere la “cultura del territorio” – men che meno linguistica - , diffondendo anche un sacco di scempiaggini risibili, e gli ultimi negletti rappresentanti della “cultura del territorio” che non possiedono la Cultura e non risultano, quindi, in grado – né, forse, sono motivati – a trasmettere i loro “saperi”. De Felice? Evidentemente, l’opera – non so se abbia scritto qualcosa di più approfondito – denuncia chiaramente un intento divulgativo. Altrimenti, non si spiegherebbe il raggruppamento sotto un’unica ”iper-categoria” di un “grappolo” di voci relativamente alle quali lui stesso avverte quanto " l’origine è complessa, in quanto possono concorrere e essersi intrecciati, spec. per gli alterati, vari etimi e processi di formazione” . Il “disclaimer – absit injuria verbo – “ non appare totalmente convincente. Chiarisco. Non credo possa trattarsi unicamente di un lemma – mazza – e di suoi alterati o cose simili. Qui sovviene la lezione canepariana: la vera realtà è il suono, di cui le simbolizzazioni grafiche sono solamente delle rappresentazioni – approssimazioni? – più o meno riuscite. Che intendo? Non si può “lemmatizzare” un gruppo di cognomi italiani solo perché contengono il simbolo grafico della “zeta” . Affinità, quindi, esclusivamente “grafica”, cioè, solo apparente. La “zeta” – nel panorama generale italiano- sta anche per altre rese fonetiche di fonemi originari oltre a quelle “canoniche” dell’ambito toscano e si rischia di “apparentare” realtà tra loro prive di qualsiasi tipo di concreta affinità. Occorreva, ad es., chiarirsi quanti cognomi – al Nord e al Sud – possano derivare da “etimi” del tipo di / ’matStS- / o / ‘madZdZ- / e, solo dopo, costruire i “veri” “grappoli” in base alle effettive parentele. Non meramente grafiche – cioè, illusorie - . “Z” aspra, sonora, “z” che sta per “tS” – e dove - , “z” che sta per “dZ” – e dove - . Questo sarebbe stato un bel lavoro … Ma, assai probabilmente, troppo coinvolgente dato il taglio e l’intento del volume. Mazzini come tentativo “territoriale” di rendere Maggini e la presenza contigua di Maggini collo stesso significato nello Spezzino “possono” costituire validi “controesempi” al tentativo di lemmatizzazione unica. Come, colla stessa logica, ovviamente, non si può assolutamente escludere che esistano Mazzini – al di fuori della Liguria – che provengano da mazza o da mazzo o da chissà che … Il dato di fatto è che – anche in linguistica – le “iper-categorizzazioni” ( il fare di tutt’erba un fascio – direbbero i miei informatori - ) possiedono un potere esplicativo assai scarso. Lo stesso De Felice, in un ambito forse a lui più consono – era milanese - , mostra questo tipo di consapevolezza e chiarisce la “duplicità” – ad esempio – delle versioni Bargiggia e Barzizza dello stesso cognome. Una più “italianizzante” e una più aderente alla pronuncia dialettale. Lo stesso varrebbe per Mazzini e Maggini et c. … . Non è lecito costruire un unico “grappolo” intorno alla zeta. La "z" risulta univoca solo graficamente. E’ - in realtà - plurima - aspra, sonora - e, inoltre, “maschera” la resa grafica locale di altri fonemi originari cui bisogna indispensabilmente fare riferimento per non rischiare di diffondere etimologie da scampagnate in torpedone!
Per quanto riguarda la Liguria, ad es., è teste padre Dante: “ Si per oblivionem Januenses ammicterent “z” licteram, vel mutire totaliter eos vel novam reparare oporteret loquelam” .
Come anche apparve in un magistrale intervento del Merlo di circa cinque anni fa!
Quindi, Genova, ad es., ebbe tutte le occorrenze fiorentine della “zeta” più, rispetto a Firenze, le “z” /ts/ di / ,tsiNkwe’tseNtu / = 500 e le “z” /dz/ di / dzeN’dzi:a / = gengiva – ora, rispettivamente, /s/ e /z/, tranne in siti particolarmente conservativi. Cioè, un’infinità di occorrenze della “z” . . . Similmente nei cognomi. Similmente in altri dialetti e non solo settentrionali … Non è tutto “z” ciò che “luce” … Occorre avere la capacità di distinguere i vari potenziali “grappoli” – mi sono impegnato a evitare il termine “cluster” , ma ho fatto fatica - … Altrimenti, si permane al livello dell’asilo Mariuccia … Evidenza unicamente percettiva del simbolo grafico che preclude l’accesso al vero suono attuale – se sonoro o altro - , al fonema originario e, quindi, all’etimo … Troppi passi saltati …

P. S. : per chi fosse riuscito a giungere fino in fondo. Il significato del cognome Mazzini – sarebbe, in realtà, “i” Mazzini – è, comunque, “metaforico” . Non indica i funghi in sé, ma intende riferirsi a una famiglia – tradizionale, quindi, anche allargata - , o a un “clan” , di cui vengono evidenziate la vicinanza fisica e quella affettiva. Come la disposizione di questi funghetti nel loro habitat pare suggerire.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Devo ammettere che l'ipotesi di Ippogrifo è interessante e intrigante. Nel mio dialetto i funghi si chiamano mazìn (s sonora) e il mese magiu, però si tratta di un dialetto in cui l'esito è oscillante.
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caixine
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Intervento di caixine »

A osservare la diffusione del cognome Mazzini:
http://www.gens.info/italia/it/turismo- ... &x=35&y=12
la simpatica ipotesi etimologica di ippogrifo: da una voce ligure, mi riesce difficile prenderla per buona.
Trovo più sensata e convincente un'etimologia da una voce germanica (come per Garibaldi e Alighieri).
Credo che i funghetti, in generale, c'entrino poco.
Come nel caso dell'etimologia di Lendinara in cui le lendini c'entrano assai poco.

Per il cognome Maggini, l'ipotesi etimologica legata al nome del mese di Maggio non è male ma va ben approfondita.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
ippogrifo
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PARODI

Intervento di ippogrifo »

Gent. Animo Grato,
capisco le sue aspettative e condivido le sue stimolanti osservazioni. Io mi ero solo riproposto di ricercare dati sul territorio – non sui libri - e riscontrare, quando e dove possibile, soprannomi – ancora esistenti nel 2.013! - che corrispondessero – esattamente – a cognomi locali. Ricerche che dureranno solamente ancora pochi anni, perché gl’informatori utili per la ricerca non hanno più molti anni davanti a sé …
Certamente una quota di cognomi deriva da soprannomi – De Felice ne stimò la percentuale – e trovare – ancora oggi – il soprannome identico al cognome sul territorio non può essere considerato come una mera coincidenza.
Tanto più se ciò si verifica per più cognomi del territorio …

Ma su Parodi e sui Parodi non possiedo dati e il territorio non me ne fornisce. :(

Certamente gli studiosi – o amateurs – più o meno locali si sono certamente sbizzarriti, ma ciò non implica che si debba prestare credito alle loro elucubrazioni … :wink:
Il sito dell’omonimo comune dà come origine palude. Ma l’ “u” lunga latina di palude(m) – nei dialetti liguri ( e non solo ) – non può dare “o”. Avrebbe fornito “y” .Infatti, ad es. , Piampaludo – ammesso che abbia la palude nell’etimo – dà “y” . La palude ci sarà certamente pure stata, ma l’etimo – linguisticamente – risulta impossibile. E perché, allora, non i pali che, pure, si adopravano nei lavori di bonifica per consolidare il terreno … ? … O le palizzate … Non proseguo …
E, se fosse davvero “palude” , perché non scrivere “castrum paludis” . Sarebbe stato tanto semplice … Invece, “castrum Palodii” – 1.128 - . Che cos’è il “palodiu(m)” ? :roll:
Mentre -“r” – per – “l” – intervocalica sarebbe “canonico” .

Perché, per altro, i Parodi in città sono tanti? Infallibile successo riproduttivo e perché ? Occorrerebbe domandarlo a Darwin o a … Bonolis … Accorte strategie / politiche matrimoniali?
Sarà, sarà pure stato, ma le condizioni sociali degli esponenti del cognome – almeno fino all’epoca della caduta della vecchia repubblica aristocratica - non assursero mai a vere posizioni di rilievo. E allora?
Vado a ruota libera …
Fino a veramente pochi anni fa – alcuni anziani lo fanno tuttora - agl’immigrati dall’Alessandrino in città – non così pochi - si dava – deprecabilmente – di “mandrogno” . L’appellativo non presupponeva grande benevolenza e non era ben accolto dagl’interessati. Ma, possa piacere o meno, era così … Era un mondo poco attento alle tematiche di “correttezza politica” et c. … L’appellativo includeva, ad es. , i pollaioli – molto diffusi e dotati di “principesche” botteghe marmoree - , ma faceva salvi, ad es. , i farmacisti. Magari, provenienti dallo stesso paese. Ma lo status sociale “prevaleva” sull’origine … Non era un mondo, in definitiva, tanto migliore di quello attuale …
Potremmo anche ipotizzare – se vogliamo - che Parodi – origine geografica assai prossima a quella del gruppo “esterno” stereotipizzato come “mandrogni” – avesse assunto un significato più ampio rispetto al preciso sito geografico e avesse assunto un’accezione allargata, metaforica, stereotipizzata.
Certo, l’ipotesi potrebbe anche risultare “plausibile”, ma non sono a conoscenza di documenti né di dati del territorio che possano suffragare aspetti che, per altro, potrebbero, comunque, risalire indietro nel tempo e riguardare anche un migliaio di anni fa – non pochi - …

Questa non sarebbe un’attitudine di ricerca condivisibile …

E, poi, potrebbe riproporsi anche per i Parodi il millenario interrogativo: ma sono i “mandrogni” che hanno dato nome a Mandrogne o vale il viceversa ? :roll:
Alessandria prese nome dal papa omonimo ed è, quindi, in Italia, un toponimo “molto” recente …

Per “consolazione” – mi perdoni il termine – le passo una manciata di “etnici” in “-ino” la cui certezza di origine si va perdendo nelle nuove generazioni, mentre lo stesso cognome risulta ancora “parlante” ai vecchi:
Torrigino – Torriglia - , Trebino – val Trebbia - , Traxino – Traso - , Tassino – Tasso - , Dagnino - Da(v)agna -. Alcuni sono paesini molto piccoli.

E, “dulcis in fundo” , due fitonimi abbastanza diffusi e “chiarissimi” che, però, i giovani, ormai, non comprendono più: Oneto e Razeto – rivierasco - .

Oneto è il sito delle “o^ne” = ontani – “alnu(m)”, femm. - e Razeto quello delle “razze - z sonora – “ , che sono i rovi – che fanno le more - . Il cognome non è necessariamente relativo a un paesino o a una frazione. Per una data famiglia può anche dipendere da un microtoponimo, magari neppure mai registrato al catasto …

Per ora, basta …
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

caixine ha scritto:A osservare la diffusione del cognome Mazzini:
http://www.gens.info/italia/it/turismo- ... &x=35&y=12
la simpatica ipotesi etimologica di ippogrifo: da una voce ligure, mi riesce difficile prenderla per buona.
Trovo più sensata e convincente un'etimologia da una voce germanica (come per Garibaldi e Alighieri).
Credo che i funghetti, in generale, c'entrino poco.
Come nel caso dell'etimologia di Lendinara in cui le lendini c'entrano assai poco.

Per il cognome Maggini, l'ipotesi etimologica legata al nome del mese di Maggio non è male ma va ben approfondita.
Non è detto che lo stesso cognome (o un toponimo), apparentemente uguale perché reso con grafia italiana, non possa avere origini diverse in regioni diverse.
Tanto per dirne una, il Pian della Mussa è del tutto innocuo per le orecchie piemontesi, molto meno per quelle liguri :D ...
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