Bruno Migliorini, «Viveur = Vitaiolo?»
Inviato: mar, 03 set 2013 18:19
Con l’aiuto d’Infarinato, ho scandito l’articolo di Bruno Migliorini «Viveur = Vitaiolo?» (in La lingua italiana nel Novecento, Le Lettere, Firenze, 1990, pp. 243-247).
Se n’è parlato in questo fòro e in quello della Crusca (qui e qui). Riassumo alcuni passi dell’argomentazione di Migliorini:
Se n’è parlato in questo fòro e in quello della Crusca (qui e qui). Riassumo alcuni passi dell’argomentazione di Migliorini:
- L’italiano crea con molta meno disinvoltura nomina agentis a partire da verbi rispetto ad altre lingue. Per esempio, se il suffisso -tore applicato a verbi in -are è produttivo e non crea alcuna difficoltà (*arabescatore non è attestato e adoprato, ma tutti lo capirebbero e l’accetterebbero), altrettanto non si può dire del medesimo suffisso unito ai verbi in -ere. Accanto ai nomi in -itore (battitore), ci sono infatti coppie aberranti (ascendere - ascensore) e coppie che M. chiama «divorziate» (credere - creditore), cioè semanticamente separate benché etimologicamente connesse. In breve: se -atore è un modulo «aperto», -itore è un modulo «chiuso». Di conseguenza, un sostantivo in -itore di nuova foggia sonerebbe «nuovo e strano».
- -Aiolo è un suffisso di mestieri minori (boscaiolo), minimi (cenciaiolo) o disonorevoli (borsaiolo). Ecco perché, in unione con un sostantivo astratto come vita, conferisce al nuovo vocabolo un valore ironico, la qual cosa, tra l’altro, ha favorito la fortuna di -aiolo (e oggi anche della forma non toscana -arolo) nella pubblicistica: es. rifondarolo, legaiolo, bombarolo, pistaiolo, querciaiolo (simpatizzante o esponente del PDS), curvaiolo, ecc. Vitaiolo, dunque, non si può usare al posto di viveur, perché quest’ultimo ha «una leggera aura aristocratica», mentre il primo «porta implicito in sé il punto di vista antisnobistico» (p. 245).
- La pretesa aristocratica di viveur impedisce l’adattamento in vivore (o vivorre, vivère, viverre). Connotati piú o meno come vitaiolo sono poi altri traducenti di viveur, come gaudente, bontempone, goditore, elegantone, fatalone e paíno. Non soddisfà nemmeno l’applicazione d’altri suffissi a vivere o vita (es. vitoso o *vivaccione). Sicché, conclude M., rimane solo vivitore, che però ha il difetto descritto sopra.