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Avrebbe o sarebbe?

Inviato: sab, 14 set 2013 15:15
di Fabio48
So che si è parlato spesso del verbo "potere", ma, altrettanto spesso mi vengono dei dubbi. Stamani abbiamo discusso, tra amici, per un titolo di un articolo su di un programma televisivo che recitava: Avrebbe potuto finire in un altro modo.
Mio cugino, che ha sollevato la questione, non solo dice che non gli "garba punto", ma che è anche sbagliato: lui sostiene che andava messo "sarebbe" al posto di "avrebbe" ed io, al contrario ho sostenuto che va bene anche con il verbo avere. Ora, a freddo, mi sembra che l'ausiliare essere sia più appropriato, ma mi interesserebbe sapere se, usando il verbo avere, commetterei un errore.

Grazie e cordiali saluti

Inviato: sab, 14 set 2013 16:07
di u merlu rucà
Treccani risposta ad un quesito simile:
La questione dell'ausiliare richiesto da un verbo servile (potere - come negli esempi addotti dal signor Barra -, dovere, volere, sapere 'essere in grado di, avere la capacità di') è regolata dalla norma grammaticale. Secondo tale norma, l'ausiliare è quello proprio dell'infinito: «ho dovuto fare» perché si dice «ho fatto», «ho potuto rispondere» perché si dice «ho risposto» e via dicendo; viceversa, «non sono potuto venire/uscire/partire ecc.» perché si dice «non sono venuto/uscito/partito».
La norma prevede la possibilità di una deroga. Si può cioè usare l'ausiliare avere se il verbo retto è intransitivo: «ho dovuto venire/uscire/partire ecc.» è ammissibile quanto «sono dovuto venire/uscire/partire». Luca Serianni, nella sua preziosa Prima lezione di grammatica (Laterza, 2006), ci ricorda che Luciano Satta aveva già raccolto, in Matita rossa e blu (Bompiani, 1989), numerosi esempi tratti da valenti scrittori italiani (Maraini, Citati, Magris, Eco, La Capria) che documentavano l'uso dell'ausiliare avere (per il servile) con verbi intransitivi.
Sembra quindi che l'uso di avere in questa circostanza si stia allargando. Serianni spiega questa linea di tendenza con ragioni di economia linguistica in via di affermazione: 1. l'uso di avere consente di eliminare la preoccupazione per l'accordo: «le ragazze sarebbero dovute partire» / «le ragazze avrebbero dovuto partire»; 2. il verbo servile, se usato da solo, vuole l'ausiliare avere e tende a imporre questa scelta anche quando regge un infinito: «hanno provato a uscire prima, ma non hanno potuto», da cui la propensione a dire «non hanno potuto uscire prima»; 3. l'ausiliare avere è già obbligatorio nel caso in cui con l'infinito si combini un pronome atono: «non ho potuto venirci»; se invece il pronome atono viene prima delle forme verbali, si ricade nella regola generale che impone essere: «non ci sono potuto venire».

Inviato: sab, 14 set 2013 17:07
di Fabio48
La ringrazio di cuore e le auguro un buon fine settimana.

Cordiali saluti.

Inviato: sab, 14 set 2013 17:29
di Animo Grato
Nei casi in cui si può scegliere tra essere e avere io ho sempre avvertito una lieve differenza di enfasi, con l'ausiliare che, per così dire, "mette a fuoco" il concetto che si vuole sottolineare.
Esempi:
1) Sono dovuto andare a casa. <-- Essere è l'ausiliare di andare, quindi l'informazione principale è che ci sono andato (con una sfumatura di dovere, quasi di sfuggita).
2) Ho dovuto andare a casa. <-- Avere è l'ausiliare naturale di dovere, e il suo uso lo redime, in un certo senso, dalla condizione servile: balza in primo piano, l'enfasi è sull'obbligo (o la necessità).
Integro con due precisazioni dalla Grammatica dello stesso Serianni - tra l'altro, la prima sembra in contraddizione con ciò che ha riportato u merlu rucà. Prima precisazione (VII, 74: in presenza di pronomi atoni):
Nei tempi composti l'ausiliare [...] può essere quello richiesto dal verbo servile quando il pronome è enclitico ("non ho potuto entrarci", come si dice "ho potuto" assolutamente; ma è altrettanto corretto: "non sono potuto entrarci").
La seconda (XI, 38b) è che, curiosamente, proprio quando il verbo accompagnato dal servile è essere, l'unico ausiliare ammesso è avere, perciò io sono stato con il servile diventa io ho voluto(/potuto/dovuto) essere, e non *io sono voluto essere. Idem, di conseguenza, con tutti gli infiniti passivi: non ha potuto essere assolto.