«Pole», «polere» etc.

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Ivan92
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«Pole», «polere» etc.

Intervento di Ivan92 »

Dalle mie parti (provincia di Ancona) si sente spesso pronunciare " 'sta cosa nun/ se pole fa" che sta appunto a significare "Questa cosa non si può fare". Oppure "Loro non polene fa 'sta cosa", il cui significato è altrettanto palese: "Loro non possono fare questa cosa". Ora, ciò accade solamente con i pronomi personali soggetto di terza persona singolare e plurale. Come se loro dipendessero da questo fantomatico verbo "polere". Per gli altri pronomi, invece, si utilizzano forme sì dialettali ma comunque discendenti dal verbo "potere" (es: tu puoi --> tu poi; noi possiamo --> no' potemo ecc..). M'interesserebbe dunque sapere che cosa sia questo verbo "polere", da che cosa derivi e come mai riguardi solo alcuni pronomi personali soggetto piuttosto che altri. So che questa forma è tipica di alcune zone della Toscana. Per quanto concerne il resto della penisola invece? :)
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Pensandoci bene da me si dice chesta 'osa 'un si pò fa, però quando è in posizione finale si dice che fai? 'Un si pole!
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Si tratta d’una forma analogica rifatta su vuole (o vòle). È presente anche in altri dialetti italiani, come il mio: e non si limita alla terza persona singolare, el póle, ma si estende anche alla seconda (te póli) e alla terza plurale (i póle)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Interessante! Nel mio dialetto la seconda persona non è contemplata! :)
Smaralda
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Intervento di Smaralda »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Si tratta d’una forma analogica rifatta su vuole (o vòle). È presente anche in altri dialetti italiani, come il mio: e non si limita alla terza persona singolare, el póle, ma si estende anche alla seconda (te póli) e alla terza plurale (i póle)
In zona Treviso, se non erro, si direbbe: mi posso, ti te pòi/, lu'l pòl, noaltri podemo, voaltri podì/podè , lori 'i pòl.
Se sbaglio, correggetemi... ;-)
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andrea scoppa
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Intervento di andrea scoppa »

Ivan92 ha scritto: lun, 20 gen 2014 22:26 Interessante! Nel mio dialetto la seconda persona non è contemplata! :)
Qui, a circa cinquanta chilometri di distanza da Ancona, poté(re), all'indicativo presente, si coniuga: pòzzo, poli, pòle, potemo (nelle aree linguisticamente piú conservative putimo), potete, pòle.
È cosí piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, che i Toscani mi pare, pel pochissimo che ho potuto osservare parlando con alcuni, che favellino molto piú affettato, e i Romani senza paragone.
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Millermann
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Re: «Pole», «polere» etc.

Intervento di Millermann »

Nel mio dialetto (alto) calabrese la coniugazione di potere (‹putí›) è analoga a quella di volere (‹vulí›), ma non è presente la radice ‹pol-›. Al presente si ha, rispettivamente:
• Púozzu, púo(i), pò, putímu, putíti, pônu
• Vúogliu, vúo(i), vò, vulímu, vulíti, vônu
(la ‹i› fra parentesi è facoltativa).

E adesso, visto che in questo filone si parla, in fondo, del verbo potere nei vari dialetti, vorrei provare a soddisfare una mia curiosità, sperando di non uscire dal tema. Dalle mie parti il verbo potere (‹putí›) ha anche un significato proprio, non da servile, se usato transitivamente con un sostantivo: quello di «essere in grado di sollevare/reggere».
Cosí, immaginate questo dialogo tradotto, per comodità, in «pseudo-italiano»: :D

A: La puoi, questa valigia?
B: No, è troppo pesante! Forse, se mi aiuti, insieme la possiamo!
C: Datela a me: io posso anche 50 chili!

Mi sono sempre chiesto: esiste un uso simile in toscano o in altri dialetti, o magari perfino in qualche italiano regionale? È forse un uso arcaico? :)

Scopro adesso che anche il Treccani registra quest'uso, che marca come letterario o proprio del toscano popolare:
5. Sempre con uso assol., ma con sign. più determinati: a. letter. Con riferimento a forza fisica, in frasi che sottintendono verbi quali resistere, portare, sostenere, reggere e sim.: […] comune spec. nell’uso pop. tosc.: un ragazzo così non può un paniere di quel peso; camminando con la cavalla, che molto male potea quella soma (Sacchetti); le gambe non mi possono; […].
Un'altra conferma delle (per me insospettabili) analogie presenti tra i modi di dire toscani e quelli calabresi. ;)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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