domna charola ha scritto:E' quello chemi stavo chiedendo anch'io, meditando su fattore, inteso come il contadino con fattoria.
E qui al femminile mi sono sorti i dubbi, potendo addirittura, secondo me, esserci significati diversi:
- fattora: mi sa di popolaresco
- fattoressa: non mi convince
- fattrice: credo sia un'altra cosa, restando in fattoria mi viene in mente la vacca o altro animale da riproduzione.
Manzoni usò
fattoressa, personaggio che compare nel capitolo IX dei Promessi Sposi, allorché Lucia e Agnese si ricoverano nel convento della monaca di Monza. Qui, il commento di Sapegno e Viti spiega che questa, piú che la moglie del fattore, è «una specie di sovrintendente ai lavori materiali del convento» (
I Promessi Sposi, Firenze, «Le Monnier», 1996
1, I ediz. 1994, p. 169, nota 111). Il Treccani in linea dà, come alternativa, anche
fattora.
L’accettabilità di suffissi non regolari, come -
essa o -
a a fronte dell’etimologico -
trice, è legata alla natura del mestiere. Se scegliamo un’azione astratta, una professione o una carica pubblica, per esempio, vediamo che -
essa e -
a non sono piú possibili: es. si dirà
benefattrice non *
benefattora o *
benefattoressa;
latrice (es.
di doni) non *
latora o *
latoressa;
scrittrice non *
scrittora o *
scrittoressa;
senatrice non *
senatora o *
senatoressa; e cosí via.
bubu7 ha scritto:Fattoressa o fattora potrebbero andare anche se non sarebbero neutri (cioè privi di sfumature...).
Questo è vero piú per i nomi di carica o di professione che per quelli di mestiere.
Pastora, in sé, non ha alcuna connotazione negativa, mi sembra; forse nel significato traslato di ‹sacerdotessa›, in certe confessioni cristiane protestanti, può assumere, per noi cattolici, una sfumatura leggermente ironica.