Maria
Inviato: ven, 25 ago 2006 2:41
Il comunissimo nome proprio femminile "Maria" compare in molte lingue praticamente invariato, per cui si presta bene alla comparazione dei varî sistemi fonologici.
Italiano: [ma'ri:.a]
Inglese: [m@'rI@]
Spagnolo (-ía), brasiliano: [ma'ri.a]
Portoghese: [m6'ri.6]
Tedesco, svedese [ma'ri:.a]
Cèco: [ma'ri.ja]
Polacco ['ma.rja]
Si noti che in tutte le lingue il gruppo "ia" è considerato bisillabico (ïato) a eccezione dell'inglese dove [I@] è un dittongo monofonematico della lingua. Il portoghese e lo spagnolo hanno spesso un semiallungamento [·] dopo il vocoide . Il cèco ha [j] che divide le due sillabe, mentre l'esempio polacco mostra che l'alternanza /[j] dovuto allo spostamento d'accento non è tipico solo delle lingue romanze.
Tutto questo può servire a stabilire che cosa sia un dittongo e cosa un ïato. La nozione di dittongo/ïato nel senso tradizionale dei termini è stata contestata da varî autori (tra cui Canepari per l'italiano), ma, a mio avviso, questa critica va analizzata con cura. Per esempio, siamo proprio sicuri che [j] compaia solo nelle lingue slave (dove viene evidenziato dall'ortografia) e non, per esempio, pure nell'italiano, dove il passaggio da [i:] a [a] non è brusco, ma ha una fase di transizione non segnalata dalla scrittura?
Aspetto le vostre riflessioni sull'argomento.
Italiano: [ma'ri:.a]
Inglese: [m@'rI@]
Spagnolo (-ía), brasiliano: [ma'ri.a]
Portoghese: [m6'ri.6]
Tedesco, svedese [ma'ri:.a]
Cèco: [ma'ri.ja]
Polacco ['ma.rja]
Si noti che in tutte le lingue il gruppo "ia" è considerato bisillabico (ïato) a eccezione dell'inglese dove [I@] è un dittongo monofonematico della lingua. Il portoghese e lo spagnolo hanno spesso un semiallungamento [·] dopo il vocoide . Il cèco ha [j] che divide le due sillabe, mentre l'esempio polacco mostra che l'alternanza /[j] dovuto allo spostamento d'accento non è tipico solo delle lingue romanze.
Tutto questo può servire a stabilire che cosa sia un dittongo e cosa un ïato. La nozione di dittongo/ïato nel senso tradizionale dei termini è stata contestata da varî autori (tra cui Canepari per l'italiano), ma, a mio avviso, questa critica va analizzata con cura. Per esempio, siamo proprio sicuri che [j] compaia solo nelle lingue slave (dove viene evidenziato dall'ortografia) e non, per esempio, pure nell'italiano, dove il passaggio da [i:] a [a] non è brusco, ma ha una fase di transizione non segnalata dalla scrittura?
Aspetto le vostre riflessioni sull'argomento.