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Elisioni dei pronomi
Inviato: gio, 27 feb 2014 22:07
di PersOnLine
Faccio riferimento a questa
pagina dell'
Enciclopedia dell'italiano, Treccani, par. 3.4:
(9) ti importa → t’importa
(10) si impunta → s’impunta
(11) vi illudono → v’illudono
e dopo afferma
Fanno eccezione ai principi suddetti forme come si isola, mi irriti
Vorrei che qualcuno m'illuminasse sulla differenza tra queste forme, su quali criteri le distinguono.
Inviato: gio, 27 feb 2014 22:33
di Ferdinand Bardamu
In breve, vi si dice che non si elide il clitico se la vocale della parola che segue è accentata.
Inviato: gio, 27 feb 2014 22:48
di PersOnLine
Ah!

Comunque mi sembra un criterio così assoluto:
m'irrita.
Inviato: gio, 27 feb 2014 23:28
di Ferdinand Bardamu
Mi sembra piú che altro una raccomandazione stilistica. Nella
BibIt ho trovato alcuni esempi di elisione prima di vocale accentata:
[...]
l'orgogliuzzo che senza attentarsi di guidare s’irrita all'idea di seguire [...]
. (Giuseppe Mazzini,
Agli Italiani)
Nessuna ignoranza avrebbe bastato a così orrendi effetti [...]
se fosse stata [...]
congiunta con quella carità che è paziente, benigna, che non s’irrita, che non pensa il male, che tutto soffre. (Alessandro Manzoni,
Fermo e Lucia)
Pochi m’avrebbero imitato e pochi m’imitano in fatti. (Ippolito Nievo,
Confessioni di un Italiano)
[...]
è meglio che in ciò non m’imiti; perch’io nella state scorsa per troppo studio mi era ridotto cadavere [...]
. (Ugo Foscolo,
Epistolario 1812-1813)
E pure nel
Dizionario dei sinonimi del Tommaseo:
S’incita sempre deliberatamente; anco non volendo, s’irrita. L’iracondo, l’appassionato, a volerlo calmare, s’irrita.
C’è da dire qualcos’altro, però, in merito a questi esempi.
Imitare,
irritare e
incitare ebbero, nella tradizione poetica, un’accentazione delle forme rizotoniche sulla seconda
i. La tendenza allo sdrucciolo trova una giustificazione etimologica per
imitare e
incitare; è meramente analogica per
irritare. È pur vero, però, che non ho citato opere di poesia.
Comunque, alla voce
istigare, il
DOP dice che le pronunce sdrucciole sono «attestate già sul finire del ’700», perciò molto probabilmente questi passi letterari sono sufficienti a smentire la regola della
Treccani, o a ridimensionarla quale raccomandazione di stile.