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Come l'italiano è diventato una lingua nazionale...

Inviato: dom, 09 mar 2014 14:47
di Carnby
... grazie alla volgarità.
Mi ha colpito un commento a questo video (spassoso) su YouTube:
Comunque ha due tette la ragazza.....minchia!!!!!!!!
nel quale compare un settentrionalismo (tette), una parola di area toscana-centrale (ragazza), poi diffusasi in tutt'Italia, e un meridionalismo (minchia).
Forse non era questo l'obbiettivo che avevano in mente le persone colte che discutevano della famosa «questione della lingua» ma almeno questo problema italico sembra essersi risolto.

Re: Come l'italiano è diventato una lingua nazionale...

Inviato: dom, 09 mar 2014 17:20
di marcocurreli
Carnby ha scritto:[...] nel quale compare un settentrionalismo (tette)
Anche da noi si dice "tette", in sardo tittas, singolare titta (secondo A. Rubattu dal greco tzitza).

Re: Come l'italiano è diventato una lingua nazionale...

Inviato: dom, 09 mar 2014 18:30
di Carnby
marcocurreli ha scritto:(secondo A. Rubattu dal greco tzitza).
Perché non il greco classico τίτθη o un'evoluzione indipendente di lessico infantile (cfr. ingl. tit, russo титька)? Non ho un dizionario di greco moderno ma mi sembra che τζίτζα (pronuncia ['ʣiʣa]) non esista. C'è però τσιτσί (pronuncia [ʦi'ʦi]) «ciccia» e i derivati, uno dei quali, τσίτσιδος, significa «nudo»; credo che «seno» si dica popolarmente βύζι (pronuncia ['vizi]).

Re: Come l'italiano è diventato una lingua nazionale...

Inviato: dom, 09 mar 2014 19:01
di marcocurreli
Purtroppo non ho studiato il greco, né antico né moderno; la citazione l'ho presa da questo autore, e non ho capito se si riferisca al greco antico o a quello moderno.
http://www.antoninurubattu.it/rubattu/e ... greco.html

Su quest'altro sito ho trovato invece questa etimologia:
Attittu deriva da titta ‘capezzolo’ (vedi lemma), e come titta ha la base etimologica nel bab. tîtum ‘nutrimento, cibo’, ti’ûtu ‘nutrimento, sostentamento’, termine fuso con tiwītum (a song).

Re: Come l'italiano è diventato una lingua nazionale...

Inviato: dom, 09 mar 2014 19:42
di Carnby
marcocurreli ha scritto:Su quest'altro sito
Mi perdoni l'espressione, ma leggendo quello che dice alla voce abba, penso proprio che quel sito sia carta straccia, anzi «HTML straccio».

«Tetta»

Inviato: dom, 09 mar 2014 19:46
di Infarinato
Mah? :roll:
L’[i]OED[/i], [i]s.v. [/i]«teat, [i]n[/i].», ha scritto:Etymology: Old English tit(t (masculine), cognate with Middle Low German, Middle Dutch titte , Low German tit(t , titte (Dutch dialect tet), late Middle High German zitze (feminine), German zitz masculine strong, zitze masculine and feminine weak Tit (tittie), for long dialectal, has come into genitive use as TIT n.6. The γ-form tette, tett, tet, and perhaps also the β-form tête, teet(e, teate, whence the current teat, appear to represent French tette, in Old French tete (12–13th cent.), tette, taite; but the form-history is not clear, and in Middle English there was probably mixture of the Old English and Old French forms. The Old French as well as Spanish teta, Italian tetta (and zizza) are themselves generally held to be of German origin, and point to an Old Low German titte feminine Ulterior etymology unknown. (The ordinary Old High German word tutta, tuta (feminine), tutto, tuto (masculine), Middle High German tutte, tute (feminine), was apparently unconnected.)

Inviato: dom, 09 mar 2014 20:27
di marcocurreli
Dal "Devoto - Avviamento all'etimologia italiana - ed. 1968":
«tetta: parola onomatop. del "succhiare" dalla serie t....th.... attestata anche nell'area greca; cfr. zizza»

«zizza: "mammella", dal longobardo zizza (ted Zitze); v. tetta»

Inviato: dom, 09 mar 2014 23:47
di Carnby
Riporto quello che scrivono Battisti e Alessio.
Il DEI ha scritto:tétta f. (XIV sec, Plutarco volgar. ; Fazio), -are (intr., XIV sec, Ottimo, poppare ; tr., ant., XIV sec, nutrire di latte); poppa, poccia; scherz. (a. 1931, Panzini), il vino, detto anche latte di vecchia; cfr. lomb., ven., engad. téta, logud. titta, fr. tette (XII-XIII sec), téter (XII sec), prov., catal., spagn., port. teta, -ar, lat. *titta capezzolo (cfr. gr. títthē, tithē´nē nutrice, titthós capezzolo, titthéuō allatto), v. infantile presupposta anche dal ted. Zitze f. (cfr. 'zizza'), b. ted. titte, oland. tit f., anglosass. tit m. (plur. tittas), ingl. teat e cfr. gallese teth.
Le attestazioni letterarie in italiano si trovano anche qui.
Aggiungo che in inglese coesistono teat /tiːt/ e tit /tɪt/, il primo con una vocale lunga, il secondo con una breve.

Re: Come l'italiano è diventato una lingua nazionale...

Inviato: lun, 10 mar 2014 17:49
di u merlu rucà
marcocurreli ha scritto:
Carnby ha scritto:[...] nel quale compare un settentrionalismo (tette)
Anche da noi si dice "tette", in sardo tittas, singolare titta (secondo A. Rubattu dal greco tzitza).
Nel sardo campidanese si dice anche minca 'minchia' se non erro.

Inviato: gio, 13 ago 2015 19:09
di Pugnator
In Napoletano esiste la forma Zizza pur se mi è oscuro come sia riuscito a passare dal tedesco medio alto alla lingua napoletana. L'unico regnante tedesco sotto cui Napoli è stata parlava principalmente siciliano (Lo Splendur Mundi) e l'attestazioni sono precedenti ai 23 anni di viceregno austriaco.

Inviato: ven, 14 ago 2015 8:36
di domna charola
Pugnator ha scritto: L'unico regnante tedesco sotto cui Napoli è stata parlava principalmente siciliano (Lo Splendur Mundi) e l'attestazioni sono precedenti ai 23 anni di viceregno austriaco.
Stupor Mundi...
è la voce più attestata, e anche meno "padana" a orecchio... :wink:

Inviato: ven, 14 ago 2015 13:30
di u merlu rucà
Pugnator ha scritto:In Napoletano esiste la forma Zizza pur se mi è oscuro come sia riuscito a passare dal tedesco medio alto alla lingua napoletana. L'unico regnante tedesco sotto cui Napoli è stata parlava principalmente siciliano (Lo Splendur Mundi) e l'attestazioni sono precedenti ai 23 anni di viceregno austriaco.
La voce zizza è longobarda, e anche se Napoli propriamente non è mai stata longobarda, intorno aveva vari principati longobardi, derivanti dalla frammentazione di quello di Benevento, quindi non ci trovo niente di strano. Anche altre voci di origine longobarda si ritrovano nei dialetti campani.