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Ho un problema con «ho un problema con»

Inviato: sab, 22 mar 2014 14:04
di Giovanni Gafà
Buongiorno,

vorrei un vostro parere riguardo all'espressione "ho un problema con". In italiano la si incontra in frasi come Ho un problema con il cellulare, con il significato: "il mio cellulare ha qualche malfunzionamento che non riesco a risolvere", "l'utilizzo del mio cellulare presenta qualche difficoltà"; mi pare però che una nuova accezione si stia diffondendo: "il mio rapporto con i cellulari è problematico". In alcuni casi però l'espressione ha quasi esclusivamente questa secondo significato: Ho un problema, con Maria, Ho un problema con il calcio.

La mia sensazione è che questo secondo valore sia un calco recente dall'inglese, magari agevolato dall'esistenza in italiano della formula con il primo significato. Qualcuno è in grado di smentire/confermare?

Re: Ho un problema con «ho un problema»

Inviato: sab, 22 mar 2014 17:24
di Freelancer
Così su due piedi non saprei dire se ho un problema con nel significato indicato è un calco o un sintagma già esistente o che potrebbe essere nato autonomamente, però devo dire che a un'espressione come il mio rapporto con x è problematico preferisco senz'altro ho un problema con x, dove di quale tipo di problema si tratti andrà comunque chiarito e illustrato, sia in italiano sia in inglese.

Inviato: sab, 22 mar 2014 17:52
di Giovanni Gafà
Preciso che non volevo proporre ho un rapporto problematico con come alternativa preferibile a ho un problema con, né stigmatizzare quell'uso del sintagma, ma solo chiarirne il senso; la mia è una semplice curiosità (professionale).

Inviato: sab, 22 mar 2014 19:53
di Scilens
Secondo me la sua sensazione è giusta, anche per me è un calco dall'inglese trasmesso soprattutto dalle serie televisive anglosassoni.

Inviato: sab, 22 mar 2014 21:40
di Freelancer
Ma quale sarebbe l'espressione idiomatica in italiano? Perché confesso che a me non viene in mente. Ad esempio, I have a problem with my lawyer (frase pescata a caso in rete), come dovrebbe essere resa se si vuole evitare il sospetto calco Ho un problema con il mio avvocato? (Frase anch'essa reperibile in rete, concernente un avvocato irraggiungibile per il ritiro di un assegno di risarcimento.) Forse se facciamo qualche esempio concreto (non dimenticando il contesto della situazione comunicativa) ci capiamo meglio.

Inviato: sab, 22 mar 2014 21:50
di Carnby
Io direi semplicemente non sono d'accordo col mio avvocato.

Inviato: sab, 22 mar 2014 23:09
di Freelancer
Non mi sembra che ho un problema con il mio avvocato sia un'espressione complessa (non per difenderla a spada tratta, beninteso). Ma se uno legge il quesito di chi introduce la difficoltà come ho segnalato prima, vedrà che non si tratta di essere in disaccordo con l'avvocato, ma proprio del fatto che questa persona non riesce a farsi dare un assegno dall'avvocato perché questi è irraggiungibile. Inviterei quindi a leggere il breve testo di cui parlo e a proporre una soluzione alternativa - idiomatica e non calco - alla frase introduttiva "Buongiorno, mi chiamo Marco ed ho un problema con il mio avvocato che espongo di seguito." (segue la descrizione del problema). Dopodiché possiamo iniziare a discutere, sulla base di qualche dato più concreto, se ho un problema con sia un calco.

Inviato: sab, 22 mar 2014 23:22
di Animo Grato
Freelancer ha scritto:Ad esempio, I have a problem with my lawyer (frase pescata a caso in rete), come dovrebbe essere resa se si vuole evitare il sospetto calco Ho un problema con il mio avvocato?
In questo caso la frase inglese può essere tradotta pedestremente senza suonare "aliena". Credo che Giovanni Gafà si riferisse a una frase come "John verrebbe a trovarci a Roma, ma ha un problema cogli aerei" (per dire che ha paura di volare). Fino a qualche tempo fa, sarebbe stata questa ("ha paura di volare") l'espressione più comunemente - per non dire esclusivamente - usata, mentre oggi si incontra anche la formulazione "ha un problema con", secondo alcuni - io non mi pronuncio per mancanza di informazioni - un calco dall'inglese.

Inviato: sab, 22 mar 2014 23:36
di Freelancer
Purtroppo questo esempio non aiuta perché ce ne sono pochissime occorrenze in rete, sia in inglese sia in italiano. Occorrono spogli più ampi per capire se veramente si tratta di un calco-plastismo (che così allora lo chiamerei). Ad esempio analizzando vari casi di ho un problema con il cellulare (più di 62.000 risultati in Google), come nella frase iniziale letta qui.

Inviato: dom, 23 mar 2014 0:03
di PersOnLine
Sarà che è un'espressione tipica del parlato, ma su Google libri si trova attestata solo a partire degli anni '90, quindi l'ipotesi del calco è molto concreta. Si può parlare di calco idiomatizzato [anche in italiano]?

Inviato: dom, 23 mar 2014 0:48
di Freelancer
Penso che si potrebbe parlare (se qui è il caso) di calco sintattico. Ma ritengo anche sia bene tenere presente quanto scrive* Paola Benincà in Riflessioni su un calco sintattico «statu nascenti»:
[...] va però osservato che la trasmissione di una struttura sintattica produttiva è sempre molto incerta, e che ogniqualvolta si analizza in profondità un caso veramente produttivo, si scopre che la struttura era preesistente nella lingua ricevente, e che il contatto non ha fatto che rinforzarla e estenderla.
Ad esempio, l'interrogativa multipla chi ha fatto cosa, la cui diffusione è verificabile in rete, è senz'altro un calco sintattico di who did what?

Nel caso che stiamo discutendo mi sembra, come ho detto, che avremmo un'accoppiata calco sintattico + plastismo. Ma va verificato con spogli accurati, ripeto, non basandosi solo sulla propria percezione di ciò che si sente dire ad altri (quanti? in quali circostanze?).

*Nel capitolo Sintassi, in Introduzione all'italiano contemporaneo - Le strutture, a cura di Alberto A. Sobrero

Inviato: dom, 23 mar 2014 1:16
di Carnby
Mi viene anche a mente la possibilità che in passato si fosse più diretti e si dicesse, per esempio, nel caso dell'avvocato, non sono contento del mio avvocato ed espressioni simili. Invece di accusare direttamente l'avvocato oggi si parla genericamente di un «problema», come a sottintendere che può essere successo qualcosa di esterno, indipendente dalla cattiva condotta nostra o dell'avvocato stesso.

Inviato: dom, 23 mar 2014 12:48
di Animo Grato
Ringrazio Freelancer per l'interessante citazione della Benincà, che mi sembra molto pertinente anche per altri casi che avevamo discusso qua e là. A proposito della genesi di "avere un problema con", azzardo un'ipotesi che mi è stata propiziata da una notte insonne, conseguenza di una cattiva digestione. Non mi sembra campato in aria supporre che questa espressione possa essere nata durante una di quelle campagne "eufe-misticheggianti", tipiche di un certo clima "politicamente corretto", in cui l'onesto ubriacone, il tradizionale alcolizzato che pesta moglie e figli, è stato compassionevolmente rimosso e pudicamente rimpiazzato dalla "persona che ha un problema con l'alcol". Il successo della nuova formula ha poi fatto sì che, dal suo ambito originale in cui la scabrosità dell'argomento ("avere un problema con la droga" in luogo di "essere un drogato/tossico[mane]") poteva giustificare - forse, in parte, probabilmente no - l'indoramento della pillola, venisse estesa anche a contesti più leggeri.

Inviato: dom, 23 mar 2014 16:05
di Scilens
L'impostazione anglo-estera è che in condizioni normali si debba essere felici.
Quando qualcosa turba la norma della felicità stanziale, allora "c'è un problema".
Di solito il problema non è esteso a tutti, ma c'è qualcuno che ha qualche problema.

Noi siamo meno problematici, perché se uno sconosciuto sta urlando come un ossesso non gli chiediamo se abbia un problema, ci limitiamo ad un rozzo "ma che vuoi?!"

"Houston, abbiamo un problema..." è rimasto storico.http://attivissimo.blogspot.it/2010/04/ ... to-un.html

Inviato: dom, 23 mar 2014 20:16
di Ferdinand Bardamu
Di là dalla sua origine, credo che il successo di tali espressioni risieda, come hanno detto molto bene Carnby e Animo Grato, nella loro natura d’eufemismi. L’attenzione si sposta dall’essere («non sono contento del mio avvocato» (*), «è un alcolizzato») all’avere («ho un problema col mio avvocato», «ha un problema con l’alcol»), ciò che sottintende, per l’appunto, una condizione transitoria — ché il possesso è sempre precario — e legata a motivi esterni.

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(*) Che già è un’attenuazione, essendo una litote.