Ivan92 ha scritto:Leggendo alcuni interventi, ho notato che si fa differenza tra frasi colloquiali e frasi appartenenti a un registro più alto. Si dice che, per quanto concerne le prime, il ché non dovrebbe esser adoperato, proprio a causa dei toni familiari e informali che una frase come vai a dormire che ne hai bisogno possiede. Ma, mi chiedo io, se si rendesse formale la summentovata proposizione, qualcosa del tipo corica le tue stanche membra sopra codesto giaciglio, che necessiti d'un riposo corroborante, dovremmo usare il ché accentato solo perché la frase è propria d'un registro più elevato rispetto a vai a dormire che ne hai bisogno? Se, come dice la Treccani, ché è la congiunzione che che viene adoperata col senso di perché, ciò dovrebbe esser fatto sempre e indiscriminatamente, anche qualora la frase dovesse risultare colloquiale.
Il
che con valore causale è diverso dalla proposizione causale introdotta dalla forma aferetica
ché. Mentre il secondo è sempre sostituibile con
giacché o
poiché senza che il significato cambi, ciò non vale per il primo.
Inoltre, il
ché, proprio della lingua scritta, esprime in genere una causa nota; il
che con valore causale introduce una causa nuova. Riporto un esempio letterario:
Ma poiché durò buona pezza fra noi la disputa del sí e del no, io le dissi finalmente: sia comunque tu voglia, io l’avrò veduto; ma ad ogni modo noi staremo qui in una troppo gran solitudine, poiché non veggo intorno anima che viva. Che farem noi qui cosí soli? Rise allora la mia compagna e disse: vedi tu, che tu non sei guarito bene ancora dalla cecità? ché [=dal momento che]
tu non sai la condizione del luogo da te posseduto. [Gasparo Gozzi, da «L’Osservatore»]
Il
che causale, poi, «ricorre in contesti molto ristretti determinati pragmaticamente dall’atto locutivo imperativo: (18
) a. Sbrigati, che sono già le cinque. […]» (
Grande Grammatica Italiana di Consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi, A. Cardinaletti, Bologna, «Il Mulino», 1991, § 2.2.2.3.). E ancora: «Altri atti illocutivi che permettono l’occorrenza di una causale con
che sono quelli cosiddetti di tipo comportamentivo, come il congratularsi, lo scusarsi, il salutare, ecc.: (20) a. Ti ringrazio che mi hai fatto questo favore. b. Mi scuso che non sono potuto arrivare prima. c. Ti saluto che è tardi.» (
ibidem).
Nel suo primo intervento, lei ha citato proprio esempi di
che determinato da un imperativo, in cui, per l’appunto, quel
che non è interpretabile né come
perché, né come
poiché.