Pagina 1 di 1

I *«fedigrafi»

Inviato: ven, 10 ott 2014 16:10
di valerio_vanni
Ieri sera ho visto Porta a Porta: parlavano di prostituzione minorile, siti per incontri et similia.
C'era in particolare un servizio di qualche minuto su un sito dedicato alle scappatelle. La giornalista che parlava a un certo punto ha detto "e così i fedigrafi qui possono...".

Lì per lì ho pensato di aver capito male io, ma poco dopo ha dato un paio di conferme. "Il fedigrafo", poi "I fedigrafi".

Si vede che è proprio convinta che si dica così.

Inviato: ven, 10 ott 2014 19:34
di PersOnLine
No, è un "banale" un attacco di metatesi. :wink: Come quando i bambini dicono cìmena.

Inviato: ven, 10 ott 2014 20:38
di Ferdinand Bardamu
Penso che ci sia anche qualcos’altro. *Fedigrafo riconduce una parola «difficile» e inusuale entro lo spazio del noto, sostituendo un suffisso molto raro come -frago con uno piú comune, -grafo. Tecnicamente questo fenomeno si chiama paronimia; escludendo che chi l’ha detta trovi difficile pronunciare fedifrago (ciò che farebbe della parola storpiata una mera manifestazione della metatesi di cui parlava PersOnLine), si tratta di un caso di etimologia popolare. Il fatto che la giornalista abbia ripetuto l’errore sembra confermare quest’ipotesi.

Inviato: ven, 10 ott 2014 22:44
di PersOnLine
Ma nella paronimia non si ha l'uso d'una parola per un altra: in genere una parola più comune per un'altra più difficile senza rendersene conto, spesso per ignoranza?

Inviato: ven, 10 ott 2014 23:24
di Ferdinand Bardamu
Giusta osservazione. La definizione di paronimia è questa: «Parola o espressione quasi omofona ad un’altra, dalla quale differisce però per il significato. Si parla perciò, in generale, di coppie di paronimi; e poiché ciascuna delle coppie contiene almeno una parola colta o poco frequente, le persone di media cultura possono facilmente scambiarle (“in questo lascito di tempo” per “in questo lasso di tempo”): questo fenomeno è chiamato paronimia…» [Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino, «Einaudi», 2004, s.v. «Paronimia»].

Poiché l’errore non provoca lo scambio tra due parole esistenti, direi che non si tratta di paronimia: *fedigrafo non esiste in italiano. Ripensandoci, sarebbe difficile per chiunque giustificare la creazione della parola con una paretimologia: il fedifrago è colui che tradisce la compagna o il compagno… scrivendo la parola data?

Inviato: sab, 11 ott 2014 14:28
di Animo Grato
Ferdinand Bardamu ha scritto:La definizione di paronimia è questa: «Parola o espressione quasi omofona ad un’altra, dalla quale differisce però per il significato. Si parla perciò, in generale, di coppie di paronimi; e poiché ciascuna delle coppie contiene almeno una parola colta o poco frequente, le persone di media cultura possono facilmente scambiarle (“in questo lascito di tempo” per “in questo lasso di tempo”): questo fenomeno è chiamato paronimia…» [Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino, «Einaudi», 2004, s.v. «Paronimia»].
È quindi il fenomeno che si ritrova in salva/*selva di fischi (che diede origine a questo filone). La differenza, nel presente caso, è che l' "accomodamento" «fedigrafo» non esiste proprio: non potremmo parlare, allora, di neologismo paronimistico? In attesa che qualcuno mi suggerisca la parola (che probabilmente esiste già, ma che io ignoro) che indica specificamente questo fenomeno. :wink:

Inviato: sab, 11 ott 2014 15:14
di Ferdinand Bardamu
Anche a me interesserebbe conoscere la parola esatta per descrivere il fenomeno. Nell’attesa di qualche altra risposta, direi che neologismo paronimico sia adeguato.

Ragionandoci sopra ancora un po’, mi sembra che alla coniazione di *fedigrafo abbiano contribuito due fenomeni. Il primo è di natura fonetica, la metatesi di cui parlava PersOnLine; il secondo è lessicale: al confisso raro -frago si è sostituito il confisso piú comune -grafo.

Escluderei la formazione della parola per paretimologia, perché questo è un processo che presuppone un minimo di consapevolezza e un ragionamento metalinguistico che la giornalista in questione, molto probabilmente, non ha fatto. Ma, anche se qualcuno facesse questo ragionamento, l’improbabilità della nuova motivazione (‹colui che scrive la parola data›) sarebbe palese e impedirebbe la diffusione dell’errore.

Al contrario, chi si ostina a dire *«Non ha spiaccicato parola» è convinto che il verbo spiaccicare abbia senso in questo contesto: forse il verbo evoca l’immagine di qualcuno che schiocca — o schiaccia — la lingua sul palato. Allo stesso modo, selva di fischi è una lectio facilior, o meglio un paronimo, rispetto a salva di fischi.

Inviato: sab, 11 ott 2014 19:20
di Scilens
Per me si tratta di evidente trascuratezza nel parlare, perché nessuno dice naugrafo.

Inviato: sab, 11 ott 2014 19:31
di PersOnLine
Nel Manuale di retorica della Garavelli, come esempio di metatesi, viene citato *interpetrare per interpretare; mi sembra, quindi, che non ci siano altre figure retoriche da ricercare, anche perché *fedigrafo non è un neologismo: è solo una banale «storpiatura» [per difficoltà di pronuncia di un singolo parlante], in quanto non risponde ad alcuna «necessità di esprimere concetti nuovi, di denominare o qualificare nuove cose e istituzioni».

Inviato: dom, 12 ott 2014 13:06
di Carnby
Scilens ha scritto:Per me si tratta di evidente trascuratezza nel parlare, perché nessuno dice naugrafo.
Vero, però forse quella f iniziale di fedifrago confonde un po' le idee.