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Pronuncia di «chiese»

Inviato: mer, 22 ott 2014 19:49
di Zabob
Alla voce "Accento grave e acuto" sull'Enciclopedia dell'Italiano (2010) Treccani in linea trovo la distinzione chiése (verbo) ~ chièse (plurale di chiesa).
Il DiPI però distingue, per la v.d.v. "chiedere", fra pron. moderna /-jɛ/ e pron. tradizionale /-je/, mentre il DOP prevede solo la 'e' aperta (quindi all'opposto della Treccani e come nel pl. di "chiesa"). Il Gabrielli, al contrario, prevede solo la 'e' chiusa.
Chi ha ragione?

Inviato: mer, 22 ott 2014 20:21
di Carnby
Un momento: il DiPI non dice quella cosa!
Luciano Canepari ha scritto:chiese (-ero) 'kjɛzi. si, -je- [TR ɛ UML e T s/z]
Quindi /'kjesi/ è una pronuncia solo «accettabile» (notare la virgola prima della trascrizione) oppure regionale (umbro-marchigiana e di parte del Lazio).

Inviato: mer, 22 ott 2014 20:27
di Zabob
Ha ragione :oops:. Credevo che, in questo caso, la virgola stesse a separare due possibilità entrambe proprie della pron. tradizionale.
Resta questa divergenza DOP/DiPI vs Treccani-Gabrielli.

Inviato: mer, 22 ott 2014 20:41
di Infarinato
Divergenza che non ha ragion d’essere, visto che la pronuncia corretta (ed etimologica) è solo quella con /ɛ/ e, in ogni caso, quella con /e/ è solo dell’autrice di quell’articolo dell’Enciclopedia dell’italiano (oltre che del Gabrielli), non del Vocabolario Treccani, che correttamente dà solo quella con /ɛ/, segnalando semmai la doppia possibilità per la s. ;)

Inviato: gio, 23 ott 2014 23:12
di Ivan92
Carnby ha scritto:Quindi /'kjesi/ è una pronuncia solo «accettabile» (notare la virgola prima della trascrizione) oppure regionale (umbro-marchigiana e di parte del Lazio).
Io pensavo fosse una pronuncia tipica del settentrione o del meridione (la mia fidanzata, molisana, pronuncia chiesi colla e acuta). Da noi si pronuncia colla e grave.

Inviato: ven, 24 ott 2014 9:29
di Zabob
Il DiPI limita l'analisi alle sole regioni "normalizzanti", quelle dell'Italia centrale, nonché alla pron. romana.

Inviato: ven, 14 nov 2014 16:03
di Ivan92
Come mai la s intervocalica di chiese (luoghi di culto) è sonora, mentre quella di chiese (verbo) dovrebbe essere sorda? V'è una ragione etimologica precisa? O si scelsero due differenti pronunce per meglio disambiguare?

Inviato: sab, 15 nov 2014 17:30
di Carnby
Ivan92 ha scritto:V'è una ragione etimologica precisa? O si scelsero due differenti pronunce per meglio disambiguare?
La spiegazione tradizionale è che chiese «luoghi di culto», come gran parte del lessico ecclesiastico e cortese, ha subito in toscano la sonorizzazione settentrionale, mentre chiese «p. r. di chiedere», sentito come più «popolare», no.

Inviato: sab, 15 nov 2014 18:01
di Ivan92
La ringrazio. :)

Inviato: dom, 23 nov 2014 15:31
di fiorentino90
Ivan92 ha scritto:Come mai la s intervocalica di chiese (luoghi di culto) è sonora, mentre quella di chiese (verbo) dovrebbe essere sorda? V'è una ragione etimologica precisa? O si scelsero due differenti pronunce per meglio disambiguare?
Seguo il DOP alla lèttera, ma in questo caso consiglierei la pronuncia con s sonora. Stesso discorso per rimasi, erosi, corrosi e susina.

Inviato: dom, 23 nov 2014 17:27
di Scilens
Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora. I giovani invece tendono a pronunciare tutte le esse come sonore, però non è questa la pronuncia tradizionale.

Inviato: dom, 23 nov 2014 18:17
di Animo Grato
Scilens ha scritto:Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora. I giovani invece tendono a pronunciare tutte le esse come sonore, però non è questa la pronuncia tradizionale.
TUTTE le s? Cioè anche quella all'inizio della parola? È sicuro di aver sentito bene? La s a inizio di parola, quand'è seguita da vocale, è sempre sorda, anche nelle regioni in cui si fa un uso indiscriminato della sonora: mi stupirebbe, proprio in Toscana, un'aberrazione di questa portata.

Inviato: dom, 23 nov 2014 18:22
di valerio_vanni
Scilens ha scritto:Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora.
La variazione tra sorda e sonora riguarda, appunto, solo la seconda esse.
Si può escludere una sonora a inizio parola, per la Toscana. Ma vale anche per buona parte dell'Italia (con l'esclusione di qualche meridionale che tenta un'imitazione della pronuncia settentrionale)

Inviato: dom, 23 nov 2014 18:39
di fiorentino90
Scilens ha scritto:Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora. I giovani invece tendono a pronunciare tutte le esse come sonore, però non è questa la pronuncia tradizionale.
Per i termini che ho citato sopra, al giorno d'oggi, prevale in Toscana la pronuncia con s sonora, per cui è preferibile la pronuncia con sonora. Stesso discorso per Caserta, Caserma e presumo. Invece, casa e Pisa ammettono solo la sorda.

Inviato: dom, 23 nov 2014 18:44
di Scilens
In "susina" solo la seconda esse che in origine era sorda viene sonorizzata. Dicevo che i giovani considerano sonore quasi tutte le esse, anche di altre parole: casa e asino con la stessa S di rosa. La pronuncia tradizionale si sta snaturando molto velocemente e in modo forzato. Credono che una pronuncia "similnordica" sia un italiano migliore. Anche la zeta tende a sonorizzarsi nello stesso modo. C'è anche la tendenza nei giovani a non aspirare la C, che viene direttamente saltata (mia invece di micha o miha. "O òso!" invece di O choso!"), oppure forzata verso il raddoppio (camiccia da camiscia e bicci da bisci - bicicletta-).