Cose da fare (o da non fare) nel leggere una poesia

Spazio di discussione su questioni di retorica e stile

Moderatore: Cruscanti

valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Anche al mio orecchio risultano aperte.
Quella di Gassman, concordo, è la meno aperta. Ma non mi entra in zona critica.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Zabob ha scritto:Riguardo all'inarcatura, sono andato a sentire su YouTube come viene affrontata da grandi attori (ho scelto sempre L'infinito): Albertazzi e Gazzolo: lunga pausa e ripresa di fiato dopo "parte" alla fine del secondo verso, così come fra "interminati" e "spazi"; Gassman e Bene: pausa brevissima [e Bene che pronuncia "ermo" con una e apertissima]; Foà: tira diritto come un treno.
Nella recitazione, esistono scuole diverse. E quindi gli attori si regolano conseguentemente alla scelta fatta.
A me ad esempio hanno insegnato a "legare" le parole seguendo il senso, evitando pause ingiustificate all'interno del discorso.
Ma è una scelta, che può variare anche con le epoche.
Sicuramente, un Albertazzi o un Gassman possono permettersi di sottolineare con una lunga pausa la scelta metrica fatta dal poeta, però per un livello "medio" di recitazione, questo percorso è molto a rischio. Occorre sesnibilità ed esperienza per riuscire a dare a quella pausa la giusta sospensione che accentua l'importanza del seguito, e non trasformarla invece in uno zoppicare della sintassi che rende solo incomprensibile all'ascoltatore quanto enunciato.
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Carnby
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Re: Cose da fare (o da non fare) nel leggere una poesia

Intervento di Carnby »

Di recente ho avuto un colloquio nel quale è emerso che la distinzione tra «dittongo» e «iato» secondo la grammatica tradizionale in poesia non vale e quindi eroe ed eroi sono da pronunciarsi sempre trisillabi in fine del verso e bisillabi in altra posizione. La stessa cosa era scritta in realtà già sul Camilli & Fiorelli.
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