Semplificazione e impoverimento della lingua
Inviato: gio, 28 set 2006 11:40
Prendo spunto da quest’osservazione per riportare, sull'argomento, alcune citazioni (spero) interessanti tratte dal libro Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo (1987) di G. Berruto, professore ordinario di Linguistica generale all’Università di Torino.Infarinato ha scritto:Che la semplificazione [linguistica] sia [sempre] alcunché di positivo, è opinabile, a meno che con «positivo» non s’intenda «naturale»…
La semplificazione non ha nulla a che vedere col fatto che una data varietà di lingua abbia tutti i mezzi strutturali perfettamente adeguati alla gamma di funzioni che deve svolgere e al mondo che si trova ad esprimere; e d’altra parte semplificazione non va confusa con impoverimento (che […] definiremo come una perdita di ‘potere referenziale e non referenziale’ o una diminuzione del potenziale espressivo: in pratica, una riduzione di funzioni), anche se le due cose possono essere correlate, vale a dire ad una perdita di potenziale espressivo può seguire una semplificazione strutturale, o l’una e l’altra possono essere concomitanti.
[…]
L’assunzione che varietà sub-standard presentino fenomeni di semplificazione rispetto allo standard non implica alcun assunto teleologico né alcuna ipotesi di disuguaglianza linguistica: non significa infatti né che le lingue debbano mutare in direzione di una sempre maggiore semplificazione e ottimizzazione del sistema (anzi, noi constatiamo in sincronia che una certa struttura, o una certa parte del sistema, è più semplice di un’altra […]; in diacronia, sembra ovvio che fenomeni di semplificazione, complicazione e ristrutturazione si intersechino inestricabilmente), né che una varietà di lingua sia strutturalmente inferiore a un’altra, o comunicativamente peggiore.
La semplificazione è una dinamica del tutto normale in situazioni di sistemi in contatto e in cui nuove fasce di utenti prendano ad utilizzare correntemente una varietà di lingua letteraria, così come è del tutto fisiologica negli usi informali parlati della lingua rispetto agli usi scritti formali, maggiormente focalizzati sulla struttura del sistema e sulla sua esplicitazione.