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#dilloinitaliano

Inviato: ven, 20 feb 2015 10:33
di Animo Grato
Mi pare che l'argomento sia saltato fuori di quando in quando, discutendo di questo o quell'anglicismo, ma che manchi un filone specifico dedicato a quest'iniziativa. Oggi ne parla Gramellini sulla Stampa, così ho deciso di prendere la palla al balzo. Il buon Gramellini si fa promotore della petizione lanciata da Annamaria Testa per la limitazione dei forestierismi (coll'inglese a fare la parte del leone) in italiano. Limitazione, non già abolizione, ché alcuni di questi forestierismi (festival, computer) vengono giudicati ormai irrinunciabili. Lo stesso Gramellini, nel suo articolo, butta lì un fiction del tutto gratuito. Questo ha suscitato in me qualche dubbio sull'opportunità di aderire a questa petizione, ma è pur vero che "il meglio è nemico del bene", quindi...
Qui la pagina dove potete firmare.

Inviato: ven, 20 feb 2015 11:08
di Ferdinand Bardamu
Per quel che può servire, ho firmato anch’io.

Gramellini, come molti suoi colleghi, predica bene e razzola male, e non soltanto in àmbito linguistico, purtroppo.

Inviato: ven, 20 feb 2015 18:05
di Freelancer
Annamaria Testa e tanti altri che vorrebbero limitare l'abuso dell'inglese - però nei limiti che ciascuno si impone, ossia mission non va bene, ma marketing, computer e così via vanno bene perché ormai sono "diffusi" - non si rendono conto (o forse sì?) che l'unico modo veramente efficace, l'unica campagna cha avrebbe successo, sarebbe far sì che a scuola si studi bene l'inglese e la realtà culturale americana. Tanto meglio si conosce una lingua straniera, tanto meno se ne abusa. (Oltre, naturalmente, a essere un po' più innovativi in tanti settori: tecnologia, commercializzazione ecc. - non la cucina [almeno finora].) Finché gli italiani rimarranno snob, provinciali e ignoranti (in cose di inglese), continueranno a dire step, vision, briffare e amenità del genere. (Però briffare dovrebbe fare piacere a chi in questa sede auspica gli adattamenti fonomorfologici...)

Inviato: ven, 20 feb 2015 18:39
di Ferdinand Bardamu
Concordo su tutto, Roberto.
Freelancer ha scritto:[B]riffare dovrebbe fare piacere a chi in questa sede auspica gli adattamenti fonomorfologici...
Sí, però non ha senso introdurre un prestito, per quanto adattato, se l’italiano ha già una parola per questo concetto. Al netto delle sfumature di significato (per me irrilevanti, in questo caso), briffare vale ragguagliare o aggiornare. Sei d’accordo?

Inviato: sab, 21 feb 2015 1:17
di Freelancer
Ma certo!

Volevo veramente dire, penso, che indica che la capacità di adattamento dell'italiano, pur indebolita, non è spenta. Però penso subito all'obiezione di Marco (fatta nel passata) che è ovvio adattare i verbi mentre gli italiani non adattano più i sostantivi.

Ciò nonostante, un briffare segnala pure, secondo me, un tentativo [anche se maldestro] conscio o inconscio di eliminare l'anglicismo da parte di chi ha perso la capacità di parlare scorrevolmente in italiano perché sommerso dall'abuso dell'inglese. Chi lo usa vorrebbe parlare italiano, ma non gli viene subito in mente ragguagliare o aggiornare, e allora crea il denominale di brief.

Inviato: sab, 21 feb 2015 4:12
di Marco1971
Secondo me, i parlanti non creano nulla, ripetono quello che sentono intorno a loro. I processi di formazione delle parole (quelli genuini) non gli sono noti. Le formazioni occasionali, dettate dall'occasionalità, rimangono cose effimere. Solo ciò che scrivono i giornali finisce con l'entrare nei vocabolari, che, ricordiamolo, sono ormai soltanto repertori acritici (e acritici perché chi li fa non sa) delle parole in uso.

Inviato: mer, 25 feb 2015 12:02
di Andrea Russo
Ecco un intervento di Luca Serianni al riguardo.

«Vent'anni fa ero sicuramente più ottimista riguardo alla questione degli anglicismi: ritenevo che il prestito fosse un problema fisiologico e che il tasso di parole inglesi non adattate - le uniche di cui ci si debba preoccupare - non fosse così alto. Adesso vedo che il numero comincia veramente a essere un po' invadente, soprattutto rispetto alla capacità di metabolizzazione delle lingue romanze con cui possiamo direttamente confrontarci, cioè il francese e lo spagnolo».

Inviato: mer, 25 feb 2015 12:48
di Animo Grato
Ah, se potessi me lo abbraccerei tutto, il professor Serianni! Mi ricorda un po' il tenero Giacomo della Settimana Enigmistica, per quel tratto di mansuetudine che è il miglior viatico per il mattatoio. Ma la cosa che più mi stupisce (e l'ho già detto altre volte) è la prudenza che traspare dal suo intervento, il timore che la Crusca (o chi per essa) possa essere troppo brusca nell'imporre una linea di condotta a tutela dell'italiano. È come se, di fronte a nemici armati fino ai denti di mitra e fucili d'assalto, s'avesse paura di peccare d'eccesso di legittima difesa rispondendo con una pistola ad acqua. Fuor di metafora, l'ottimo professor Serianni (a cui va tutta la mia commossa stima) dovrebbe aprire gli occhi e prendere atto del fatto che la Crusca (o chi per essa) non ha la forza per imporre alcunché, e quindi gli scrupoli nei confronti d'un ipotetico "intervento dirigistico" non hanno alcuna ragion d'essere. Nella migliore delle ipotesi resterà vox clamantis in deserto, e allora che almeno urli forte, in modo che le sue parole possano essere udite da quei pochi che, magari da lontano, tendono l'orecchio.

P.S. Qualche particolare mi fa sorgere il sospetto che, nonostante la parvenza di discorso diretto, l'articolo non riporti testualmente le risposte del professor Serianni.

Inviato: mer, 25 feb 2015 13:51
di Apani
Freelancer ha scritto:Annamaria Testa e tanti altri che vorrebbero limitare l'abuso dell'inglese - però nei limiti che ciascuno si impone, ossia mission non va bene, ma marketing, computer e così via vanno bene perché ormai sono "diffusi" - non si rendono conto (o forse sì?) che l'unico modo veramente efficace, l'unica campagna cha avrebbe successo, sarebbe far sì che a scuola si studi bene l'inglese e la realtà culturale americana. Tanto meglio si conosce una lingua straniera, tanto meno se ne abusa.
Più che altro, ritengo che dovercelo studiare a scuola lo farebbe venire non poco sulle scatole a tutti i giovani, così da fargli perdere questo alone magico.

Inviato: gio, 26 feb 2015 12:05
di Andrea Russo
Al raggiungimento delle 56.000 firme, Annamaria Testa ha scritto:

«La petizione #dilloinitaliano si è trovata al centro dell’attenzione al convegno dell’Accademia della Crusca che si è tenuto a Firenze lunedì 23 e martedì 24 febbraio. [L]a Crusca [...] ha preso tre posizioni importanti.

1) Attiverà a breve termine – solo il tempo necessario per organizzare tutto quanto – un esperimento innovativo di analisi e discussione condivisa in rete delle parole inglesi usate nell’italiano corrente. Vuole farvi domande e chiedere risposte a tutti voi e, a partire da queste, proporre, se serve e se siete voi a chiederlo, alternative accettabili.

2) Prima dell’estate la Crusca, con le istituzioni della Svizzera Italiana che si occupano della nostra lingua, intende organizzare un incontro con i mezzi d’informazione nazionali (tv, radio, stampa) per promuovere le istanze proposte da #dilloinitaliano e trovare, insieme, soluzioni efficaci, sensate, accettabili e realistiche. Questo è solo il primo passo di un lavoro di sensibilizzazione a un uso consapevole della lingua, da svolgere presso chi ha ruoli pubblici e la responsabilità di farsi capire.

3) La Crusca sta anche attivando un gruppo di monitoraggio di quelli che i linguisti chiamano “anglismi incipienti”: sono le parole inglesi nuove di zecca continuamente introdotte da politici, tecnici e amministratori: anche per queste si possono immaginare e proporre alternative condivise».


Vediamo se riusciranno davvero a fare quanto dicono. Il gruppo di monitoraggio in particolare sembra interessante, ma dobbiamo vederne le modalità e quanto sarà preso sul serio.

Inviato: gio, 26 feb 2015 13:47
di Ferdinand Bardamu
Mi dispiace che Cruscate non abbia un ruolo in quest’iniziativa. Quasi quasi ora scrivo un messaggio ad Annamaria Testa e le chiedo se c’è la possibilità di collaborare, ovviamente nel limiti del possibile. Che ne dite? Dopotutto, questo foro esiste da dieci anni, e la nostra lista di traducenti è ben piú ricca di quella redatta dalla Testa (il cui sforzo resta comunque encomiabile).

Inviato: gio, 26 feb 2015 14:24
di Infarinato
Permesso accordato. :D

Inviato: gio, 26 feb 2015 20:05
di Ferdinand Bardamu
Ho scritto alla Testa, che mi ha risposto nel giro di pochissimi minuti, con grande gentilezza e cordialità. Non posso riportare qui il testo della sua risposta, perché non le ho chiesto il permesso, ma sostanzialmente dice che è molto lusingata della nostra proposta, che conosceva già il nostro foro e la nostra proposta (siamo citati nell’articolo di presentazione della sua lista), ma che purtroppo la sua iniziativa la sta assorbendo completamente e non ha tempo per altro. Si augura però che in un futuro prossimo ci sia spazio per una possibile collaborazione.

Inviato: gio, 26 feb 2015 20:25
di Animo Grato
Ferdinand Bardamu ha scritto:[S]iamo citati nell’articolo di presentazione della sua lista.
Mi fa un po' sorridere che il nostro mite foro sia citato come possibile fonte d'ispirazione per la frangia più radicale: i talebani dell'italiano (gli "italiebani")! :lol:

Inviato: sab, 28 feb 2015 19:06
di Apani
Molta gente è convinta che se una cosa è inventata da un altro paese o non ne esiste traducente, volerne trovare uno sia un atto di estremismo - argomento sempre condito con frivolo paragone a quei fantomatici puristi dei francesi e mussoliniani. Bisogna cercare di spiegare perché voler italianizzare tutto non è fascismo e che l'idea di "forestierismi irrinunciabili" è mera fiscalità.