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«Su la» ~ «sulla»

Inviato: gio, 21 mag 2015 21:44
di Cembalaro
Più leggo del raddoppiamento fonosintattico o - come vedo preferito qui - sulla cogeminazione, meno mi par di capire. Devo essere un caso irrecuperabile.
Su + la si legge sulla, giusto? Così ho capito. Se è così, la regola vale anche per l'italiano primosettecentesco? E anche per il napoletano dello stesso periodo?
Vi ringrazio fin d'ora.

Inviato: ven, 22 mag 2015 0:40
di Infarinato
In realtà, qui il raddoppiamento fonosintattico non c’entra. E la risposta alla sua domanda è senz’altro sí per l’italiano di base fiorentina: in fiorentino le preposizioni articolate che nella grafia italiana moderna presentano una doppia l cominciano a pronunciarsi sempre con /ll/ già dalla metà del Trecento. In parole povere, Dante in alcuni contesti (si veda il sopraccitato articolo di Larson) le pronunciava ancora con /l/ scempia, mentre Boccaccio, comunque le scrivesse, le pronunciava già come noi, i.e. con /ll/ in tutt’i contesti.

Per il napoletano [antico] non mi pronuncio, ma propenderei per la pronuncia scempia…

Inviato: dom, 24 mag 2015 18:40
di Cembalaro
La ringrazio molto, la lettura è istruttiva.

Immagino che a saper leggere tra le righe dell'articolo (o forse le righe) si troverebbe anche il motivo per cui lei tende a credere che la pronuncia fosse scempia nel napoletano primosettecentesco. Le dispiacerebbe esplicitarlo?

"A orecchio" direi che le edizioni a stampa presentano per lo più la forma scempia con grafia staccata: de la, mentre i manoscritti sono molto vari e senza particolare prevalenza di una forma sull'altra: de la - dela - della, e perciò io tendevo a pensare che la pronuncia fosse rafforzata.

(ma ormai mi sono rassegnato al fatto che di solito quando tendo a pensare qualcosa in linguistica la realtà è opposta :?)

Inviato: mer, 27 mag 2015 14:57
di Infarinato
Cembalaro ha scritto:Immagino che a saper leggere tra le righe dell'articolo (o forse le righe) si troverebbe anche il motivo per cui lei tende a credere che la pronuncia fosse scempia nel napoletano primosettecentesco. Le dispiacerebbe esplicitarlo?

"A orecchio" direi che le edizioni a stampa presentano per lo più la forma scempia con grafia staccata: de la, mentre i manoscritti sono molto vari e senza particolare prevalenza di una forma sull'altra: de la - dela - della, e perciò io tendevo a pensare che la pronuncia fosse rafforzata.
Ripeto: non sono un esperto di napoletano, né antico né moderno, quindi prenda le considerazioni che seguono cum grano salis.

In primo luogo, il napoletano è un dialetto centromeridionale e, come tale, non ha subíto la degeminazione consonantica propria della Romània occidentale (e quindi dell’italoromanzo settentrionale) e della Daco-Romània.

In secondo luogo, non essendo un dialetto toscano (fanno eccezione l’aretino-cortonese e, parzialmente, il lucchese) né toscanizzato (romanesco e còrso), non presenta raddoppiamento fonosintattico «regolare» (cioè fonologico), ma solo quello «irregolare» (cioè morfolessicale).

Le consonanti autogeminanti in italiano [ʎ, ɲ, ʃ, ʣ, ʦ] sono tali anche in napoletano (con [ʃ] allofono di /ʃʃ/), che vi aggiunge [b ʤ].

Orbene, ciò premesso, in napoletano sembra tuttora vigere una regola tipo la Donati-Porena-Castellani (si veda in particolare p. 10 dell’articolo collegato)(*). In tal quadro scrizioni quali de la dela della parrebbero testimoniare l’incertezza dello scrivente nel rendere con l’ortografia della lingua nazionale una consonante che nel contesto protonico rimane doppia, ma che altrove non solo si è ridotta a scempia, ma si è addirittura cancellata.

In altre parole: diversamente che nel fiorentino trecentesco, dove (dopo un iniziale scempiamento /-ll-/ > /-l-/ della laterale anteprotonica) c’è poi stato un livellamento analogico /-l- ~ -ll-/ > /-ll-/, in napoletano non solo non c’è stato, ma anzi si è avuta un’ulteriore differenziazione /-l- ~ -ll-/ > /∅ ~ -ll-/.

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(*) Del resto, la «légge di Porena» vale per il romanesco moderno, il cui trattamento delle preposizioni articolate (e cancellazione della /l/), come si vede anche dal sopraccitato articolo della Bafile, ha molti punti in comune col napoletano.

Inviato: sab, 30 mag 2015 4:20
di Scilens
Le rotelline vanno, ma a volte s'inceppano e rallentano. Morfolessicale è equivalente ad analogico? Cioè fondato sull'imitazione e somiglianza?

Inviato: sab, 30 mag 2015 12:13
di Infarinato
Scilens ha scritto:Morfolessicale è equivalente ad analogico? Cioè fondato sull'imitazione e somiglianza?
No, qui equivale sostanzialmente a «etimologico» (e solo occasionalmente analogico), cioè laddove c’era una consonante finale in latino.

È «morfolessicale» perché, non essendoci piú quella consonante in italiano, sincronicamente quel tipo di raddoppiamento fonosintattico può essere unicamente interpretato come una proprietà morfolessicale della parola raddoppiante in questione.

Inviato: ven, 05 giu 2015 2:22
di Scilens
La ringrazio, etimologico è chiarissimo :)