«Fat bike»

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

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valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Per me c'è il rischio che pachicicletta non venga capito.
Per quanto riguarda i derivati, non penso che se ne avverta la necessità: chi la guida si chiama comunque «ciclista» (o, peggio, «biker»).

Il forestierismo «biker» pare molto radicato. Nella vita reale non so, dato che sono un ciclista abbastanza solitario e i pochi che conoscono dicono «ciclista». Ma sui forum va per la maggiore, e a detta di qualcuno indica il ciclista di mtb mentre il termine italiano indica quello da strada.

Tornando alle fat, mi pare che gommona non sia male, e l'ho già visto usato sui forum.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Caro Millermann, io apprezzo moltissimo il suo entusiasmo, il suo amore per l’italiano e il suo sforzo di trovare traducenti. Credo però che dovrebbe rileggersi qualcuno degli interventi sull’opportunità di coniare parole nuove, oltretutto con una composizione neoclassica di comprensione tutt’altro che immediata nella maggior parte delle persone…
La ringrazio tantissimo! :)
Non m'ero reso conto, mi creda, che, anche su questa piazza, la creazione di parole nuove fosse poco "ricercata"! E lo posso capire, specie quando il parto è frutto di un'eccessiva... fantasia. :D
Il mio caso, lo ammetterà, è un po' diverso, in quanto trattasi d'una costruzione intuitiva, direi quasi ovvia, tanto che temevo addirittura potesse essere giudicata troppo banale!
valerio_vanni ha scritto:Per me c'è il rischio che pachicicletta non venga capito.
Bè, almeno si capirà subito che dev'essere un tipo di bicicletta! :wink:
Gommona, tanto per dire, è molto più ambiguo: se non sapessimo che si sta parlando di ciclismo, potrebbe essere qualunque cosa!

Mi sembra pure importante che la definizione d'un oggetto armonizzi con quelle degli altri membri della stessa famiglia: così è stato, ai tempi, per la motocicletta, che si è imposta sulla definizione iniziale di bicicletto a motore.. Certo, per maggior completezza, si potrebbe uniformare anche il termine per la bici da montagna... orocicletta? :wink: :D (naturalmente, sto scherzando!)

Ripeto, queste sono ragioni che addurrei ugualmente, anche se l'idea non fosse partita da me. :)

P.S. è straordinario il potere della Rete: quella che fino a ieri era una parola presente solo nella mia testa, oggi è già stata usata da qualcuno (grazie, caro Sempervirens! :wink:) e magari domani qualcun altro la troverà, per caso, e forse, chissà, deciderà di adottarla! :D
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Millermann ha scritto:Non m'ero reso conto, mi creda, che, anche su questa piazza, la creazione di parole nuove fosse poco "ricercata"! E lo posso capire, specie quando il parto è frutto di un'eccessiva... fantasia. :D
Il mio caso, lo ammetterà, è un po' diverso, in quanto trattasi d'una costruzione intuitiva, direi quasi ovvia, tanto che temevo addirittura potesse essere giudicata troppo banale!
Non è tanto una questione di fantasia, ma di buon senso. Se esiste già un traducente o se ne può trovare uno senza sforzi onomaturgici, non occorre scervellarsi. Una traduzione letterale di flat tire bike come bici a gomme grasse è, questa sí, spontanea, intuitiva, banale persino, appetto a una coniazione dotta come pachicicletta, in cui la presenza del prefissoide pachi- rende il composto poco perspicuo ai piú.

Al di fuori di pachiderma, infatti, non ci sono parole di uso comune formate con questo elemento bene o male note alla maggioranza dei parlanti. Anzi, se escludiamo l’iperonimo che comprende gli elefanti e gli altri mammiferi dalla «pelle spessa», le altre parole appartengono al linguaggio medico (pachipleurite, pachimeninge) o, comunque, a un sottocodice tecnico-scientifico, come la pachiveria che ha citato lei piú su. Pachi- non è, insomma, un prefisso diffuso e noto a tutti, come idro- per esempio, e la sua applicazione al di fuori dell’àmbito tecnico-scientifico appare spiazzante, strana.

Non voglio, con questo, frenare il suo entusiasmo, né difendere in nessun modo la mia proposta, del resto banalissima (e semmai quel che difendo è un metodo). Mi preme solo sottolineare che simili neoconiazioni, se non sono giustificate dalla «natura tecnica» dell’oggetto a cui si riferiscono, hanno poche speranze d’attecchire, al di fuori di queste stanze. Detto questo, taccio, che ho già parlato troppo. :D
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Millermann
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Intervento di Millermann »

La prego, Ferdinand, ancora una cosa: lei ha ragione, l'unica parola nota col prefissoide "pachi-" è, giustamente, pachiderma, di cui ognuno dovrebbe conoscere, almeno approssimativamente, il significato.

Ciò potrebbe, però, innescare un processo, che potremmo definire "paretimologico", in base al quale coloro che non conoscono il vero significato del prefisso potrebbero pensare che la parola «pachicicletta» derivi da pachiderma+bicicletta! :D
Una sorta di bici "pachidermica", insomma... In fondo, il concetto è più o meno quello, no? :wink: (Mi scusi, dev'essere il caldo! :))

P.S. mi sono impastato, con questi "potrebbe"... spero che filino! :)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Millermann ha scritto:La prego, Ferdinand, ancora una cosa: lei ha ragione, l'unica parola nota col prefissoide "pachi-" è, giustamente, pachiderma, di cui ognuno dovrebbe conoscere, almeno approssimativamente, il significato.

Ciò potrebbe, però, innescare un processo, che potremmo definire "paretimologico", in base al quale coloro che non conoscono il vero significato del prefisso potrebbero pensare che la parola «pachicicletta» derivi da pachiderma+bicicletta! :D
Una sorta di bici "pachidermica", insomma... In fondo, il concetto è più o meno quello, no?
Sí, credo che ci sia questa possibilità. Ma allora, se sconfiniamo nel campo della paretimologia, è piú facile l’accostamento a pacco che a pachiderma, che è comunque una parola dotta.
domna charola
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Intervento di domna charola »

valerio_vanni ha scritto:Per me c'è il rischio che pachicicletta non venga capito.
Per quanto riguarda i derivati, non penso che se ne avverta la necessità: chi la guida si chiama comunque «ciclista» (o, peggio, «biker»).

Il forestierismo «biker» pare molto radicato.
Su "biker" sarebbe da fare delle verifiche.
Molto spesso, all'esterno - cioè non fra appassionati - è sinonimo di motociclista (forse di tipi specifici di moto, ma non mi azzardo).
Il mese scorso, su in valle, ad esempio, c'è stato un "raduno di biker" e tutti più o meno, sapevano che potevano andare lì per vedere delle moto.
Quindi, nel parlare comune, credo sia più corrente che il ciclista resti ciclista, e non "biker".

Se la cosa prende piede, e ne iniziano a circolare un po' - di pachiciclette - inizieranno pure le gare, si creeranno le prime associazioni sportive dilettantistiche, si affilieranno al CONI che definirà la nuova disciplina, le assicurazioni la inseriranno nella tabella delle attività sportive "coperte" etc. etc.
E a quel punto, sarà "ufficializzata" la "fatbike" e i "fatbikers"...

L'ideale sarebbe che un termine italianamente compatibile e semplice (un termine, non una frase) venisse adottato da qualche produttore, per lanciare sul mercato il prodotto: allora sì che si diffonderebbe, e tutti abboccherebbero, senza porsi il problema del tecnicismo, del greco, e della trasparenza del termine stesso.

Del resto, non vedo tutta quest'ansia di comprensione nell'adozione di tanti termini stranieri: oppure siamo tutti perfettamente consapevoli dell'origine precisa e del profondo significato del termine, che so, hamburger?
Si chiama così, e basta - credo risponderebbe l'uomo della strada.

E quindi, se la chiamiamo pachicicletta, e appaiamo il temrine all'immagine (cosa che può fare appunto il produttore) il gioco è fatto.
D'altra parte, come già notato, il collegamento a pachiderma - che come termine funziona, anche se nessuno ricorda l'etimologia - facilita le cose.

Infine, non dimentichiamo che, nel momento in cui l'uso prenderà piede, un pizzico di tecnicismo e scarsa trasparenza potrà essere "vincente", perché gli adepti di una disciplina in genere amano distinguersi e creare un gruppo a sé.
Molto probabilmente, anche il pachiciclista si offenderà se lo definite "ciclista con bici a ruote maggiorate" ovvero per far presto "ciclista": lui non è un semplice "ciclista" come il vecchietto che va a prendere il pane, ci mancherebbe... lui - e solo lui - ha il controllo del nuovo rivoluzionario mezzo che conquisterà la strada! Quindi, è diverso da tutti gli altri...

Ripeto, da persona che bazzica l'ambiente della pubblicità: le parole, e la lingua, vivono anche di sottili considerazioni psicologiche perché, come ben sanno i grandi scrittori, il valore di una parola non è solo nell'arida corrispondenza lessicale, ma anche nella capacità di evocare emozioni e scenari diversi.
Altrimenti, anche tanti sinonimi si sarebbero già estinti.
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

domna charola ha scritto:Su "biker" sarebbe da fare delle verifiche.
Molto spesso, all'esterno - cioè non fra appassionati - è sinonimo di motociclista (forse di tipi specifici di moto, ma non mi azzardo).
Il mese scorso, su in valle, ad esempio, c'è stato un "raduno di biker" e tutti più o meno, sapevano che potevano andare lì per vedere delle moto.
Quindi, nel parlare comune, credo sia più corrente che il ciclista resti ciclista, e non "biker".
Questo è vero: la cosa vale solo tra gli appassionati e, per quanto ho potuto vedere, solo su Internet.
Però sono scarse le mie frequentazioni dal vivo, quindi potrei anche sbagliarmi.
domna charola ha scritto:Se la cosa prende piede, e ne iniziano a circolare un po' - di pachiciclette - inizieranno pure le gare, si creeranno le prime associazioni sportive dilettantistiche, si affilieranno al CONI che definirà la nuova disciplina, le assicurazioni la inseriranno nella tabella delle attività sportive "coperte" etc. etc.
E a quel punto, sarà "ufficializzata" la "fatbike" e i "fatbikers"...
C'è già una specializzazione nell'uso della bici (che poi corrisponde a diverse tipologie di mezzi). Una specializzazione molto spinta, tutta rigorosamente in Inglese ;-) : cross-country, downhill, freeride, trail, all mountain, enduro.
Poi, tra le bici, ci sono la front (ammortizzata solo davanti) e la full (biammortizzata).
Ci sono anche le bici elettriche, e il fenomeno ha già creato un retronimo (stavolta in Italiano): "muscolare" per indicare la bici tradizionale.

Però, per ora, tutte queste definizioni non sono state unite a "biker" o "ciclista".
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Gentile Domna Charola, grazie per le interessanti osservazioni! :)
domna charola ha scritto:Se la cosa prende piede, e ne iniziano a circolare un po' - di pachiciclette - inizieranno pure le gare, si creeranno le prime associazioni sportive dilettantistiche, si affilieranno al CONI che definirà la nuova disciplina, le assicurazioni la inseriranno nella tabella delle attività sportive "coperte" etc. etc.
E a quel punto, sarà "ufficializzata" la "fatbike" e i "fatbikers"...
Gare non su strada, bensì su terreni particolari, come la neve o la sabbia (spiagge e deserti), finora vietati alle bici tradizionali. Le "pachiciclette" non sono invece adatte al normale fondo stradale, dove, a causa dell'eccessiva aderenza, risultano più lente e richiedono un maggiore sforzo nella pedalata.
domna charola ha scritto:L'ideale sarebbe che un termine italianamente compatibile e semplice (un termine, non una frase) venisse adottato da qualche produttore, per lanciare sul mercato il prodotto: allora sì che si diffonderebbe, e tutti abboccherebbero, senza porsi il problema del tecnicismo, del greco, e della trasparenza del termine stesso.
È ciò ch'è accaduto, più d'un secolo fa, in Francia,col lancio della prima motocicletta:
Wikipedia, [i]s.v. [/i]«[url=https://it.wikipedia.org/wiki/Motocicletta]Motocicletta[/url]», ha scritto:Il termine "motocicletta" deriva dal marchio commerciale "Motocyclette" con il quale venne presentato il primo modello prodotto dall'azienda parigina Werner che, per prima, aveva ideato l'applicazione del motore ausiliario a una comune bicicletta, depositando i relativi brevetto e denominazione il 7 gennaio 1897. Il termine "Motocyclette" si diffuse rapidamente e divenne talmente popolare in tutta Europa, già nel primo decennio del XX secolo, da costringere il tribunale di Parigi, per ragioni di pubblico interesse, a cancellare la precedente concessione di esclusività del marchio ai fratelli Werner e riconoscerlo nel pubblico dominio.
domna charola ha scritto:Del resto, non vedo tutta quest'ansia di comprensione nell'adozione di tanti termini stranieri: oppure siamo tutti perfettamente consapevoli dell'origine precisa e del profondo significato del termine, che so, hamburger?
Si chiama così, e basta - credo risponderebbe l'uomo della strada.
Anche su questo mi trova perfettamente d'accordo: non penso che, nel momento dell'introduzione di parole come telefono o frigorifero le persone comuni ne conoscessero l'etimologia! :)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Millermann ha scritto:
domna charola ha scritto:Del resto, non vedo tutta quest'ansia di comprensione nell'adozione di tanti termini stranieri: oppure siamo tutti perfettamente consapevoli dell'origine precisa e del profondo significato del termine, che so, hamburger?
Si chiama così, e basta - credo risponderebbe l'uomo della strada.
Anche su questo mi trova perfettamente d'accordo: non penso che, nel momento dell'introduzione di parole come telefono o frigorifero le persone comuni ne conoscessero l'etimologia! :)
Ecco: questo è un punto fondamentale, che ho dimenticato nei miei precedenti interventi. La sua proposta è valida ma avrebbe successo soltanto se ci fosse, per esempio, una grande casa produttrice disposta a adottarla. Solo allora tutte le difficoltà poste dalla parola sarebbero superate, come lei e Domna Charola avete acutamente notato.

Bisogna però tener conto di due cose: quello delle bici a gomme grasse è, a quanto pare, uno dei tanti «fenomeni del momento», il cui successo è incerto; a parte i cacciatori di novità e gli eventuali appassionati, che continueranno a usare l’anglicismo in assenza di un’alternativa propugnata da qualche azienda prestigiosa, l’esigenza di avere un traducente è per ora limitata soltanto ai giornalisti, o, meglio, alla ristrettissima, sparuta, minuscola cerchia dei giornalisti «illuminati».

Solo i giornalisti, al momento, hanno il potere di diffondere tra il grande pubblico un traducente per questa parola inglese. È di tutta evidenza che pachicicletta, per tutte le ragioni che ho esposto sopra, sarebbe inutilizzabile nel contesto di un articolo giornalistico.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

domna charola ha scritto: Del resto, non vedo tutta quest'ansia di comprensione nell'adozione di tanti termini stranieri: oppure siamo tutti perfettamente consapevoli dell'origine precisa e del profondo significato del termine, che so, hamburger?
Di passaggio, qui si è sempre chiamata svizzera. Parola che io continuo a usare, anche se hanno aperto un locale dalle mie parti che si chiama I' Burghero.
Tornando in tema, a mio parere, pachiciclo sarebbe un neologismo migliore.
Ultima modifica di Carnby in data gio, 30 lug 2015 14:01, modificato 1 volta in totale.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Solo i giornalisti, al momento, hanno il potere di diffondere tra il grande pubblico un traducente per questa parola inglese. È di tutta evidenza che pachicicletta, per tutte le ragioni che ho esposto sopra, sarebbe inutilizzabile nel contesto di un articolo giornalistico.
Dipende, dipende... la categoria è talmente vasta e variegata, che sono capaci di qualsiasi cosa: dalle sciatterie e sgrammaticature più mostruose, alle più sublimi vette dell'uso della parola.
Non dimentichiamo che alla categoria appartengoo anche molti grossi nomi che con la penna sanno ben difendersi. :wink:
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

D’accordo, ma, di là dalle contingenze del giornalismo nostrano, una neoformazione dotta come questa non è trasparente ed è, pertanto, inutilizzabile, perché non aiuta la comprensione del lettore, anzi: necessita di un’ulteriore chiosa.

Anche una grande firma potrebbe comunque far poco, pure se decidesse di adottare il neologismo e spiegarlo per benino ai lettori. La parola rischierebbe di rimanere una sua peculiare stravaganza, a mio modo di vedere. Le cose cambierebbero se a usare pachiciclo o pachicicletta fosse una grande e nota azienda produttrice di biciclette.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Le cose cambierebbero se a usare pachiciclo o pachicicletta fosse una grande e nota azienda produttrice di biciclette.
Mi viene a mente il discorso di rampichino: nome di una bicicletta prodotta da Cinelli, non è riuscito a imporsi su mountain bike nonostante i «consigli» dei linguisti.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ecco, appunto: l’azienda in questione dovrebbe essere grande, molto grande, diciamo una specie di Apple delle biciclette. Ma neanche in questo caso avremmo la sicurezza di sentire e leggere la nostra parola.
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Tecumseh
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Re: «Fat bike»

Intervento di Tecumseh »

Andando per deserti da decenni, conosco da decenni le dune buggy e le dune bike (in origine sono motociclette — e qui dovrei addentrarmi in un universo parallelo per trattare lo spettro semantico in italiano di due termini come bike e biker, quindi soprassiedo); piú recentemente, da ciclista amatoriale tuttoterreno (strada, traverso, sabbia...), ho incontrato le dune bike (e snow bike): ossia, stavolta, bici da sabbia e bici da neve, ché a quegli elementi fondamentalmente sono destinate, in virtú di rapporti corti e, soprattutto, pneumatici tassellati panciuti. Chi su sabbia e su neve ci si spinge davvero non esita mica poi troppo a usare le due definizioni, ma ovvio che sulla bocca dei piú risuona in misura soverchiante il « commerciale » fat bike.
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