Poesia: Sinalefe obbligatoria.

Spazio di discussione su questioni di retorica e stile

Moderatore: Cruscanti

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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

All’interessantissimo vecchio intervento di amicus_eius, aggiungo (a conferma piú che a integrazione) un passo della voce «dialefe/sinalefe» del Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica dell’Einaudi:

Il caso piú frequente di d[ialefe] occorre dopo vocale tonica (persino Petrarca: «èˇor commessoˆil nostro capo Roma»: tonica la prima e la seconda vocale della d); o dopo vocale tonica + atona in fine di parola; un po’ meno frequentemente dopo i monosillabi che, ma, se, o, ecc., dopo vocale atona e prima di tonica, eccezionale tra due atone e ben di rado dopo sdrucciola.
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GFR
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Intervento di GFR »

Vorrei approfittare ancora della vostra cortesia. Vi chiedo se condividete il conteggio delle sillabe del “verso” d’esempio.

Il poeta avrà per sé l’ultima ora.

Il po-e-taˆa-vrà per sé l’ul-ti-maˆo-ra
1 -2-3-4 ---- 5 - 6 -- 7 - 8 -9 --10 --11
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Non sono molto pratico di poesia, parto dal punto di vista del parlato o del cantato: la prima sinalefe mi pare naturale, la seconda improbabile a meno di non ritrarre l'accento dalla "o" alla "a" (ultimàora).
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Leggo: Il poet'avrà pper sé l'ultim'ora.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Son d'accordo con Valerio. La prima sinalefe si crea spontaneamente ed è corretta. Ho invece qualche dubbio sulla seconda, che non penso sia giusta, a meno che non s'elida la vocale di ultima. Scilens ha ben interpretato graficamente quel che dico.
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GFR
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Intervento di GFR »

Credo voi facciate un conto “musicale” o legato al parlare‚ all’emissione dei suoni. Mi riferisco invece al conteggio aritmetico delle sillabe; temo siamo fatti per non intenderci. Aggiungo altre tre righe alla prima; pazienza se mi è venuta una quartina un po’ sinistra‚ ma secondo me è composta di endecasillabi. Grazie a voi e a chi volesse aggiungere la sua opinione.


Il po-e-taˆa-vrà per sé l’ul-ti-maˆo-ra
1 -2-3- 4 ---- 5 - 6 - 7 -8 -9 --10 --11

Il poeta avrà per sé l’ultima ora /... la riga ostica da contare.
e potrà sprecarla come le ˇ altre / ... una dialefe.
che condividono beffarde ˆ e scaltre /... una sinalefe.
il giro che col morire s’onora. /... questa riga mi pare “tranquilla”.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

In effetti credo che abbia ragione Lei. Attenda i pareri degli esperti! :)
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GFR
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Intervento di GFR »

Ivan92 ha scritto:Son d'accordo con Valerio. La prima sinalefe si crea spontaneamente ed è corretta. Ho invece qualche dubbio sulla seconda, che non penso sia giusta, a meno che non s'elida la vocale di ultima. Scilens ha ben interpretato graficamente quel che dico.
Non avevo visto la sua risposta precedentemente. Le motivo la seconda sinalefe, anche se è evidente il motivo che mi ha guidato: le due vocali sono diverse però la prima non è accentata e la seconda invece sì. Per l'elisione: l'ho scartata. Viene un "filotto" per me brutto a vedersi; preferisco rischiare la "scomunica" :).
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

GFR ha scritto:Il po-e-taˆa-vrà per sé l’ul-ti-maˆo-ra
1 -2-3- 4 ---- 5 - 6 - 7 -8 -9 --10 --11

Il poeta avrà per sé l’ultima ora /... la riga ostica da contare.
e potrà sprecarla come le ˇ altre / ... una dialefe.
che condividono beffarde ˆ e scaltre /... una sinalefe.
il giro che col morire s’onora. /... questa riga mi pare “tranquilla”.
In verità, mi sembra che qui la scansione metrica sia perfettamente aderente alla soggiacente realtà fonetica, rispettando tutti gl’iati (dieresi/dialefe) e tutt’i dittonghi (sineresi/sinalefe) fonetici (l’elisione di ultima davanti a ora è normale).

Rimando a un mio vecchio intervento.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Gentile Infarinato, non ho ben compreso quale sia il significato di differenza accentuale (mi riferisco al suo intervento datato 2013). E come mai non ve n'è alcuna tra la a di ultima e la o di ora?
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GFR
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Intervento di GFR »

Anch’io aggiungo un quesito. “La vita è mistero” (l'esempio della discussione del 2013) viene considerato un settenario e in effetti si sente forte lo stacco tra “vita” ed “è”. E neanche si potrebbe scrivere “la vit’è mistero”. Dovessi usare la frase in un componimento in rima‚ credo che non rinuncerei alla sinalefe (solo per coerenza con me stesso). Trasformerei il verso in “La vita ˆ è ˇ un mistero”. Certo che si perde fascino poetico‚ ma cercherei di recuperarlo per altra via‚ ad esempio cambiando la frase:
“Vita‚ in essa mistero” oppure “Vita‚ in essa il mistero”; entrambi settenari con sinalefi più facili da accettare (secondo la mia opinione‚ ovvio).
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Mistero è la vita.
Accentuato dall'isolamento ad inizio di verso. Il settenario è salvo.

Mi chiedo se delle donne ci affascini di più la morbidezza del corpo o il cervello multitasking (scusate l'italianismo) capace di vedere che gli stivali della collega non sono intonati alla borsa mentre scrive una mail (di nuovo) e ci risponde al telefono.
Mistero è la vita.
Io non so fare un cruciverba se mi parlano.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

La ringrazio. Con questo, finalmente trovo giustificato il mio uso - spesso puntualmente bacchettato - del maschile riferito a me stessa. Non ho un cervello *multicosico, come dice, ma un semplice mononeurone, che non mi permette di svolgere contemporaneamente tutte le funzioni che lei cita per la collega. Per non parlare dei cruciverba...
Da qui in avanti, potrò fregiarmi del titolo di "geologO", ed essere "scrittORE"... :lol:

(fine del Fuori Argomento)
Avatara utente
GFR
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Iscritto in data: ven, 10 ott 2014 21:39

Intervento di GFR »

La vita è mistero o Mistero è la vita hanno sette sillabe. La sinalefe, qui almeno, non è obbligatoria: si sta tranquilli anche a voler rispettare certe regole.
Avatara utente
GFR
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Iscritto in data: ven, 10 ott 2014 21:39

Intervento di GFR »

In questo filone ho trovato ben organizzate delle informazioni che conoscevo in modo frammentario. Pensandoci più volte‚ mi è venuto un sonetto (caudato). Lo trascrivo qui‚ dove ha avuto origine; il motivo è certo per compiacermi del mio lato poetico‚ però considerando la questione in un modo più ampio‚ ho ritenuto che potrebbe anche venire utile‚ magari solo come esempio modesto‚ a chiunque sia sulle tracce di una tradizione antichissima.

Viaggio tra le sinalefi

Il poeta avrà per sé l'ultima ora
e potrà sprecarla come le altre
che condividono beffarde e scaltre
sorpreso il mondo davanti all'aurora.
Ma cos'altro attendersi da chi ignora
tutto fuorché l'abbraccio di voialtre,
rime: una scelta incauta che avvalora
le tante volte d'inedia e talaltre
invece di furia generatrice.
Spingono alacri verso la conquista
del nuovo nome per lei Beatrice
o ad attendere ancora un'imprevista
visione; in essa sorge genitrice
l'antica voce che lo chiama artista.
L'ignoto sia e l'assista
nel fondo intarsio di mute canzoni
ad incavar coi suoni le illusioni.
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