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Uno che la pensa come voi?

Inviato: ven, 23 ott 2015 14:33
di AttritoLinguistico

Inviato: ven, 23 ott 2015 18:14
di Carnby
Penso che sia scritto malissimo (molti errori d'ortografia e battitura) e che dica inesattezze gravi: per esempio che albero non esistesse nel lessico agricolo dell'Italia centrale, quando invece esisteva eccome e indicava il pioppo bianco (Populus alba), da cui albereta «piantagione di pioppi».

Inviato: ven, 23 ott 2015 18:16
di Animo Grato
A dispetto della bibliografia, mi pare un articoletto approssimativo, inattendibile, rancoroso e zeppo di refusi.

P.S. E con questo fanno 800! :wink:

Inviato: ven, 23 ott 2015 19:19
di Fausto Raso
Confesso: non sono riuscito a leggere tutto l'"articolo", i crampi allo stomaco hanno avuto il sopravvento...

Ci vuole veramente coraggio per pubblicare... (mi astengo per paura di "beccarmi" una querela).

Inviato: ven, 23 ott 2015 21:15
di Ferdinand Bardamu
Concordo con Animo Grato. Direi che accostare a «noi» (noi chi?) un’opera del genere è quanto meno azzardato: ho letto l’articoletto a salti — contiene una quantità insopportabile di refusi — e mi pare parziale e controverso (eufemismo) nella rinterpretazione della storia d’Italia, e inaccettabile nel tono.

A parte gli errori di battitura, ho notato anche un incomprensibile uso di disfemismi ingiuriosi («smidollati», «finocchietto»?!); l’altrettanto incomprensibile condanna, condita degl’insulti summentovati, di chi dice lavare i piatti e non rigovernare, e corridoio invece che àndito; affermazioni perentorie ma vaghe, arbitrarie, gratuite o per lo meno prive di fonti («l’italiano è estremamente difficile da pronunciare», «l’italiano moderno ha il piú breve vocabolario tra tutte le lingue importanti d’Europa», ma ne ho viste molte altre). Mah… :roll:

Re: Uno che la pensa come voi?

Inviato: sab, 24 ott 2015 1:00
di sempervirens
Penso che non sia molto veridico, e che l'ortografia faccia pena.

Riguardo alla quantità lessicale riporto uno stralcio di un articolo che potete trovare qui (riporto in grassetto un punto cruciale): http://www.treccani.it/lingua_italiana/ ... e_026.html

"...il patrimonio lessicale italiano dovrebbe essere compreso tra le 215.000 e le 270.000 unità lessicali (lessemi). Ma parole, ci avverte Lorenzetti, sono anche le varie forme che prendono i lessemi, una volta flessi (declinati o coniugati): per dire, il lessema andare porta con sé le forme del presente indicativo vado, vai, va ecc., e poi dell’imperfetto indicativo andavo, andavi, andava e via coniugando; la maggior parte dei sostantivi porta la marca del singolare e del plurale (casa/case; abito; abiti); molti aggettivi hanno quattro uscite (bello/bella//belli/belle)… Ogni forma è una parola. Alla resa dei conti, pur sottolineando che nel caso delle forme il calcolo si fa più empirico (un po’ a spanna, insomma), Lorenzetti stimava nel 2004 in più di due milioni «il numero delle parole dicibili e scrivibili in italiano». Sempre Lorenzetti ci ricorda perdipiù che dei circa 260.000 lessemi costituenti il patrimonio lessicale dell’italiano, oltre 50.000 hanno più di un’accezione, oltre 27.000 hanno più di due accezioni, oltre 9.000 hanno più di cinque accezioni, 100 hanno più di 20 accezioni, una decina più di 30…"

Così, per curiosità, una volta mi misi a calcolare tutte le possibili forme includendo possibili verbi parasintetici, usati ma non riportati sui dizionari, tutte le forme derivate dei verbi italiani che stimai essere questi nel numero di circa ventimila, poi aggiunsi tutte le forme alterate dei verbi e del lessico. Quando mi accorsi che con questo sistema il numero avrebbe agevolmente superato qualche decina di milioni di unità mi chiesi " Ma chi me lo fa fa'?" :)

Inviato: sab, 24 ott 2015 1:45
di Marco1971
È molto difficile definire numericamente il lessico di una lingua. Dipende anche dai criteri adottati. Escludendo tutte le parole straniere crude registrate nel GRADIT, ad esempio, e ignote alla maggior parte dei parlanti, il lessico genuinamente italiano, come ricordava ancora il Castellani, si stima in circa 150.000 unità, il che è molto piú del francese, per fare un esempio. Ma son questioni di lana caprina. ;)

Inviato: sab, 24 ott 2015 4:58
di sempervirens
Sono d'accordo con quanto ha detto Marco. Tutto sommato a me sembra interessante notare che la maggior parte delle parole che usiamo per la comunicazione quotidiana, non farcita di anglicismi, è pressappoco lo stesso materiale lessicale usato da millenni. Ed è tutto questo ben di Dio, tutte queste parole che tanto hanno giovato anche a quei Popoli delle fredde lande, i quali disponevano di uno striminzito numero di vocaboli -e nemmeno un alfabeto vero e proprio (hanno dovuto aspettare i Romani)-, che mi terrei ben caro.

Della lingua italiana alla quantità preferisco di gran lunga la qualità e la storicità, e non ultima la trasparenza, peculiarità questa che ha reso i parlanti italiani molto meno soggetti a quello spiacevole fenomeno che è la dislessia.
Ad un bambino italiano infatti basta di capire i rudimenti per la lettura delle parole italiane, mentre un locutore anglosassone invece deve memorizzare la pronuncia parola per parola, causando inevitabilmente perdite di tempo nello studio; cosicché, secondo questo bizzarro fenomeno, tra le tante altre combinazioni di pronuncia delle parole inglesi,"Italy" dovrà essere pronunciato "idali",e "italian" conserverà la sua bella T nella forma e nel suono.

Alla luce di queste evidenti complicazioni trovo la mia lingua perfettamente trasparente e razionale.

Inviato: sab, 24 ott 2015 9:25
di AttritoLinguistico
In effetti mi sembrava un po' troppo pessimista.

:lol:

Per quanto riguarda la lingua inglese americana penso che la T venga pronunciata come ɾ se la sillaba che viene dopo non ha l'accento.

iɾ.əl.i (accento sdrucciolo)
ɪˈtæl.jən (accento piano)

Poi posso pure sbagliare siccome pronuncio sempre con la T aspirata per evitare di dover imparare quando usare la ɾ.

Inviato: sab, 24 ott 2015 10:49
di sempervirens
Sì, ha detto bene, i toni dell'autore sono pessimistici. Forse l'autore avrà le Sue ragioni personali, chissà. Magari dopo questo sfogo sta meglio.
Oggi come oggi prendersela con l'Italia, con gli Italiani, e con la lingua italiana pare che vada di moda. Io in Giappone faccio esattamente il contrario. Tengo ben cara la mia cultura e la mia lingua. Quanto alla lingua inglese frammista all'italiano, con le varie e bizzarre e poco razionali pronunce ad essa associate, non può che bonariamente farmi ricordare la frase di rischio R 68. :)