Leggendo questo filone, inizialmente, ho pensato: «toh, il mio dialetto è proprio uno di quelli in cui trave è maschile, curioso!» e cosí ho fatto qualche riflessione: visto che, come i dizionari confermano,
trabs, trabis è femminile, mi sarei aspettato in dialetto un esito del tipo «'a travi», mentre invece si dice «'u travu»: non solo maschile, ma con la desinenza tipica di un nome latino della seconda declinazione, e non della terza!
Allora, incuriosito, mi sono chiesto in quali altri dialetti, oltre al mio, si adoperasse trave al maschile, e sono andato a consultare le cartine in linea del
NavigAIS, in particolare il foglio 861, dall'eloquente titolo "Il trave; i travi".
Che cosa diceva il Tommaseo-Bellini? «In
qualche dialetto lo usano in senso maschile»?

Sarebbe stato molto più giusto dire che in qualche dialetto lo usano al
femminile, piuttosto!

Praticamente questo termine è maschile nella stragrande maggioranza dei dialetti d'Italia, dal Piemonte alla Sicilia. Le pochissime eccezioni sono date dalla Sardegna, da gran parte della Toscana (da cui l'italiano) e da qualche località della Lombardia, più altri casi (isolati) in altre regioni, al nord come al sud.
Oltre al maschile, si nota che prevale un po' ovunque la terminazione in -o/-u al posto di quella in -e/-a! Come è possibile, se la derivazione è da una parola latina femminile?
Al plurale troviamo spesso, oltre al normale "i travi", la versione neutra "i trava". Inoltre, cosa ancora più strana, questa è una delle rare parole in cui in alcuni dialetti meridionali (anche nel mio!) al plurale regolare si affianca una versione più arcaica, del tipo "i tràvura" o "i tràvara".
Si tratta di un plurale che ricorda i plurali in
-ora del latino volgare, i quali, stando alla
Treccani, sarebbero stati creati sul modello di
tempus, temporis, neutro, che al nominativo e accusativo plurale fa "tempora", applicato ad alcuni nomi maschili in -us.
Il fatto è che io non sono un latinista: le mie reminiscenze di latino risalgono ai tempi del liceo, però mi piace formulare ipotesi "di fantasia" (prendendo, talvolta, delle gran cantonate

). Stavolta, ad esempio, ho visto [url=http://www.dizionario%2dlatino.com/dizionario%2dlatino%2dflessione.php?parola=trabs](qui)[/url] che il nominativo singolare di trabs non è univoco: fa anche trabes, trabis e traps; in latino volgare non potrebbe essere diventato "*trabus", con l'inserimento di una u epentetica?
Potrebbe essere una spiegazione: dal femminile
trabs si passa a
trabus, che sembra un maschile della seconda e in molti dialetti dà luogo a "travu/travo", attraverso l'accusativo "trabum". In altri, questo "trabus" potrebbe aver dato luogo (sul modello di tempus) a un plurale neutro "trabora", da cui le versioni dialettali "tràvura/tràvara".
Dove rimane femminile, invece, attraverso "trabem" produce "trave" (che passa poi in italiano), tuttavia per "contaminazione" da "*travo" in alcuni casi cambia genere.
Come ho già detto, sono solo ipotesi partorite dalla mia immaginazione. So, però, che in questo fòro ci sono ottimi esperti sia di latino, sia di dialetti. Che cosa ne pensate, può essere cosí?
