<e> finale toscana e posizione dell'accento
Inviato: dom, 28 feb 2016 15:35
Prendo spunto da qui:
Com'è noto, per le parole che finiscono in consonante la tendenza in Toscana è quella di importarle aggiungendo una <e> in fondo.
È altrettanto noto che in italiano c'è la tendenza a non tenere un accento a monte di una penultima sillaba chiusa.
Se la parola è monosillabica o tronca non c'è alcun problema, viene fuori una parola piana.
Se la parola è piana o sdrucciola il risultato si inizia a complicare, perché se l'accento conserva la posizione che aveva nella parola originaria le due tendenze possono entrare in conflitto.
Personalmente (mezzo toscano) non ho il primo meccanismo: per le parole straniere (parlando in italiano) ho solo un piccolo rilascio vocalico. «stop» /'stop:ə/. E questo piccolo rilascio non mi suggerisce la presenza di una seconda sillaba, è semplicemente il modo "normale" di terminare una /p/ (può anche darsi che un inglese, sentendo questa pronuncia, non sia d'accordo e che invece a lui questo "corpo estraneo" la suggerisca... chissà)
Ho invece forte il secondo: una parola sdrucciola con la penultima sillaba chiusa mi urta l'orecchio.
Io dico «cògnac», «cognàcche» non lo uso ma non ci trovo niente di strano, «cògnacche» mi stona.
Ho letto invece per alcuni toscani l'ultima è una pronuncia valida, e mi chiedo il motivo di questo.
Forse la ultima <e> gode di uno statuto speciale, e non viene considerata una sillaba a tutti gli effetti? (un po' come il mio rilascio vocalico)
Mi viene in mente, per esempio, il fatto che le particelle finali scavalcano il discorso della penultima sillaba chiusa: «prènderlo» mi suona naturalissimo.
Com'è noto, per le parole che finiscono in consonante la tendenza in Toscana è quella di importarle aggiungendo una <e> in fondo.
È altrettanto noto che in italiano c'è la tendenza a non tenere un accento a monte di una penultima sillaba chiusa.
Se la parola è monosillabica o tronca non c'è alcun problema, viene fuori una parola piana.
Se la parola è piana o sdrucciola il risultato si inizia a complicare, perché se l'accento conserva la posizione che aveva nella parola originaria le due tendenze possono entrare in conflitto.
Personalmente (mezzo toscano) non ho il primo meccanismo: per le parole straniere (parlando in italiano) ho solo un piccolo rilascio vocalico. «stop» /'stop:ə/. E questo piccolo rilascio non mi suggerisce la presenza di una seconda sillaba, è semplicemente il modo "normale" di terminare una /p/ (può anche darsi che un inglese, sentendo questa pronuncia, non sia d'accordo e che invece a lui questo "corpo estraneo" la suggerisca... chissà)
Ho invece forte il secondo: una parola sdrucciola con la penultima sillaba chiusa mi urta l'orecchio.
Io dico «cògnac», «cognàcche» non lo uso ma non ci trovo niente di strano, «cògnacche» mi stona.
Ho letto invece per alcuni toscani l'ultima è una pronuncia valida, e mi chiedo il motivo di questo.
Forse la ultima <e> gode di uno statuto speciale, e non viene considerata una sillaba a tutti gli effetti? (un po' come il mio rilascio vocalico)
Mi viene in mente, per esempio, il fatto che le particelle finali scavalcano il discorso della penultima sillaba chiusa: «prènderlo» mi suona naturalissimo.