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«Car* collegh*»

Inviato: lun, 07 mar 2016 10:51
di Daniele
Buongiorno a tutti.
Come spesso mi accade non sono sicuro che questa sia la sezione giusta per esprimere il mio dubbio, eventualmente spero che mi scuserete.
Ricevo una mail da un'associazione alla quale sono iscritto, che comincia così:
"Car* collegh*…"
Pur intuendo di che si tratti chiedo a chi ha spedito la mail il significato di questo bizzarro saluto. Mi spiegano che è per non rischiare di irritare nessuno: con gli asterischi sono compresi tutti i generi.
Voi sapete niente di questo uso che io trovo un po' barbaro e un po' ridicolo?

Inviato: lun, 07 mar 2016 10:56
di domna charola
Credo nasca nell'ambito delle ricerche in banche dati, ad esempio un OPAC, e in quel caso è molto comodo perché permette di individuare tutti i termini che iniziano in un certo modo, indipendentemente dal fatto che siano riportati al plurale, singolare, maschile, femminile, accrescitivo etc.

In un testo normale, mi sembra molto più elegante e rispettoso scrivere per esteso "cari colleghi e care colleghe", tanto, dal punto di vista linguistico italiano, i generi sono solo due indipendentemente dalle inclinazioni sessuali :roll: . Al limite, ma molto più burocratico, "cari/e colleghi/e"... orribile anche questo...
Mi domando come renderebbe questa forma con asterisco un eventuale oratore...

Inviato: lun, 07 mar 2016 11:04
di Ferdinand Bardamu
Si tratta di una grafia (sottolineo: una grafia) in uso presso gruppi che applicano una forma estrema di politicamente corretto. La ridicolaggine di questo modo di scrivere sta nel fatto che queste parole non possono esser lette se non declinando al maschile o al femminile l’aggettivo e il sostantivo: quindi la «discriminazione» che cacciano dalla porta usando gli asterischi al posto delle desinenze rientra dalla finestra, perché in italiano il genere e il numero sono imprescindibili.

Il maschile plurale è la forma non marcata quando ci si rivolge a un insieme di persone di sesso diverso. Non capisco chi ci vede una forma di discriminazione.

Inviato: lun, 07 mar 2016 11:14
di Daniele
Grazie mille (anche all'amministratore che ha spostato il filone).
Credo che invierò all'associazione una cortese email di protesta. :wink

Inviato: lun, 07 mar 2016 11:55
di Millermann
Salve, Daniele, e bentornato. Mi fa piacere, finalmente, parlare con un mio concittadino! (Cosenza, vero? :wink:)
Venendo all'oggetto del suo quesito, in questo articolo, alla pagina 37, si afferma:

L’uso di forme abbreviate attraverso altri espedienti grafici, come per esempio l’inserimento dell’asterisco al posto della desinenza per indicare che si intende sia la forma maschile sia quella femminile, es. ragazz* anziché ragazzo/ragazza o ragazzo/a, è da evitare perché può ostacolare la lettura e la comprensione del testo.

Piú che un uso, io lo definirei un abuso, e non trovo corretto estendere una convenzione nata per la comunicazione con una macchina (il calcolatore) a quella interpersonale in lingua italiana.

Inviato: lun, 07 mar 2016 12:53
di Ivan92
Ferdinand Bardamu ha scritto:Il maschile plurale è la forma non marcata quando ci si rivolge a un insieme di persone di sesso diverso. Non capisco chi ci vede una forma di discriminazione.
Già, veramente patetico. :x

Inviato: lun, 07 mar 2016 13:28
di sempervirens
Avrei una domanda. Coloro che ha adottato questo sistema lo applicano anche alle altre lingue, per esempio anche all'inglese? Non so, invece di fare distinzione tra actor e actress optano per act*? :o

Inviato: lun, 07 mar 2016 13:44
di Brazilian dude
Act no, ma actor a volte si trova in inglese como termine neutro: http://www.theguardian.com/theobserver/ ... or-actress

Inviato: lun, 07 mar 2016 17:59
di Animo Grato
Mi pare che sia già stato detto tutto. Ovviamente, mi associo alla condanna di queste paturnie "moderniste". :roll: :roll: :roll: :roll: :roll: :roll:

Inviato: lun, 07 mar 2016 18:11
di Carnby
Propongo caru collegu, così non si offende nessuno. :lol:

Inviato: mar, 08 mar 2016 0:55
di Freelancer
Ferdinand Bardamu ha scritto:Si tratta di una grafia (sottolineo: una grafia) in uso presso gruppi che applicano una forma estrema di politicamente corretto. [...]

Il maschile plurale è la forma non marcata quando ci si rivolge a un insieme di persone di sesso diverso. Non capisco chi ci vede una forma di discriminazione.
Non si tratta necessariamente di gruppi. Lo vedo adoperato, in una mailing list che seguo, da alcun utenti - per la maggior parte di sesso femminile mi sembra.

Si tratta di persone che non conoscono questa nozione di forma non marcata del maschile plurale o che la conoscono ma non se ne curano perché non la ritengono più appropriata ai nostri tempi in cui la battaglia per le pari opportunità viene anche, e fortemente, condotta sul piano linguistico.

Del resto basta leggere l'articolo a cui fa riferimento Millerman per rendersi conto di come presso molte persone (l'autrice compresa) sia oggi molto più debole o addirittura ritenuta non più valida la nozione di cui sopra.

Inviato: mar, 08 mar 2016 10:26
di Animo Grato
Freelancer ha scritto:Si tratta di persone che non conoscono
Concordo.