Ivan92 ha scritto:Ma non esiste anche la variante univerbata
Suditalia? Mi sembra d'averla letta da qualche parte.
A dire il vero, esiste anche la variante con raddoppiamento
Sudditalia, usata, fra gli altri, dal linguista Temistocle Franceschi, traduttore del Rohlfs.
Su tutto questo si vedano il filone
«Robotizzare» ~ «robottizzare» e i rimandi in esso contenuti: in particolare, il
mio vecchio intervento sul defunto fòro dell’Accademia della Crusca.
Ivan92 ha scritto:Carnby ha scritto:(ricordo che da noi
sud si dice
sudde con l'ultima
e desonorizzata).
E codesto non è un buon motivo per far sí che la pronuncia da consigliare sia quella con geminazione?
Sí.

A questo proposito val forse la pena di citare il passo del
Dizionario enciclopedico italiano contenuto nella nota n. 240 alla p. 154 di Camilli & Fiorelli (1965):
Il [i]Dizionario enciclopedico italiano[/i] ha scritto:«Nella parola isolata, una consonante finale è di grado medio; ma tra due vocali, in italiano, una consonante di grado medio non può stare. Si presentano allora due possibilità: o si pronunzia scempia, cioè di grado tenue, alterando tutt’e due le sillabe che vengono a contatto (es. tra-m elettrico, lapi-s emostatico: qui con s, a scelta, sorda o sonora); o si pronunzia doppia, cioè di grado rafforzato, alterando la seconda soltanto delle due sillabe (es. tram-(m) elettrico, lapis-(s) emostatico). La pronunzia di grado tenue è l’unica possibile nel caso delle parole la cui consonante finale non è mai finale assoluta: tali le parole troncate (es. dotto-r Antonio) e le proclitiche (es. a-d altri, no-n ora, pe-r ispregio; unica eccezione, dare ad-(d) intendere, perché il -d di ad, in questa locuzione non facoltativo ma fisso, non è sentito come eufonico). Tra le parole normalmente non proclitiche, quelle uscenti in consonante sono eccezionali; nel loro caso, nessuna delle due pronunzie si può dire prevalente, anche perché molto dipende sia dalla natura della consonante sia dal nesso sintattico piú o meno stretto; e qualche volta sono evitate tutt’e due per mezzo d'una pausa, peraltro assai faticosa, dopo la parola in consonante (es. tram - elettrico, lapis - emostatico). La stessa incertezza si riscontra nella formazione degli alterati e derivati: es. gassoso o gasoso, crupale o cruppale; azimutale, sovietico, ma ciacchista, gappista, cavurrino, cognacchino; così pure in certi adattamenti di parole straniere: es. caiaco o caiacco, varechina o varecchina» (Dizionario enciclopedico italiano, vol. X, cit., pp. 71–72).
Per queste ragioni il
DOP non segna il raddoppiamento, che in questi casi è comunque di natura prettamente fonetica, non fonematica. Tuttavia, è chiaro che nel caso di
parole ultimali uscenti in sillaba semplice caudata (che
non siano, ovviamente, proclitiche
né frutto di troncamento, ed escludendo alterati e derivati, per i quali —lo abbiamo visto— la situazione è piú complessa, subentrando fattori analogici), cioè in pratica per tutti gli esotismi, l’opzione automaticamente selezionata da un toscanofono nativo è la prima (senza raddoppiamento) per parole uscenti in /r/, e la seconda (con raddoppiamento) per quelle uscenti in ogni altra consonante.