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«Cavallaggine»

Inviato: gio, 04 ago 2016 12:46
di sempervirens
Recentemente in rete mi è capitato di leggere "americanaggine" nel libro Kansas City 1927. Pochi siti più il là ho visto anche la parola cavallaggine, e poi ancora furbaggine, formicaggine, pischellaggine, spagnolaggine (datato), e via di questo passo. Sembra che il prefisso (anzi suffisso)-aggine contenda il primato a -ista per la facilità e scioltezza nella formazione di nuove parole. Su americanaggine posso farmi un'idea abbinando qualche elemento culturale alla situazione presentata, su cavallaggine pure, collegata a pornodive (mi dispiace per i cavalli), ma per il resto faccio fatica e non sempre le conclusioni sono soddisfacenti. Parlo di quelle parole del parlato che però non si trovano sui dizionari.
Volendo riassumere il tutto con due domande; Quali sono le peculiarità di questo prefisso? E quali i limiti?

Inviato: gio, 04 ago 2016 14:16
di Ferdinand Bardamu
In origine, in latino, il suffisso (non prefisso ;)) -ago, -aginis serviva a formare nomi di piante (es. piantago, ‹piantaggine›), ma poteva esprimere anche un’idea collettiva, come in serrago, ‹segatura›.

In italiano si conserva il valore latino in alcune parole (borraggine, il già citato piantaggine, ecc.) e, in piú, si aggiungono nuovi significati. Il suffisso forma dunque parole che indicano qualità astratte, perlopiú legate a difetti fisici o a vizi e caratteristiche negative (cecaggine, zoppaggine, buffonaggine, testardaggine). Si noti che la stessa parola può anche avere significato concreto, come in fanciullaggine, ‹azione da fanciullo›. In ogni caso, porta con sé molto spesso una sfumatura spregiativa.

Per il Rohlfs, «[l]a differenza tra dimenticanza, sfacciatezza e dimenticaggine, sfacciataggine consiste nel fatto che il primo indica uno stato unico e provvisorio, mentre il secondo esprime una condizione duratura (Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. III. Sintassi e formazione delle parole, Torino: «Einaudi», 1969, § 1058).

Inviato: gio, 04 ago 2016 16:50
di sempervirens
Ah, ecco il perché di cotanta produttività! Non sempre è facile per me lontano dal luogo della lingua viva, senza un dizionario a portata di mano, distinguere con assoluta certezza le possibili sfumature. Si prendano ad esempio le parole pecorume e pecoraggine. In qualche dizionario si riscontrano differenze d'uso, ma in altri sembrerebbero sinonimi. Eppure dopo la Sua spiegazione, mi viene spontaneo di seguire le indicazioni da Lei citate. Devo dedurre che ogni parola ha un percorso distinto, e che in fatto di lessico non si può certo parlare di certezza matematica. Ho fatto bene a chiedere. Grazie! :)

Inviato: gio, 04 ago 2016 17:10
di valerio_vanni
Ferdinand Bardamu ha scritto:Si noti che la stessa parola può anche avere significato concreto, come in fanciullaggine, ‹azione da fanciullo›.
Io, in questo caso, userei «fanciullata».

Inviato: gio, 04 ago 2016 21:00
di Millermann
Chi avesse la curiosità di leggere [quasi] tutte queste parole (buona parte delle quali considerate oggi obsolete) può dare un'occhiata qui. ;)
Fra le tante con connotazione spregiativa, ve ne sono molte che contengono nomi di animali (non c'è, però, cavallagine :?).
Quale mi è piaciuta di piú? «Verderaggine»: dal De Mauro, «l'essere verde, verdezza». :)

Inviato: ven, 05 ago 2016 1:44
di Ferdinand Bardamu
Grazie, Millermann, di quest’interessante aggiunta.

Per quanto riguarda le «parole del parlato che non si trovano sui dizionari» citate in esordio da Sempervirens, esistono molti neologismi formati col suffisso -aggine e adoperati come sostantivo astratto di una base denotante una caratteristica negativa (sovente espressa in forma volgare). Ne cito due: zoccolaggine, parola inserita nell’elenco di neologismi del Treccani, e sboronaggine, la qualità di chi è… vanaglorioso.

Inviato: ven, 05 ago 2016 1:57
di sempervirens
Grazie ancora per il vostro contributo! Sembra di aver confermato la vitalità di questo suffisso. Curiosando tra le parole della lista di Millerman vedo che per asino, ciuco e somaro non mancano i derivati: asinaggine, ciucaggine e somaraggine. Intuitivamente ho trovato a colpo sicuro, un caso isolato però, bardottaggine da bardotto. Un parlante comune, come potrei essere io, che crea parole sul momento secondo fantasia e secondo gusti personali è sicuramente cosa buona, di persona che ricorre a strumenti della propria lingua invece che rifugiarsi dietro lingue di cui ha poca o punta conoscenza. Sarebbe utile che il "creatore" di tali nuove parole ne spiegasse brevemente il significato, in modo da indirizzare il lettore alla giusta interpretazione e così pure al lessicografo.
Quindi, o voi che scrivete anglofilaggine e parole del genere siete vivamente pregati di aggiungere qualche spiegazione.