Sul burocratese
Inviato: ven, 01 dic 2006 12:29
Interessante e divertente questo articolo sul sito Treccani: "Le buroparole per (non) dirlo". 

Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
https://www.achyra.org/cruscate/
Mi sembra un riciclaggio di argomenti su cui si batte da anni; ma capisco che fa pur bene ribadire queste cose a vantaggio di chi non sa svincolarsi dal burocratese (anche se dubito fortemente che chi parla o scrive così si curi di leggere le opportune raccomandazioni o anche le circolari che dovrebbe leggere).bubu7 ha scritto:Interessante e divertente questo articolo sul sito Treccani: "Le buroparole per (non) dirlo".
Lungi da me il voler difendere l'uso indiscriminato di contenitore in luogo della più adatta parola quando opportuno; ma sarebbe bene specificare quando si dovrebbe usare l'una e quando l'altra; mai cercare di imporre divieti assoluti; la cosa migliore è invece cercare di insegnare la flessibilità, come e quando usare la parola appropriata al contesto. E qui mi sovviene quanto, con grande intelligenza e moderazione, scrive Bruno Migliorini a proposito di impiegato, parlando del purismo:meglio specificare se si tratti di museo, galleria, pinacoteca, area archeologica, invece di usare l'iperonimo passe-partout contenitore
Parole che dovrebbe imprimersi nella mente chiunque cerchi di bandire sempre e in tutte le circostanze certe parole.Impiegato, foggiato sul francese employé, fu combattuto a lungo dai puristi, che volevano "mandarlo ai confini". "Come? Usando il vocabolo proprio dato all'ufficiale. Se egli è un Commesso, dirlo Commesso; se Scrivano, Scrivano; se Segretario, Segretario; se Giudice, Giudice, e così via" (Fanfani-Arlia). Ma la lingua ha bisogno appunto d'un termine generico, che possa comprendere gli impiegati pubblici e quelli privati, e non così si provvede alle sue necessità. E si potrebbe continuare a lungo.
Non penso che qualcuno volesse bandirla, e del resto non mi sembra difficile distinguere: si usi l'iperonimo quando si parla in generale e l'iponimo quando si parla di qualcosa in particolare.Freelancer ha scritto:Lungi da me il voler difendere l'uso indiscriminato di contenitore in luogo della più adatta parola quando opportuno; ma sarebbe bene specificare quando si dovrebbe usare l'una e quando l'altra [...]
E perché non scrivere sudocu (che io, ve l’immaginate, chiamo suddòcoFederico ha scritto:...il burocratese è molto piú divertente del sudoku!
Ma come Migliorini indicava, il purismo acceca e non permette di fare distinzioni apparentemente così semplici.Federico ha scritto:Non penso che qualcuno volesse bandirla, e del resto non mi sembra difficile distinguere: si usi l'iperonimo quando si parla in generale e l'iponimo quando si parla di qualcosa in particolare.Freelancer ha scritto:Lungi da me il voler difendere l'uso indiscriminato di contenitore in luogo della più adatta parola quando opportuno; ma sarebbe bene specificare quando si dovrebbe usare l'una e quando l'altra [...]
Menomale che di quei puristi di vecchio stampo non ce n’è piú in giro!Freelancer ha scritto:Ma come Migliorini indicava, il purismo acceca e non permette di fare distinzioni apparentemente così semplici.
Sono d'accordo. Almeno se questa fosse la grafia originale giapponese si potrebbe capirne la logica, ma si tratta solo di una traslitterazione che, sebbene derivata dal sistema Hepburn, è sempre una traslitterazione.E perché non scrivere sudocu (che io, ve l’immaginate, chiamo suddòco).
Ammetto di non averci pensato (e non mi intendo di traslitterazioni): mi sembra una giusta obiezione, anche se qualche k in simili esotismi non penso che faccia molto male.Marco1971 ha scritto:E perché non scrivere sudocu (che io, ve l’immaginate, chiamo suddòcoFederico ha scritto:...il burocratese è molto piú divertente del sudoku!).