Pagina 1 di 2

Diffidare "di" o "da"?

Inviato: sab, 02 dic 2006 12:50
di Fausto Raso
Diffidare significa non fidarsi, dubitare, sospettare e si costruisce con la preposizione "di": diffidate delle imitazioni (non 'dalle', come quasi sempre si sente o si legge). Adoperato transitivamente sta per intimare di fare o no una cosa e si fa seguire dalla preposizione "a", non "da": il bandito fu diffidato (gli fu intimato di) a presentarsi in caserma; lo studente fu diffidato a non fumare. Non dal fumare. Sono in errore?

Inviato: sab, 02 dic 2006 18:17
di Marco1971
Per il primo significato s’usa sempre la preposizione ‘di’, certo; per il secondo, invece, i dizionari danno la reggenza con ‘dal’: Ho diffidato il segretario dal prendere iniziative. Il Gabrielli invece indica ‘a’, confortato dall’esempio di Pratolini citato dal Battaglia:
E adesso che il circolo l’aveva diffidata a frequentare le sale, come un punto d’onore, elle si era iscritta al Fascio.
L’esempio piú antico è di Baldini, che usa ‘di’:
La stessa forza... che diffidava i combattenti di farsi vedere a braccetto delle belle ragazze, che proibiva di sedersi al caffè dalle due alle sei.
In questo significato, dunque, visto che i dizionari piú attendibili riportano il costrutto diffidare qualcuno dal fare qualcosa, direi che oggi è corretta la preposizione ‘da’ articolata, accanto al costrutto tradizionale (dato anche dal Tommaseo-Bellini) diffidare qualcuno a fare qualcosa.

Inviato: dom, 03 dic 2006 11:53
di Federico
Abbiamo già parlato di diffidare anche nel forum della Crusca.

Inviato: dom, 03 dic 2006 11:58
di Infarinato
Federico ha scritto:Abbiamo già parlato di diffidare anche nel forum della Crusca.
:?:

Inviato: dom, 03 dic 2006 12:07
di Federico
Infarinato ha scritto:
Federico ha scritto:Abbiamo già parlato di diffidare anche nel forum della Crusca.
:?:
Oh, ho scritto l'indirizzo del filone precedente: questo l'indirizzo corretto.

Inviato: ven, 13 mar 2009 18:13
di Marco1971
Ecco quel che risponde Bice Mortara Garavelli. Mi sfugge forse qualcosa, ma non vedo dove sia esplicitata la risposta sulla scelta della preposizione (e ho l’impressione che l’autore del quesito debba essere rimasto a bocca semiasciutta :D). :? I dizionari dell’uso, in questo significato di diffidare, danno solo la preposizione da (ho controllato in tutti quelli che possiedo), tranne il Gabrielli bivolume – e quello in rete –, che indica solo a. La soluzione è chiaramente esposta nel Dir (Dizionario italiano ragionato, Firenze, G. D’Anna, 1988):

diffidare [...] Come tr. In giur. Privare della fiducia, e perciò Obbligare con un’ordinanza a compiere un’azione o ad astenersi dal compierla (nel primo caso con la prep. a, nel secondo con la prep. da): Lo diffidarono a mettersi in regola entro una settimana. L’hanno diffidato dal tornare nella nostra città.

Stranamente il Treccani menziona il doppio costrutto ma senza distinzione semantica:

2. tr. Invitare qualcuno ad astenersi da un determinato comportamento o a compiere una determinata attività, sia oralmente, sia, in senso proprio, mediante esplicita diffida scritta: vi diffidiamo dal mettere (oppure, con altra costruzione, a non mettere) in vendita i vostri prodotti in confezioni uguali alle nostre. Infliggere una diffida di polizia: era stato diffidato perché vagabondo abituale.

Sembrerebbe logico e raccomandabile seguire la distinzione del Dir, ma se nessuno la rispetta... :(

Inviato: ven, 13 mar 2009 19:09
di Infarinato
Marco1971 ha scritto:Stranamente il Treccani menziona il doppio costrutto ma senza distinzione semantica…
…Ma, la distinzione, la fa implicitamente:
vi diffidiamo dal mettere (oppure, con altra costruzione, a non mettere) in vendita i vostri prodotti in confezioni uguali alle nostre.
;)

Inviato: ven, 13 mar 2009 19:16
di Marco1971
Vero! Non avevo notato... :oops:

Inviato: sab, 14 mar 2009 1:29
di Infarinato
«Già che ci siamo», faccio anche notare (banalmente) che, mentre diffidare a introduce una proposizione [implicita], diffidare da regge un complemento [costituito da infinito sostantivato, e quindi debitamente articolato].

Inviato: sab, 14 mar 2009 1:38
di Freelancer
Marco1971 ha scritto:Ecco quel che risponde Bice Mortara Garavelli. Mi sfugge forse qualcosa, ma non vedo dove sia esplicitata la risposta sulla scelta della preposizione (e ho l’impressione che l’autore del quesito debba essere rimasto a bocca semiasciutta :D). :?
Perché hanno riportato la domanda tronca. La domanda completa era «Francesco Mosca è disorientato dall’uso specialistico del verbo diffidare e chiede se si debba intendere come ‘intimare a non fare’ o ‘intimare a fare’ in espressioni del tipo "La diffido ad adempiere alle obbligazioni contratte".»

Inviato: sab, 14 mar 2009 1:49
di Marco1971
Ah, ecco, ora è tutto chiaro. Grazie, Roberto, di questa precisazione. In effetti, il titolo sul sito della Crusca è forviante, mi sarei aspettato quel che dice il Dir (riportato sopra).

P.S. Ma «ad adempiere» non mi garba punto. :D

[FT] Infinito sostantivato

Inviato: sab, 14 mar 2009 11:28
di Infarinato
Infarinato ha scritto:diffidare da regge un complemento [costituito da infinito sostantivato, e quindi debitamente articolato].
In realtà, ripensandoci (e come non mancherà —spero— di correggermi [e illuminarci] Ladim), la cosa è meno scontata di quel che sembra: cfr., e.g., Serianni, §§XI.406–411.

Re: [FT] Infinito sostantivato

Inviato: lun, 16 mar 2009 12:22
di Ladim
Questione non proprio agevole.

L’infinito può presentare una pari distribuzione del nome, e se parliamo di distribuzione stiamo ragionando per sintassi [nella sua accezione più formale] – in ho bisogno di mangiare l’infinito è nominalizzato, e sintatticamente, distributivamente va di comune accordo con un qualsiasi altro nome. E tuttavia è in questione un processo verbale, e il ‘processo’ è altra cosa rispetto alla semplice [chiamiamola così] ‘designazione’ [o all’entificazione].

Un’altra distinzione coinvolge la modalità verbale. I modi finiti predicano qualcosa di un soggetto; l’infinito non predica nulla di niente e indica soltanto un’azione, attivando un certo valore autoreferenziale. In quest’ultimo caso (ragionando per assoluto), il verbo nominalizza [non un ente ma] un processo. A questo si oppone la coreferenza del soggetto della subordinazione implicita (in cui è comunque attivo il valore predicativo del verbo).

Quali di questi argomenti?

Per le due preposizioni, una per la finalità (a), l’altra per l’allontanamento (da): ciascuna attiva la semantica opportuna. Per la nominalizzazione dell’infinito: a me pare che cada a proposito nel secondo caso, e che anzi si possa individuare una reggenza tipica – l’articolo determinativo [di là dalle sue implicazioni nominalizzanti] appartiene al semema argomentante del verbo: è un comportamento che ritroviamo, ad esempio, anche in guardarsi (guardarsi dall’oziare). L’infinito, di fatti, non predica alcunché, ma indica un processo autoreferenziale, isolato e determinato, senza coreferenza soggettuale immediata etc.

ho bisogno di mangiare [coreferenza soggettuale: +predicazione, -nominalizzazione=«ho bisogno che io mangi»]/ ho bisogno del mangiare [autoreferenzialità: -predicazione, +nominalizzazione=«ho bisogno di una pagnotta»]

ti diffido dal mettere / *ti diffido da mettere
guardarsi dall’oziare / *guardarsi da oziare

Poi i discorsi si fanno ancora meno scontati… Eppure in a mettere vi scorgo una certa coreferenza, un processo ad ogni modo predicativo etc.

[Non ho con me il Serianni. Né altro]

Re: [FT] Infinito sostantivato

Inviato: lun, 16 mar 2009 17:49
di Infarinato
Grazie, caro Ladim: gentilissimo e puntualissimo come sempre.
Ladim ha scritto:[Non ho con me il Serianni. Né altro]
Chiedo venia: purtroppo, i paragrafi in questione sono troppo lunghi per riportali per intero. In sostanza, si discute la natura «ancipite» dell’infinito e di come non sia sempre agevole determinarne il carattere sostantivale…

Inviato: lun, 16 mar 2009 19:04
di Ladim
Comunque sia, ribadisco la Sua «banalità» [più sopra].