Sul costrutto «ne lo»
Inviato: mer, 07 dic 2016 18:05
Buonasera!
Il costrutto «ne lo + verbo», dove la particella «ne» [<- lat. inde] rappresenta il genitivo oggettivo e «lo» [<- lat. illum] il complemento diretto, è stato adoperato in vari contesti, seppur raramente, almeno dal secolo sedicesimo al diciannovesimo.
Ne ho trovato menzione nella grammatica del Fornaciari:
Per cui, ciò che mi interessa sapere è se, secondo Voi, tale forma ai tempi del suo uso facesse parte della lingua normale (o comune) o esclusivamente della lingua aulica (o solenne) e se si possa oggi affermare che «fu...», ed «è ancora...», «... corretta grammaticalmente».
Le due particelle clitiche possono trovarsi entrambe in risalita nell'italiano? La forma è propria della nostra lingua? o è piuttosto un latinismo [«inde illum»] o gallicismo [«l'en»]?
La particella «ne» anticipa il clitico oggetto di terza persona solo per ragioni prosodiche o vi sono altre motivazioni legate a questa inversione dei ranghi?
Ringrazio sin d'ora chiunque riesca a darmi informazioni in merito, o anche un proprio parere.
Il costrutto «ne lo + verbo», dove la particella «ne» [<- lat. inde] rappresenta il genitivo oggettivo e «lo» [<- lat. illum] il complemento diretto, è stato adoperato in vari contesti, seppur raramente, almeno dal secolo sedicesimo al diciannovesimo.
Ne ho trovato menzione nella grammatica del Fornaciari:
Il punto è che mi pare una «norma dell'uso», ma non riesco a capire se fosse ritenuta corretta nel registro standard.Fornaciari ha scritto:Nella poesia e qualche rara volta nella prosa più scelta si potrà invertir l’ordine, ora posponendo il complemento d’interesse all’oggetto, ora preponendone alle altre particelle. Eccone alcuni esempii. Se gli (gli si) ribellò Padova. Machiavelli. – Io la ti posso concedere per moglie. G. Gozzi. – In atto di volerlosi (un elmo) recare in capo. Leopardi. – Ne si (se ne) fer crudo e miserabil pasto. Caro.
Ne si antepone sempre, nei rari casi in cui questo costrutto si adopera, a lo, la, li, le; p. es. ne la tolse, ne la trasse. Ne lo traeva lori della sua capannetta. G. Gozzi.
Per cui, ciò che mi interessa sapere è se, secondo Voi, tale forma ai tempi del suo uso facesse parte della lingua normale (o comune) o esclusivamente della lingua aulica (o solenne) e se si possa oggi affermare che «fu...», ed «è ancora...», «... corretta grammaticalmente».
Le due particelle clitiche possono trovarsi entrambe in risalita nell'italiano? La forma è propria della nostra lingua? o è piuttosto un latinismo [«inde illum»] o gallicismo [«l'en»]?
La particella «ne» anticipa il clitico oggetto di terza persona solo per ragioni prosodiche o vi sono altre motivazioni legate a questa inversione dei ranghi?
Ringrazio sin d'ora chiunque riesca a darmi informazioni in merito, o anche un proprio parere.
