Fausto Raso ha scritto:So, "in partenza", che sarò contestato... Vengo al "dunque". A mio avviso - anche se ho contro i "sacri testi" - il verbo aderire nell'accezione di partecipare, accettare e simili è usato impropriamente. Aderire, dal latino ad e haerere, significa "essere attaccato", "incollato", un suo derivato è, appunto, l'adesivo. Secondo me, quindi, è "piú corretto" dire che il Tizio partecipa alla manifestazione che non aderisce.
Nel numero dell'aprile 1996 del foglio
La Crusca per voi, a un insegnante che sconsigliava ai suoi studenti liceali l'uso traslato del verbo
portare "riferito a realtà non materiali, non pesanti", Giovanni Nencioni rispondeva dicendo che questo professore usava una lingua filtrata attraverso un esame etimologico, quindi ricondotta a una proprietà da lui ritenuta primitiva e pertanto genuina, escludendo dunque un motore fondamentale - il traslato - dello sviluppo delle lingue; aggiungendo che questo modo di procurarsi un uso linguistico personale verificato non può essere respinto, dato che a ognuno è lecito plasmarsi il proprio strumento espressivo. Ma non si deve cercare di imporlo ad altri (specie a studenti). Nencioni poi faceva vedere che esempi di
portare con oggetti immateriali si trovano anche in Dante, concludendo che non si poteva dire che Dante, pur tanto più vicino del professore alle origini della nostra lingua, non era meno attento al significato originario del verbo
portare, bensì utilizzava spontaneamente i significati propri e traslati che la lingua gli offriva, ossia utilizzava una facoltà della lingua concessa a tutti i parlanti e, ovviamente, più largamente e genialmente messa a frutto da un poeta come lui.