Non sono solo io, per fortuna, a lamentarmi per l'assenza di lemmi provenienti dalla filosofia (a cui aggiungerei
olismo e
apofatico) o dalla linguistica (a cui aggiungerei paragrafematico, prefissoide e suffissoide) ma anche un altro lettore, che di par suo stigmatizza la mancanza di lemmi del settore giuridico (che poi si trovano TUTTI nei meno ambiziosi - almeno in passato - dizionari Zingarelli e Garzanti):
https://www.treccani.it/magazine/lingua ... 96IZ_qM0dY
14 giugno 2023
Spett.le Treccani, ho ricevuto la risposta alla mia precedente interrogazione; tuttavia, debbo dire di aver notato altre incredibili mancanze nella compilazione del vostro dizionario. In particolare, ho notato che mancano le seguenti voci: tuziorismo (parola di fondamentale importanza giuridica necessaria ai fini di concorso per magistratura e anche notarile), manca anche sinallagma, anch'esso termine basilare ed imprescindibile negli studi notarili; inoltre manca: transattivo e altri termini utili in campo giuridico e notarile. In considerazione del fatto che un dizionario della lingua italiana viene consultato fondamentalmente da aspiranti a professioni mediche, giuridiche e ingegneristiche appaiono tali mancanze come una severa lacuna dello stesso. In compenso è stato dedicato ampio spazio a parole volgari (es. coglione, pompino etc...) di cui chiunque conosce il significato e che difficilmente possono essere consultati in un concorso. Vi prego di voler prendere nota delle mie osservazioni. In attesa di un vostro riscontro.
La risposta al gentile utente, che torna a scriverci lamentando l’assenza di alcune voci tecniche del linguaggio giuridico e notarile, si può leggere cliccando qui. Spiegavamo, in sostanza, un fatto del quale il nostro interlocutore non sembra darsi ragione, e cioè che un vocabolario della lingua italiana dell’uso (qualsiasi vocabolario, anche il più esteso, come per esempio il GRADIT, che fu diretto da Tullio De Mauro) non è “completo”, essendo il lessico di ogni lingua in continuo divenire e dunque potenzialmente infinito. Inoltre, chi dirige un’opera lessicografica, decide di dare una linea editoriale, selezionando in un modo piuttosto che in un altro (decidendo cioè i criteri di inclusione ed esclusione) nell’immenso magazzino vivente del lessico italiano.
Ci sarà chi decide di privilegiare la lingua contemporanea dell’uso, riducendo più o meno drasticamente la schiera delle voci letterarie e arcaiche – anche se presenti dalla nostra grande tradizione umanistica e scientifica scritta –; altri, decideranno di rappresentare i vari linguaggi settoriali e le lingue speciali (dalla medicina alla giurisprudenza, dall’economia all’informatica, ecc.) in proporzioni diverse tra di loro oppure, complessivamente, con maggiore o minore larghezza.
Si tenga conto che è tutto da verificare che «un dizionario della lingua italiana viene consultato fondamentalmente da aspiranti a professioni mediche, giuridiche e ingegneristiche»: si pensi piuttosto a quanto la presenza del dizionario sia richiesta sui banchi delle scuole. Per gli aspiranti di cui sopra esistono, inoltre, ottimi vocabolari specifici di settore. Infine, chi legge le opere edite dalla Treccani, ha la possibilità di integrare il lemmario del vocabolario cartaceo della lingua dell’uso con quanto può trovare all’interno del sito stesso della Treccani, che mette a disposizione gratuitamente, digitalizzate, molte opere lessicografiche specialistiche, votate appunto a rendere conto di lessici e concetti di vari àmbiti intellettuali e disciplinari.
La voce
transattivo, per esempio, è definita qui;
tuziorismo, qui;
sinallagma e
sinallagmatico, in questa pagina. Insomma, crediamo che il modo migliore di usare gli strumenti lessicografici della Treccani sia quello di averli idealmente tutti sulla propria scrivania e sul proprio desktop, facendoli interagire tra di loro.