«Abusare»: solo intransitivo?
Inviato: ven, 29 set 2017 9:35
Leggendo la cronaca, trovo sempre più spesso questo verbo con una costruzione che mi suona strana: "Caio (soggetto) abusa Tizia".
Ho guardato anche su Treccani, e mi conferma quello che avrei detto "a orecchio"
abuṡare v. intr. [der. di abuso 1] (aus. avere). – Fare uso cattivo o illecito di qualche cosa: a. del potere; a. delle proprie forze; quindi, eccedere nell’uso di una cosa: a. del vino, del fumo, dei farmaci; o profittarsi: a. della cortesia, della fiducia, della bontà altrui; in partic., a. di una donna, di un minore, violentarli (o comunque indurli al rapporto sessuale con l’inganno, con la circonvenzione, ecc.).
Poi però riporta anche la versione transitiva, come uso antico:
Anticam. anche tr.: Così abusi, fellon, la mia pietà? (T. Tasso). ◆
Si tratterebbe quindi di un uso accettabile, o va considerato - appunto - un abuso?
Ho guardato anche su Treccani, e mi conferma quello che avrei detto "a orecchio"
abuṡare v. intr. [der. di abuso 1] (aus. avere). – Fare uso cattivo o illecito di qualche cosa: a. del potere; a. delle proprie forze; quindi, eccedere nell’uso di una cosa: a. del vino, del fumo, dei farmaci; o profittarsi: a. della cortesia, della fiducia, della bontà altrui; in partic., a. di una donna, di un minore, violentarli (o comunque indurli al rapporto sessuale con l’inganno, con la circonvenzione, ecc.).
Poi però riporta anche la versione transitiva, come uso antico:
Anticam. anche tr.: Così abusi, fellon, la mia pietà? (T. Tasso). ◆
Si tratterebbe quindi di un uso accettabile, o va considerato - appunto - un abuso?