«Consultorio neologico»
Inviato: gio, 03 mar 2005 17:34
Rileggendo un po’ a caso il volume La Crusca risponde (Firenze, Le Lettere, 1995), m’è capitata sotto gli occhi una risposta di Maria Luisa Altieri Biagi al quesito I sempre piú numerosi neologismi non rischiano di far perdere all’italiano la sua individualità? Ne riporto la parte finale, in cui è menzionata una possibilità già da noi contemplata e auspicata in Fonetica e fonologia (se non erro) [grassetto mio]:
«In questa situazione ci si può legittimamente chiedere se, pur rifiutando ipotesi dirigistiche (di ben difficile attuazione, oltre tutto), esista la possibilità di fiancheggiare lo sviluppo della lingua con qualche intervento ad hoc: non con la coerenza e l’ufficialità con cui opera l’Accademia Francese, attraverso un “consiglio superiore della lingua” che lavora in stretta connessione con il governo, ma almeno con la necessaria competenza scientifica e con l’auspicabile continuità istituzionale. A realizzare le quali, basterebbe che la Crusca istituisse un “osservatorio” e “consultorio” neologico a cui potesse rivolgersi chiunque (ricercatore, industriale, ecc.) fosse interessato alla creazione di termini nuovi in armonia con le strutture della nostra lingua. Tutti, ovviamente, possiamo improvvisarci “onomaturghi”; ma l’Accademia della Crusca è particolarmente qualificata per svolgere questo compito.
Per concludere: i neologismi tecnico-scientifici circolano in ambienti specialistici, particolarmente disponibili ad accettare la convenzione linguistica, anche nelle sue forme piú esplicite. Sarebbe dunque possibile far funzionare un reparto di Onomaturgia che regolasse almeno questo settore del lessico, accontentando quanti — come il signor Barricelli [autore del quesito] — vorrebbero una terminologia scientifica non estranea al “genio” della nostra lingua.
È una richiesta che gli interessati potrebbero fare all’Accademia, usando come canale la “Crusca per voi”.»
E allora che aspettiamo? O che aspetta l’Accademia, se è ben noto quanti di noi esulterebbero se si potesse arginare il profluvio [errato, dice il Gabrielli, “la profluvie”] d’americanismi che ogni giorno sedimentano sull’alveo del nostro idioma, intorbidandone la chiare, fresche e dolci acque?
«In questa situazione ci si può legittimamente chiedere se, pur rifiutando ipotesi dirigistiche (di ben difficile attuazione, oltre tutto), esista la possibilità di fiancheggiare lo sviluppo della lingua con qualche intervento ad hoc: non con la coerenza e l’ufficialità con cui opera l’Accademia Francese, attraverso un “consiglio superiore della lingua” che lavora in stretta connessione con il governo, ma almeno con la necessaria competenza scientifica e con l’auspicabile continuità istituzionale. A realizzare le quali, basterebbe che la Crusca istituisse un “osservatorio” e “consultorio” neologico a cui potesse rivolgersi chiunque (ricercatore, industriale, ecc.) fosse interessato alla creazione di termini nuovi in armonia con le strutture della nostra lingua. Tutti, ovviamente, possiamo improvvisarci “onomaturghi”; ma l’Accademia della Crusca è particolarmente qualificata per svolgere questo compito.
Per concludere: i neologismi tecnico-scientifici circolano in ambienti specialistici, particolarmente disponibili ad accettare la convenzione linguistica, anche nelle sue forme piú esplicite. Sarebbe dunque possibile far funzionare un reparto di Onomaturgia che regolasse almeno questo settore del lessico, accontentando quanti — come il signor Barricelli [autore del quesito] — vorrebbero una terminologia scientifica non estranea al “genio” della nostra lingua.
È una richiesta che gli interessati potrebbero fare all’Accademia, usando come canale la “Crusca per voi”.»
E allora che aspettiamo? O che aspetta l’Accademia, se è ben noto quanti di noi esulterebbero se si potesse arginare il profluvio [errato, dice il Gabrielli, “la profluvie”] d’americanismi che ogni giorno sedimentano sull’alveo del nostro idioma, intorbidandone la chiare, fresche e dolci acque?