«Single»

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

Avatara utente
Carnby
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Re: «Single»

Intervento di Carnby »

Ma celibe, alla francese e usato per una donna anche da Manzoni, proprio non vi piace?
domna charola
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Re: «Single»

Intervento di domna charola »

Ma sì, anche celibe per me va bene, ha anche il vantaggio di non richiedere l'asterisco… :twisted:

Però in effetti oggi evoca soprattutto l'idea di un/a non sposato ufficialmente in chiesa o Comune, ma non necessariamente libero.
In realtà a me sembra che single sia un termine di comodo, abusato da noi perché copre tutti i buchi, dato che lo sento usare nelle accezioni più varie.
Conosco moltissimi single per autodefinizione, che in realtà hanno un compagno/a ma non iscritto come tale all'anagrafe, oppure hanno un compagno ma non convivente - questa è l'accezione delle statistiche economiche e sociali, il single fa la spesa monoporzione, ma non è detto che sia completamente solitario - poi ci sono quelli "veri", secondo il senso originario, cioè completamente liberi da impegni di quel tipo.
Quindi forse serve un termine neutro, che copra tutto il campo con un velo d'ombra, e per questo si trova comodo un gruppo di suoni alieno, privo di significati pregressi nella nostra lingua, a cui darne uno nuovo e nostro.
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Freelancer
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Re: «Single»: articolo di C. Giovanardi

Intervento di Freelancer »

Ferdinand Bardamu ha scritto: mer, 20 lug 2022 14:14
G.B. ha scritto: mer, 20 lug 2022 13:19 «Essere single non è un problema!».
Non m’è chiaro perché il «conflitto semantico» e il «dualismo morfologico di genere» rappresenterebbero un ostacolo all’accettabilità di singolo.
Perché ognuno ha una propria sensibilità linguistica. Per alcune persone i criteri fondamentali sono terminazione vocalica, conformità al sistema fonotattico del fiorentino del Trecento e così via, come tutti sappiamo. Per altri i criteri si estendono a ulteriori considerazioni come quelle che Giovanardi ha fatto. Essendo un linguista, si esprime in un certo modo, che tradotto terra terra potrebbe riassumersi così: non è la fine del mondo se si usa single e può anche essere utile - si pensi all'eventuale necessità di usare un linguaggio inclusivo - infatti milioni e milioni di italiani lo fanno senza stare a rompersi la testa su come lo si potrebbe sostituire.
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G. M.
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Re: «Single»: articolo di C. Giovanardi

Intervento di G. M. »

Freelancer ha scritto: ven, 22 lug 2022 17:51
Ferdinand Bardamu ha scritto: mer, 20 lug 2022 14:14 Non m’è chiaro perché il «conflitto semantico» e il «dualismo morfologico di genere» rappresenterebbero un ostacolo all’accettabilità di singolo.
[…] Per altri i criteri si estendono a ulteriori considerazioni come quelle che Giovanardi ha fatto. Essendo un linguista, si esprime in un certo modo, che tradotto terra terra potrebbe riassumersi così […]
Mi pare che Giovanardi non abbia fatto un discorso vago di quel genere ma anzi abbia detto cose molto precise, e proprio perché è un linguista anche a me sembra interessante cercare di capire che cosa intendesse (a prescindere dal fatto che si condividano o no i suoi criteri per giudicare): anch’io quando ho letto la nota ho provato le stesse perplessità di Ferdinand. :|

Posso capire il «conflitto semantico», anche se poi le evenienze pratiche probabilmente non sarebbero troppo numerose né determinanti. Però mi sfugge il ragionamento dietro il dualismo morfologico. Lei dice che è per «l’eventuale necessità di usare un linguaggio inclusivo». Visto che oggi molti si scagliano contro il maschile inclusivo, è vero che talvolta l'anglicismo può nascondere il genere, come singolo invece non potrebbe («vita da single», «appartamento per single», ecc.); ma questi sono pochi casi speciali, singole frasi o espressioni: anche usando l’anglicismo, a meno di adottare gli scevà della Gheno o cose simili nell'uso generale, nella maggior parte della lingua comune il genere grammaticale del termine è reso evidente da articoli, aggettivi e altri elementi di contorno («Un’indagine sui single»; «Sono un single per scelta», «Qualsiasi single è stato innamorato almeno una volta nella vita», ecc.): in che modo quindi il dualismo morfologico di genere rappresenta un ostacolo al linguaggio inclusivo?
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Re: «Single»: articolo di C. Giovanardi

Intervento di Freelancer »

G. M. ha scritto: ven, 22 lug 2022 18:39 Visto che oggi molti si scagliano contro il maschile inclusivo, è vero che talvolta l'anglicismo può nascondere il genere, come singolo invece non potrebbe («vita da single», «appartamento per single», ecc.); ma questi sono pochi casi speciali, singole frasi o espressioni: anche usando l’anglicismo, a meno di adottare gli scevà della Gheno o cose simili nell'uso generale, nella maggior parte della lingua comune il genere grammaticale del termine è reso evidente da articoli, aggettivi e altri elementi di contorno («Un’indagine sui single»; «Sono un single per scelta», «Qualsiasi single è stato innamorato almeno una volta nella vita», ecc.): in che modo quindi il dualismo morfologico di genere rappresenta un ostacolo al linguaggio inclusivo?
Premesso che sono nel campo di chi non usa, sconsiglia e ritiene controproducente l'uso dello scevà, dell'asterisco e artifici simili, nei tre casi sopra proposti, quando si voglia usare un linguaggio inclusivo, vi sono alternative semplici, mentre il dualismo morfologico complicherebbe molto le cose. Quindi:
  1. «Un’indagine sulle persone single» - che si potrebbe anche sostituire con sulle persone singole, qualora in italiano si fosse affermato il duale singolo/singola con questa precisa accezione
  2. Mi sembra che l'enunciazione più probabile sarebbe Sono single per scelta, o anche, con riferimento a quanto detto in a) sulll'accezione duale, Sono singolo/singola per scelta, infatti essendo la frase in prima persona, chi la pronunzia sa meglio di tutti se deve dire un o una, singolo o singola, quindi qui il problema neppure si pone
  3. «A qualsiasi single è capitato di innamorarsi almeno una volta nella vita»
ecc.
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Ferdinand Bardamu
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Re: «Single»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Faccio mie le osservazioni di Giulio. Aggiungo soltanto una cosa, e non mi dilungo perché alimenterei un fuori tema potenzialmente infinito. Porre il dualismo di genere come problema (qualunque sia la ragione alla base di quest’urgenza) significa mettere in discussione una delle caratteristiche fondamentali dell’italiano. Da qui a sostenere la necessità dello scevà, o, perché no?, della sostituzione delle parole italiane «problematiche» con gli equivalenti inglesi privi delle desinenze di genere, il passo è breve.
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G. M.
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Re: «Single»: articolo di C. Giovanardi

Intervento di G. M. »

Freelancer ha scritto: ven, 22 lug 2022 19:33 Premesso che sono nel campo di chi non usa, sconsiglia e ritiene controproducente l'uso dello scevà, dell'asterisco e artifici simili, nei tre casi sopra proposti, quando si voglia usare un linguaggio inclusivo, vi sono alternative semplici, mentre il dualismo morfologico complicherebbe molto le cose.
Lei ha ragione, e rileggendomi temo di non averle fatto ben capire il mio punto (che stava soprattutto nell'espressione «lingua comune»). Riprovo.

È chiaro che, in un uso consapevole e molto attento, come può essere quello del redattore che prepara un testo, se si vuole evitare il maschile inclusivo l’anglicismo consente di riscrivere le frasi più facilmente che usando singolo (che richiede appunto di appoggiarsi a qualcosa di semanticamente “neutro” come persona). Nel complesso però, anche se leggendo un testo siffatto alla fine la cosa può non essere evidente, si tratta di un linguaggio molto artificiale, per il tempo e l'impegno che richiede nello scrivere.

Nel linguaggio spontaneo, come il parlato e lo scritto veloce in messaggini e reti sociali, queste cose cadono automaticamente, e l’uso dell’anglicismo non riduce in modo significativo il maschile inclusivo. Lo stesso avviene in testi curati (= non spontanei) dove però si mantenga normalmente l’uso del maschile inclusivo.

Quindi l'unico caso pratico in cui single può essere scelto consapevolmente (e da lì ripreso inconsapevolmente) per l'assenza di dimorfismo, è quello dei testi curati dove il redattore pone una particolare cura per girare ogni frase in modo da evitare completamente il maschile inclusivo. (Ci sarà poi qualcuno che si sforza di evitarlo sempre anche nel parlato, ma questi credo che siano pochissimi... e spesso non ci riescano :P).

È possibile comunque che Giovanardi intendesse proprio questo, ma, se così è, mi pare che rispetto alla totalità degli usi odierni di single simili casi siano talmente minoritari da risultare trascurabili per la questione in oggetto. (Tuttavia non ho modo di fare una valutazione numerica precisa, quindi potrei rimanere sorpreso...).
G. M. ha scritto: ven, 22 lug 2022 18:39 [...] a meno di adottare gli scevà della Gheno o cose simili nell'uso generale [...]
Devo correggermi (così gli scevaisti che visitassero il fòro vedono che stiamo attenti): in realtà in tal caso si potrebbe dire singolǝ (e singolз), quindi il termine “italiano” con “trialismo morfologico di genere” va benissimo. :P
Avatara utente
G.B.
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Re: «Single»: articolo di C. Giovanardi

Intervento di G.B. »

Freelancer ha scritto: ven, 22 lug 2022 17:51
Ferdinand Bardamu ha scritto: mer, 20 lug 2022 14:14 Non m’è chiaro perché il «conflitto semantico» e il «dualismo morfologico di genere» rappresenterebbero un ostacolo all’accettabilità di singolo.
Perché ognuno ha una propria sensibilità linguistica. [...]
Ecco, ad esempio io non capisco perché singletudine «può essere utilizzato solo nel registro colloquiale e scherzoso della lingua»; perché la possibilità di avere un astratto non sia stata annoverata tra i vantaggi dell'anglicismo. Giovanardi stesso ne ha giovato:
...se un tempo il non essere sposati costituiva una “menomazione” nella valutazione comune, oggi la singletudine (ci si passi l’uso giocoso) assume connotati se non positivi, certamente non stigmatizzati.
Qui singletudine ha dato modo al Nostro di evitare una ripetizione: esser single avrebbe infatti doppiato l'infinito sostantivato precedente (il non essere sposati) e il Giovanardi, pur con «uso giocoso», se n'è servito.
G.B.
valerio_vanni
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Re: «Single»: articolo di C. Giovanardi

Intervento di valerio_vanni »

G.B. ha scritto: sab, 23 lug 2022 18:38 Ecco, ad esempio io non capisco perché singletudine «può essere utilizzato solo nel registro colloquiale e scherzoso della lingua»; perché la possibilità di avere un astratto non sia stata annoverata tra i vantaggi dell'anglicismo. Giovanardi stesso ne ha giovato:
Con pronuncia mista o regolare?

Nel primo caso è abbastanza brutto per l'italiano, nel secondo fa un po' fatica a convivere con "single" che è abbastanza usato pronunciato /'singol/.
Avatara utente
G.B.
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Re: «Single»

Intervento di G.B. »

Io pronuncio regolarmente. Ma non saprei come il Giovanardi. In effetti, in entrambi i casi la possibilità d'un astratto si paga con una certa incoerenza grafo-fonetica: era forse questo l'ammonimento del linguista.
G.B.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Re: «Single»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Vi segnalo quest’articolo dell’Unità datato 28 dicembre 1979. Tratta il fenomeno delle donne che vivono da sole, prive di legami sentimentali, negli Stati Uniti. Gli anglicismi che costellano il pezzo sono piú citazioni che parole inglesi adoperate in quanto parte del lessico italiano. Il fatto è descritto in maniera critica (L’Unità era pur sempre l’organo del PCI) e con distacco: evidentemente rappresentava una stranezza agli occhi degli italiani dell’epoca, come conferma la chiusa: [Q]uanto rapidamente [l’Italia] subirà l’influsso da parte di quest’America che da molti anni ci esporta, anticipandole in casa propria, alcune delle sue piú significative ‹mode culturali›?».

Dunque all’epoca non si dava ancora per iscontata, non si considerava ancora normale la scelta di non voler avere relazioni: ecco perché nel testo l’anglicismo è accompagnato da molte chiose. Proprio queste chiose sono di grande interesse per la nostra discussione, perché dimostrano come single sia tutt’altro che intraducibile. L’articolista, Silvana La Bella, rende il concetto in italiano con due parole: solo e singolo.

Da questi due aggettivi/sostantivi trae anche gli astratti: rispettivamente solitudine e singolarità (racchiuso tra virgolette per sottolinearne l’accezione particolare). Per singolo, nell’articolo c’è pure l’avverbio singolarmente.

Ecco le occorrenze nel testo:

Vivere a New York da ragazza sola [nel titolo! L’occhiello è «Settimana-tipo di una ‹single woman›», con «single woman» tra virgolette, come parola esotica]

[…] la nostra amica singola non avrà proprio nessuno con cui dormire.

Due chiacchiere con le compagne di appartamento, un piccolo snack anch’esso consumato singolarmente […].

Le discoteche e i single bars —i locali creati appositamente per favorire l’incontro di persone sole […].

Né la sua solitudine ha punti in comune col volontario isolamento […].

La settimana-tipo della ragazza americana sola […]

E intanto si moltiplicano i divorzi e cresce la percentuale di donne sole. Parallelamente però si infoltiscono anche le fila [sic] degli uomini soli.

[…] il fenomeno di questa massificazione della solitudine è preoccupante e ci riguarda da vicino.

Oltre tutto, per ritornare al problema della «singolarità» […].
SamueleBozzato
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Re: «Single»

Intervento di SamueleBozzato »

@Ferdinand Bardamu Cercando in rete "Persona singola", vengono fuori vari articoli su redditti per single e nuclei familiari. Inoltre riportano anche solo/sola per single:

https://docs.google.com/document/d/1ifn ... p=drivesdk
SamueleBozzato
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Località: Bergamo bassa

Re: «Single»

Intervento di SamueleBozzato »

Ancora riguardo a singolo, non me ne vogliate, sul Tubo ho trovato un video in cui la De Filippi, nel suo programma, chiede a un uomo: "Sei ancora single?". E lui le risponde: "Sì, sono ancora singolo". Intanto il pubblico si mette a ridere perché l’uomo ha detto singolo e non single. Ecco il collegamento: https://youtu.be/oNznKtIcmfg.
Ultima modifica di SamueleBozzato in data gio, 20 lug 2023 11:00, modificato 2 volte in totale.
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