Struttura a verbo secondo esclusa in italiano moderno?
Inviato: ven, 11 mag 2018 14:03
Non m’è ben chiara la frase sottolineata di questo passo della voce «Italiano antico» della Grammatica Italiana del Treccani:
- La frase iniziale del sonetto dantesco riportato nel § 2 mostra un ordine delle parole che non sarebbe usuale in italiano moderno (Benincà 1994: capp. 7-10), con il complemento predicativo (Tanto gentile e tanto onesta) in posizione preverbale e il soggetto (la donna mia) in posizione postverbale. Questo ordine delle parole (tecnicamente, struttura a verbo secondo) era generale in italiano antico, dove qualsiasi tipo di costituente poteva essere anteposto al verbo, mentre il soggetto andava a occupare la posizione immediatamente postverbale (la cosiddetta inversione):
(4) a. Ciò tenne il re a grande maraviglia (Novellino II, 22)
b. e di ciò può il parlatore prendere suoi argomenti (Il Tesoro di Brunetto Latini volgarizzato da Bono Giamboni, Bologna, Romagnoli, 1877-1883, vol. 4°, libro 8, cap. 49, p. 163, rr. 10-11)
c. Tanto amò costei Lancialotto (Novellino LXXXII, 5-6)
d. Perché semo noi venuti a queste donne? (Dante, Vita nuova XIV, 2).
In (4) a. il costituente anteposto è oggetto diretto, in (4) b. un complemento preposizionale, in (4) c. e (4) d. un avverbio. In tutti gli esempi il soggetto posposto segue immediatamente il verbo e, quando il verbo è composto con un ausiliare o semiausiliare (modale), si trova dopo l’ausiliare (semo in 4 d.) o il semiausiliare (può in 4 b.), non dopo il participio o l’infinito, un ordine del tutto escluso in italiano moderno.