Condizionale passato per evento futuro?
Moderatore: Cruscanti
- Millermann
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- Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
- Località: Riviera dei Cedri
Buonasera a tutti, buonasera a Ste. Gi al quale chiedo se cortesemente mi può dare un riferimento per la regola sopraenunciata.
Avrei poi un quesito:
- Penso che per fare presto prenderò il treno, se Luigi in macchina arriverà prima vorrà dire che mi sono/sarò/ero sbagliato.
Quale dei tre? Grazie.
Avrei poi un quesito:
- Penso che per fare presto prenderò il treno, se Luigi in macchina arriverà prima vorrà dire che mi sono/sarò/ero sbagliato.
Quale dei tre? Grazie.
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
Salve,
in risposta all’ultimo intervento, direi che, quantomeno nel mio caso, non tirerei in ballo “regole” e simili: le mie parole sono riconducibili a una mera opinione, formulata non tanto da un addetto ai lavori, quanto da un comune italiano, appassionato del proprio idioma nazionale quale mezzo semantico di elezione.
Se avessi pieno possesso di ognuna delle regole grammaticali del nostro sistema linguistico, sarebbe superfluo da parte mia porre o discutere quesiti in questo o in altri forum.
Ciò premesso, ho suggerito - e continuo a farlo - l’impiego del futuro anteriore perché ritengo che sia l’unico tempo in grado di rappresentare un’azione non ancora avvenuta e, insieme, come dice la denominazione stessa, rispettare l'anteriorità nei confronti del futuro semplice.
Ritengo, per contro, che l’impiego di un verbo dell’indicativo coniugato al passato (quali, ad esempio, il trapassato prossimo o il remoto) sia inadeguato per assolvere a questa funzione: tali forme verbali rimandano ad azioni compiute, di norma integrate in proposizioni secondarie alle quali si legano le principali costruite con il passato prossimo o il passato remoto.
Sia nella frase citata nei precedenti interventi sia nell'ultima, proposta a mo’ di quesito, l’unica soluzione (sempre a mio modesto parere) che rispecchi la “canonicità” sintattica è il futuro anteriore (“sarò sbagliato”, tanto per dire la mia sull’interrogativo presentato da Lorenzos), in quanto la principale si regge sul futuro semplice.
Saluti
in risposta all’ultimo intervento, direi che, quantomeno nel mio caso, non tirerei in ballo “regole” e simili: le mie parole sono riconducibili a una mera opinione, formulata non tanto da un addetto ai lavori, quanto da un comune italiano, appassionato del proprio idioma nazionale quale mezzo semantico di elezione.
Se avessi pieno possesso di ognuna delle regole grammaticali del nostro sistema linguistico, sarebbe superfluo da parte mia porre o discutere quesiti in questo o in altri forum.
Ciò premesso, ho suggerito - e continuo a farlo - l’impiego del futuro anteriore perché ritengo che sia l’unico tempo in grado di rappresentare un’azione non ancora avvenuta e, insieme, come dice la denominazione stessa, rispettare l'anteriorità nei confronti del futuro semplice.
Ritengo, per contro, che l’impiego di un verbo dell’indicativo coniugato al passato (quali, ad esempio, il trapassato prossimo o il remoto) sia inadeguato per assolvere a questa funzione: tali forme verbali rimandano ad azioni compiute, di norma integrate in proposizioni secondarie alle quali si legano le principali costruite con il passato prossimo o il passato remoto.
Sia nella frase citata nei precedenti interventi sia nell'ultima, proposta a mo’ di quesito, l’unica soluzione (sempre a mio modesto parere) che rispecchi la “canonicità” sintattica è il futuro anteriore (“sarò sbagliato”, tanto per dire la mia sull’interrogativo presentato da Lorenzos), in quanto la principale si regge sul futuro semplice.
Saluti
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