«Ghosting»

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Moderatore: Cruscanti

Antonio Migliano
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Iscritto in data: sab, 06 ago 2022 8:33

Re: «Ghosting»

Intervento di Antonio Migliano »

G.B. ha scritto: sab, 04 mar 2023 21:09 Non posso non notare una curiosa differenza comunicativa tra le conclusioni sopra riportate e quelle dell'articolo della rivista dal quale la scheda è tratta:
(...)
In un caso «si potrebbe proporre... tuttavia... e...», nell'altro «non esistono degli esatti equivalenti» e le alternative «oltre... anche...». Non è proprio la stessa cosa, ecco.
Sì, in un gruppo Facebook che combatte l'abuso degli anglicismi, anch'io feci notare questa discrepanza quando fu pubblicato l'articolo. E abbiamo già le prime crepe...
G.B. ha scritto: sab, 04 mar 2023 21:09
S. Giovine, in «ghostare», ha scritto: (...) le alternative (...) hanno inoltre il limite di non riferirsi specificatamente alla sparizione “digitale” di una persona.
Falso, ghostare non si riferisce precipuamente alla sparizione "digitale", no, la persona in questione sparisce del tutto, nel senso che non si fa più vedere né risponde alle telefonate; l'irreperibilità non si configura solo nelle piattaforme sociali. Il termine evidentemente non possiede questa specificità. Tolta questa, che rimane?

- Paola è sparita.

1) Paola è stata smaterializzata dal Mago Silvan;
2) Paola è finita su "Chi l'ha visto?";
3) Paola non risponde più né alle chiamate né ai messaggi.
Avatara utente
12xu
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Iscritto in data: mar, 20 dic 2022 21:54

Re: «Ghosting»

Intervento di 12xu »

Ogni tanto mi capita di giocare a ritradurre i brutti adattamenti italiani dei titoli dei film stranieri. Visto che qualche giorno fa c'è stato il ventennale di Eternal Sunshine of the Spotless Mind Se mi lasci ti cancello, tra le possibili traduzioni mi è sovvenuto anche If you leave me I ghost you.

Credo che cancellare avrebbe potuto funzionare come traducente di ghosting: to ghost someone non significa solo ignorare qualcuno, né significa dileguarsi in quanto il ghosting si subisce: significa invero bruciare i ponti con qualcuno e cancellarlo dalla propria vita.

Tuttavia, visto che è diventato parte del linguaggio quotidiano, credo che ormai convenga adattare ghostare con gostare, e ghosting con gostaggio.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Ghosting»

Intervento di domna charola »

Ho sempre delle serie perplessità, in questi casi.
Si tratta di un termine del linguaggio giovanile, anzi, del gergo giovanile, cioè di un qualcosa che nasce - consciamente o meno - proprio per sottolineare la propria diversità, creare una propria sfera comune dalla quale gli adulti sono esclusi. Su questi processi attraverso cui avviene lo sviluppo della personalità individuale gli esperti hanno scritto intere biblioteche, e si tratta di fenomeni ben noti. Il linguaggio in codice è scelto proprio perché sia tale. A volte, nell'ingenuità giovanile, ci si illude di aver scoperto chissà cosa, una nuova sensazione, emozione, idea che gli adulti non conoscono e non capiscono, per la quale non hanno neppure il nome, e questo fa sentire più "grandi", superiori... ci siamo passati tutti, per poi scoprire che esisteva già. E' così però che si creano i termini nuovi - secondo le tecniche del momento, che ora vedono l'inglese come vincitore - con la profonda convinzione che servano a indicare una sottile sfumatura diversa che prima non c'era. In realtà, si sta semplicemente cercando di cifrare un termine noto e in uso per la medesima cosa, in modo che "i grandi" non capiscano cosa si sta dicendo, o per lo meno rimangano spiazzati.
Il gioco alla fine è questo. Quindi cercare di tradurre questi termini del gergo giovanile, o peggio, adattarli secondo me non ha alcun senso.

Il traducente esiste già, ed è il termine di partenza che indica il concetto che si è voluto mimetizzare e rendere incomprensibile all'esterno della cerchia iniziatica. Una persona sparisce - svanisce, si dilegua e tutti gli altri sinonimi già indicati - e ci ignora, ci cancella dalla sua vita, non si fa più viva... insomma, ce n'è già in abbondanza.
La riprova di tutto ciò, è che persino il termine originario che ora si tenta di adattare, è stato scelto e preso di peso non perché più preciso nel suo significato rispetto alle voci italiane, ma solo perché suonava esotico e quindi incomprensibile. E' inutile girare attorno a gostare e arrampicarsi sugli specchi con fantasiose fantasmizzazioni o cose del genere... perché né in italiano, né in francese né in inglese ghost/fantasma vuole dire quello che i nostri ragazzini pensano voglia dire, dimostrando - a fianco di una gran povertà lessicale nella propria lingua - anche una scarsa comprensione dell'anglico idioma e dei concetti stessi a cui fanno riferimento.

Se c'è una cosa che non scompare, è proprio il fantasma! Chi muore sparisce per sempre, ma i fantasmi ritornano! Periodicamente si rifanno vivi, tormentano i superstiti, cercano di comunicare con loro, cercano di non sentirsi abbandonati e ignorati... insomma, ve lo ricordate, tanto per dirne uno, il fantasma di Cantervilla??... ecco, un moroso che si fantasmizza è quello che si fa gli affari suoi, pascola liberamente qua e là, e poi periodicamente ritorna a tormentarti, a illuderti, a strapparti dalla raggiunta pace. Questo è in italiano un comportamento da fantasma, ragazzi!
E prima di fare i creativi, e pensare di poter riscrivere la lingua, attaccate il neurone!

Vabbè, ci siamo passati tutti, funziona così, e se la ricchezza lessicale delle giovani generazioni si riduce sempre più, qualche esamino di coscienza dobbiamo farcelo anche noi...
Però, concesso che parlino come vogliono - perché è giusto che qualche volta non si riesca a penetrare nei loro "mondi" - evitiamo di cadere nella medesima sindrome, pensando che veramente sia stata scoperta la nuova inedita sfumatura dell'esistenza umana a cui prima nessuno aveva pensato!
Il termine nuovo serve, anzi è necessario, laddove veramente si scopre qualcosa di nuovo, e serve un nome, uno e non una definizione da dizionario. Non dove si rimesta sempre la medesima polenta.
Avatara utente
12xu
Interventi: 147
Iscritto in data: mar, 20 dic 2022 21:54

Re: «Ghosting»

Intervento di 12xu »

Apprezzo sempre le sue analisi, e in generale consento; ma reputo che manchino di considerare un fattore prima estraneo. Questo gergo e quelli futuri non sono equiparabili a quelli passati: leggeremo e udiremo questi anglismi di nuovo, e di nuovo, e di nuovo, perché continueremo a frequentare l'interrete in cui si forma buona parte del nostro ingegno comunicativo. Non è gergo giovanile come quello di pochi decenni fa: questo è desinato a perdurare.
La semi-alfabetizzazione verso l'inglese è sempre più comune, e le parole che hanno una — pur minima — sfumatura insolita entrano nel linguaggio quotidiano per forza dell'efficacia retorica.

Ghosting è tra questi: il solito è scomparso non ha la stessa forza retorica di mi ha ghostato (= il più insolito mi ha cancellato). Filoni come questo servono a riconsiderare l'efficacia espressiva del canone su cui fondiamo il nostro ingegno comunicativo — fondamenta evidentemente porose. Se è dunque vero che è bene fermarsi a pensare prima di correre ad adattare l'anglismo, è anche vero che il gergo giovanile — questo gergo giovanile — non può essere ignorato perché tale. Paradossalmente, reputo più ignorabile il gergo giornalistico e mediatico che domina questo foro, prodotto invero di posa e ignoranza linguistica dei giornalisti; che non quello giovanile, prodotto anche dell'istinto comunicativo.
domna charola
Interventi: 1632
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Ghosting»

Intervento di domna charola »

Non è questione per me di "ignorare" il gergo giovanile, ma di rispettarlo per quello che è, e cercare di non impadronirsene, solo per apparire giovani.
Se perdurerà, si vedrà alla distanza, mi sa. Perché da un lato quelli che sono appena appena meno giovani, sì, lo leggono in rete, forse se ne appropriano però molte delle situazioni emotive e relazionali a cui questo linguaggio fa riferimento sono ormai loro estranee; quelli ancor meno giovani, possono essere anche più impermeabili e magari guardare questi linguaggi nuovi dall'alto in basso. Ma anche quelli che li usano ora, probabilmente fra qualche anno li troveranno superati, o perché si sentono loro "passati oltre", finalmente adulti con una loro autorevolezza e nessuna necessità di parlar cifrato, o perché guarderanno al nuovo abbandonando i termini "vecchi", per darsi una pittata di nuova gioventù. Insomma, secondo me i termini che indicano effettivi oggetti nuovi entreranno nella lingua, ma gli altri continueranno ad andare a mode, perché la rete tanto è pervasiva, quanto veloce a rinnovarsi e dimenticare.
La forza retorica semplicemente passerà al nuovo effimero termine di turno. Sempre che il nostro ex-giovane non si sia ormai fatto una solida famiglia, il rischio di abbandono sia ormai lontano da lui, e quando arriverà il turno dei figli dovrà riprendere in mano il dizionario della Crusca con gli aggiornamenti ( :evil: ) per capirli...
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