Negro è tanto spregiativo quanto
ebreo: di volta in volta uomini e donne sono stati chiamati
negri e ridotti in schiavitù, sono stati chiamati
ebrei e deportati. In Europa, sede del secondo orrore, per fortuna si è stati abbastanza intelligenti da capire che il problema non era come venivano chiamati i deportati, ma il fatto che fossero deportati; negli Stati Uniti, culla di quell'idiozia nota come "correttezza politica", il "ragionamento" è stato: «Ti chiamavo
negro quando ti mettevo in catene, ora godi perché ho deciso di chiamarti in un altro modo (anche se ti tratto sempre come una pezza da piedi)». Da qui la trafila
nigger/negro, colored, black, Afro(/African)-American: ogni nuovo termine è venuto con una promessa di cambiamento, ma Rosa Parks era educatamente e "progressisticamente" apostrofata come
colored quando le venne ricordato che il suo posto era in fondo al torpedone. Oggi continuano a friggerne una decina all'anno sulla sedia elettrica, ma rispettosamente.
Il termine più accettato è attualmente
African-American (che da noi è diventato
afroamericano, ma attenzione, perché il "pensiero politicamente corretto" ortodosso potrebbe storcere il naso di fronte all'irrispettosa abbreviazione del primo elemento in
afro-), che, a rigor di termini, dovrebbe riferirsi a Charlize Theron (nata e cresciuta in Sudafrica e naturalizzata statunitense) piuttosto che a un qualsiasi negro di Cincinnati, figlio e nipote di negri di Cincinnati, mai uscito dagli Stati Uniti e convinto che Hong Kong e Congo siano la stessa cosa.
(Ci sarebbe molto da dire su questo
afroamericano, a partire dal fatto che non si è mai sentito
euroamericano per i bianchi - al massimo
italoamericano per un'altra minoranza abbastanza spregevole - come a ricordare agli
afro-, italo-, latino- ecc. che in America loro sono solo "turisti", mentre i veri americani, senza bisogno di ulteriori specificazioni, sono solo i W.A.S.P.)
Tornando a noi, è vero che l'opinione pubblica italiana ha importato in blocco tutto il discorso sulla presunta inaccettabilità di
negro, come è stata solerte nell'adozione di tutti gli altri anglismi di cui si discute in queste pagine: io non accetto né l'uno né gli altri.
Spigolature:
- Dall'introduzione (1986) di un'edizione scolastica (e quindi particolarmente attenta all'aspetto educativo) del
Buio oltre al siepe:
"Nella lingua inglese esistono tre vocaboli per indicare i negri: nigger, negro, black
. Nigger e negro sono usati dai bianchi dispregiativamente, black significa «di colore nero» ed è un vocabolo senza alcuna connotazione negativa [...]
Nel corso [della traduzione]
del romanzo sono stati utilizzati indifferentemente i termini negro e nero visto che nella nostra lingua nessuno dei due vocaboli ha connotazione negativa".
- L'inglese
slave (schiavo) deriva (come il corrispondente italiano, ma in modo più trasparente) dall'etnonimo
Slav (slavo). Quando il solito avvocato del
politically correct se ne accorgerà, proporrà (imporrà) un nuovo nome ai popoli slavi, per tutelarne la dignità, o censurerà
slave in quanto viziato dallo stimma dell'odio razziale?