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Inviato: ven, 07 dic 2018 15:29
di G. M.
Segnalo di passaggio che host è usato anche in informatica:
Il Vocabolario Treccani s.v. «host» ha scritto:hosthóust› s. ingl. (propr. «ospite»; pl. hostshóusts›), usato in ital. al masch. – In informatica, calcolatore di grandi dimensioni e potenza, collegato telematicamente con una varietà di computer periferici (detti client), che da esso attingono dati e programmi.

Inviato: ven, 07 dic 2018 23:55
di Maestro Italiano
G. M. ha scritto:Segnalo di passaggio che host è usato anche in informatica:
Il Vocabolario Treccani s.v. «host» ha scritto:hosthóust› s. ingl. (propr. «ospite»; pl. hostshóusts›), usato in ital. al masch. – In informatica, calcolatore di grandi dimensioni e potenza, collegato telematicamente con una varietà di computer periferici (detti client), che da esso attingono dati e programmi.
Sì, è vero, e quando l'ho letto mi sono ricordato che qualcuno qui in Cruscate aveva scritto che oggigiorno vanno di moda gli anglicismi perché hanno un solo significato. Libero di pensarlo ma, sarà poi vero?
Sinonimia per sinonimia mi tengo le parole italiane.

Detto questo mi fermo qui per non andare fuori tema.

Inviato: sab, 08 dic 2018 11:15
di Carnby
Maestro Italiano ha scritto:Sì, è vero, e quando l'ho letto mi sono ricordato che qualcuno qui in Cruscate aveva scritto che oggigiorno vanno di moda gli anglicismi perché hanno un solo significato. Libero di pensarlo ma, sarà poi vero?
Posso essere stato io e in generale è vero perché l’inglese, essendo una lingua ibrida di base germanica ma con un’enorme percentuale di lessico francese-romanzo, ha quasi sempre a disposizione due parole per ogni concetto (si pensi a liberty e freedom, a creed e belief ecc.). In qualche caso a una singola parola italiana possono corrispondere molte parole inglesi: è il caso di tempo, che in inglese si dice time se è cronologico, weather se è atmosferico (malamente riprodotto in italiano con ‘clima’), tense se è verbale e... tempo se è musicale. Oppure a revenge, vengeance e vendetta. Analogamente, palude in inglese corrisponde a due parole: marsh e swamp. Gli scienziati anglofoni hanno ben pensato di usare a proprio vantaggio questa ricchezza lessicale, dando al primo il significato di ‘palude non alberata’ e al secondo il significato di ‘palude alberata’ (non tutti sono d’accordo, tuttavia). C’erano parole italiane in grado di riprodurre questa differenza semantica? Certamente sì, ma nessuno ci ha mai pensato, cosicché quando qualche naturalista penserà bene che è il momento di trovare una parola per ‘palude alberata’ (formazione piuttosto rara in Italia), è più che probabile che pigramente adotti swamp. Perfino quello che è universalmente considerato un problema dell’inglese, ovvero la scarsa corrispondenza tra grafia e pronuncia, evidentissima soprattutto per le vocali, può diventare un punto di forza, potendo acquisire parole dalle lingue più svariate e considerarle ugualmente «inglesi». Certo, esistono anche casi contrari, per esempio shipwreck che vuol dire sia ‘relitto’ sia ‘naufragio’, ma in generale l’inglese è una lingua che si fa meno problemi dell’italiano anche nel recupero di arcaismi per il lessico scientifico (una cosa di cui l’italiano avrebbe un immenso bisogno): rime nel XIX secolo era un sinonimo poetico di hoar frost (‘brina’ ) ma i meteorologi non si sono fatti problemi nel recuperarla e dargli il significato di ‘galaverna’ (fenomeno atmosferico piuttosto raro in Inghilterra, per cui non c’era bisogno di una parola popolare specifica, ma comunissimo in Nordamerica). Mi si perdoni la digressione, che non vuol essere un’esaltazione dell’idioma albionico, ma la presa di coscienza di un problema serio che ha l’italiano, per troppo tempo sottovalutato da chi (la Crusca) doveva vigilare e proporre soluzioni.

Inviato: sab, 08 dic 2018 11:44
di Animo Grato
Alle argomentate considerazioni di Carnby aggiungo un'osservazione molto più terra terra, ovvero che la precisione dell'inglese (inteso come lingua) è spesso dovuta a una distorta percezione dell'italiano (inteso come persona), che l'inglese non conosce. Accade così che una parola che in inglese, per un inglese, ha più significati venga precipitosamente adottata in italiano con un unico significato, con la scusa che «è più precisa»: una precisione, però, per così dire "retroattiva" e frutto di una conoscenza superficiale della lingua di partenza.
Un esempio per tutti: spread, che in "italiano" è la differenza di rendimento tra BTP italiani e Bund tedeschi (ammazza, che pignoleria!), mentre in inglese è qualsiasi divario, differenza, divaricazione, allargamento, dispiegamento ecc. ecc.

Inviato: sab, 08 dic 2018 13:38
di Maestro Italiano
Sì ma come la mettiamo con host? Anche qui mi sembra che siamo andati a finire come dice Animo Grato.
Parole italiane! Si vuole le parole italiane!

Inviato: sab, 08 dic 2018 14:11
di Carnby
Animo Grato ha scritto:Un esempio per tutti: spread, che in "italiano" è la differenza di rendimento tra BTP italiani e Bund tedeschi (ammazza, che pignoleria!), mentre in inglese è qualsiasi divario, differenza, divaricazione, allargamento, dispiegamento ecc. ecc.
Anche ‘crema spalmabile’. :wink:
Maestro Italiano ha scritto:Sì ma come la mettiamo con host? [...]
Parole italiane! Si vuole le parole italiane!
Ospitante.

Inviato: sab, 08 dic 2018 20:56
di Maestro Italiano
E allora vada per ospitante.

Comunque, Carnby, secondo me quando lei attribuisce tutte le colpe alla Crusca è in fallo.

P.S. Ho tolto di mia sponte il resto di questo intervento perché di argomento extralinguistico.

Inviato: mar, 11 dic 2018 0:54
di marcocurreli
Io direi padrone di casa.

Inviato: lun, 17 dic 2018 9:00
di domna charola
Il padrone di casa è tale in senso assoluto. Cioè, se io ho una casa, indipendentemente dall'affittarne le camere o meno, ne sono il padrone.
Qui c'è invece il caso specifico di una frase che invita a entrare nel "sistema":

"Diventa anche tu host", che è diverso da

"Diventa anche tu padrone di casa" (perché non mi stanno invitando ad acquistare una casa), mentre è in effetti

"Diventa anche tu ospitante" (o locandiere, o locatore, o affittante, la scelta è ampia).

Inviato: lun, 17 dic 2018 22:21
di marcocurreli
Locandiere mi piace.
Tuttavia si può usare "padrone di casa" quando ci si rivolge all'ospite: per esempio, «dai un giudizio sul padrone di casa»; o nel mezzo di un discorso quando già sono chiari i ruoli.

Inviato: mar, 18 dic 2018 0:20
di Maestro Italiano
Non so bene come funzioni questo sistema Airbnb ma mi ricordo che una volta un mio conoscente fece uno "scambio di casa". Lasciò a disposizione la sua casa per un certo periodo ad una persona che fece altrettanto con lui.
Con queste premesse ho pensato, non si potrebbe chiamarli coospitanti, su modello di cooperante? E al singolare coospitante?

In tutti i casi, Diventa anche tu host. Host cosa? Portatore? Ricevente? Ostia? Conduttore? Presentatore? Alla faccia della precisione del linguaggio! Fuori di contesto può significare di tutto.

Inviato: mar, 18 dic 2018 10:02
di domna charola
Beh, nel caso citato all'inizio, e al quale la frase incriminata appartiene, si legge, nelle prime due righe:

"Perché affittare su Airbnb?
Indipendentemente dal tipo di casa o stanza che vuoi condividere..."

e a lato c'è il riquadro col collegamento al modulo per proporsi - evidentemente come affittatore - che recita

"Diventa anche tu un host, inizia subito a guadagnare"

Quindi da tutto il contesto è abbastanza chiaro, secondo me, che il sintagma ostrogoto si riferisce all'affittatore di casa sua... il problema è trovare un modo più umano di esprimere il concetto in quel luogo.
Iniziamo da lì', poi ci espandiamo...

Inviato: ven, 21 dic 2018 12:03
di Maestro Italiano
domna charola ha scritto:"Perché affittare su Airbnb?
Indipendentemente dal tipo di casa o stanza che vuoi condividere..."
Il suo ragionamento non fa una grinza se si parla espressivamente di case o porzioni di esse.
Approfondendo l'argomento, di Airbnb leggo che tramite questo sito si mettono in contatto persone intenzionate a scambiarsi case o porzioni di esse, terreni, castelli, barche, panfili, igloo, isole, ... ( e chissà, anche mogli e/o mariti), e, messa in questi termini, secondo me al posto di host ci può stare di tutto: membro, iscritto, ospite, ... e chi più ne ha ne metta.

Qui la difficoltà non è tanto la traduzione corrispondente da lingua a lingua ma la parola di partenza (host) in se stessa. Sbagliata. Io ci rinuncio. Continui pure chi ne ha voglia e tempo. Buone feste a tutti.

Inviato: ven, 21 dic 2018 13:22
di Carnby
Maestro Italiano ha scritto:igloo
Iglù. :wink:

«Host» e «cohost»: figure degli «spazi» di Twitter

Inviato: sab, 25 dic 2021 22:39
di Utente cancellato 676
Da aprile 2021 — se non ricordo male — sono disponibili gli spazi su Twitter: audioconversazioni tematiche prive di video programmate da un creatore, chiamato host, che può avvalersi per la moderazione di uno o più cohost, per gestire i vari partecipanti (con potere di parola) e agevolare la partecipazione degli ascoltatori presenti.

Dai corsivi evincete che delle quattro figure possibili due sono state tradotte: partecipanti e ascoltatori, ma quelle principali no. Host e cohost restano non tradotti. Ospitante andrebbe bene anche in questo caso: lo spazio viene infatti creato nei servienti di Twitter, ed è assegnato allʼhost, che decide chi vi può partecipare. Se si fa questa scelta, coospitante diviene scelta obbligata, per quanto poco chiara (ma del resto è poco chiara anche in inglese, visto che lo spazio resta del creatore e il cohost è solo un moderatore, che può intervenire nella discussione come i partecipanti).