Pagina 1 di 1

Accentazioni parole latine per pronuncia corretta

Inviato: lun, 18 mar 2019 16:37
di frank10
Scusate, forse non è proprio un tema perfetto con il forum di italiano, ma spero ugualmente di ricevere un parere da persone competenti (non saprei dove altro chiedere...)

La mia domanda era relativa a quale tipo di accento va messo su parole latine per favorirne la lettura corretta.

Ho visto alcuni siti, che tra l'altro dicono di seguire il latino scolastico, cioè di derivazione ecclesiastica, tipo:
https://it.wikiversity.org/wiki/Fonolog ... periori%29

https://www.discipulus.it/lezione-01-le ... el-latino/

http://www.latinovivo.com/pronuncialatino.htm

in cui mettono l'accento grave nelle sillabe:
es:
attenendoti alle norme della pronuncia scolastica.
coemìsti – quaesìvi – Cìcero – Graecus – vitae – lungius – diligèntior – coepi – divitiae – càpere
si pronuncia:
accìpio, àccipis, accèpi, accèptum, accìpere.
Esempio: tù (tu) e nòs (noi). [...] e adhùc (fin qui) o in nomi come Arpinàs (di Arpino) e Maecenàs (Mecenate): la parola cle-mèn-ti-a (clemenza)
Però, mi hanno fatto notare che se si guarda qualunque messale o breviario di latino, tutti gli accenti sono acuti, tipo:
https://www.maranatha.it/MobileEdition/ ... 02page.htm
Laudáte eum cymbalis sonóris,
laudáte eum cymbalis crepitántibus:
omne quod spírat, láudet Dóminumo
Come mai queste divergenze? Qual è la regola giusta?
Grazie

Inviato: lun, 18 mar 2019 18:27
di Animo Grato
È una domanda un po' strana...
Io non ho mai visto accenti scritti in un testo latino: se si vuole indicare dove deve cadere l'accento, si segna piuttosto la quantità della penultima sillaba, e chi conosce il latino sa come regolarsi (e chi non lo conosce può impararlo in fretta: se è lunga, l'accento va su quella sillaba; se è breve, sulla precedente).
Quindi secondo me non ha molto senso chiedersi se sia preferibile l'accento acuto o l'accento grave (che rimane comunque un marginalissimo dettaglio [tipo]grafico), visto che entrambi sono fuori luogo.

P.S. Non ho idea di donde saltino fuori quei Maecenàs e Arpinàs: il latino non contempla un'accentazione ultimale. Questi due signori sembrano personaggi di Dumas padre.

Inviato: lun, 18 mar 2019 18:48
di Ferdinand Bardamu
Concordo con Animo Grato. Siamo ampiamente fuori fòro. Per risponderle velocemente: accento acuto o accento grave, non cambia nulla, perché in latino non ha alcun valore la distinzione italiana tra 〈e〉 e 〈o〉 «aperte» e «chiuse», né vale l’accentazione intensiva italiana (almeno nel latino classico). Ad ogni modo, un italiano in genere pronuncerà questi suoni sempre aperti, in ossequio all’adagio «vocale incerta, vocale aperta».

Inviato: lun, 18 mar 2019 19:45
di frank10
Sì infatti, chiedo scusa, come detto non sapevo dove altro chiedere. Grazie comunque delle risposte.
Era per la scrittura di un libretto che prevedeva delle risposte in latino da far imparare a delle persone non pratiche della lingua: allora ho guardato su Internet per vedere degli esempi di sillabazione con accenti per evitare errori grossolani.
E ho trovato quello che ho scritto sopra.

PS:
per rispondere ad Animo Grato, il testo completo seguendo il link sopra diceva: "Le parole latine non hanno mai accento oltre la terzultima sillaba, né l'accento sull'ultima, tranne in parole tronche come illìc (là) e adhùc (fin qui) o in nomi come Arpinàs (di Arpino) e Maecenàs (Mecenate) ): la parola cle-mèn-ti-a (clemenza) ha l'accento sulla terzultima sillaba, chiusa e quindi lunga, proprio come ca-prè-ǒ-lus (capriolo) in cui la sillaba accentata è breve perché aperta e terminante in ĕ."
Nello specifico non so se abbia ragione o no su quei due nomi, su adhuc di sicuro sì, dato che sarebbe adhuce. L'ho solo citato in modo abbreviato per far vedere che usava gli accenti gravi, a mò di esempio di cosa si trova in rete.