Sicuramente non si tratta di interrogative indirette, ma nell'intervento a cui la rimandava Ferdinand Bardamu si parlava anche di un altro caso: quello in cui
se vale
se è vero che.
Ora, nelle sue frasi quel
se si potrebbe forse sviluppare meglio in un
se il punto/fatto è che, ma non mi sembra che siamo tanto lontani dal
se è vero che. Un altro elemento da prendere in considerazione è questo: in entrambe le frasi la protasi è fatta di due frasi coordinate (
se vorresti venire ma ti senti e
se avresti voluto [...] ma qualcuno te l'ha impedito). La presenza dell'indicativo in entrambe le coordinate ci suggerisce che quel condizionale è semplicemente la forma attenuata dell'indicativo (un condizionale "di cortesia" particolarmente adatto al verbo
volere, come sa ogni persona a cui, in tenera età, sia stato inculcato che «l'erba "voglio" non cresce nemmeno nel giardino del re»); le apodosi all'indicativo (
sbagli e
ti prego) mi sembrano avvalorare quest'interpretazione.
Pertanto giudico le frasi corrette.
P.S. Si potrebbe aggirare il problema con una classica combinazione di congiuntivo nella protasi e condizionale nell'apodosi (
se invece volessi venire ma ti sentissi in imbarazzo, sbaglieresti e
se invece avressi voluto accettare ma qualcuno te l'avesse impedito, ti pregherei di dirmelo), ma queste frasi avrebbero un significato [leggermente, ma non troppo] diverso. Dicendo
se volessi venire ma ti sentissi, metto in dubbio che tu voglia venire (e anche il relativo impedimento); se invece dico
se vorresti venire ma ti senti, parto dall'idea che tu vorresti venire, e faccio un'ipotesi solo sull'impedimento. È un po' contorto e sottile, è vero, ma non irrilevante.
P.P.S. Poffare! Vedo che l'ineffabile Marco1971 m'ha preceduto mentre scrivevo il mio papiro. Vabbè, dopo la "fatica" che m'è costato, lo lascio lo stesso.
