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Spazio di discussione su questioni di grafematica e ortografia

Moderatore: Cruscanti

Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Qualcuno ha visto ieri su Sportello Italia (non so se sia un programma che va in onda solo alle comunità italiane all'estero, ma comunque) un professore che spiegava che qui e qua non si accentano perché derivano dal hic e hanc latini? Ha chiamato tutti e due pronomi! :? Questo stesso professore ha scritto perché è come perché é, almeno il suo accento mi sembrava acuto, non grave. Molto strano!
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non so chi sia costui, ma il latino col sistema accentuale dell’italiano non c’entra nulla. Qui e qua – che, come tutti dovrebbero sapere, sono avverbi di luogo – non si accentano perché essendo la u un contoide approssimante (spero di non sbagliare la denominazione tecnica), l’accento tonico non può cadere su di esso (*qúi, *qúa), e questi due avverbi non hanno omografi dai quali si dovrebbero distinguere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
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Re: qui e qua

Intervento di Bue »

Brazilian dude ha scritto: Questo stesso professore ha scritto perché è come perché é, almeno il suo accento mi sembrava acuto, non grave. Molto strano!
Non credo che si sia arrivati all'obbligatorietà di distinguere tra accento acuto e grave anche nella grafia manuale. A me a scuola hanno sempre insegnato a fare "un segno" sulla vocale per indicare l'accento, la maggior parte degli italiani sente parlare di accento acuto e grave solo se e quando si trova per la prima volta alle prese col francese.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Suvvia, spazziamo via acuto e grave e accontentiamoci dell’accento «orizzontale»: perchē ē. :mrgreen:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Non credo che si sia arrivati all'obbligatorietà di distinguere tra accento acuto e grave anche nella grafia manuale.
Io direi di sì perché si tratta di accenti e non di apostrofi. Ma se in pratica non viene rispettata, è un'altra storia.
Bue
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Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto:Suvvia, spazziamo via acuto e grave e accontentiamoci dell’accento «orizzontale»: perchē ē. :mrgreen:
Beh, così a me hanno insegnato a scuola. Anzi, in corsivo l'accento era un simbolo ricurvo simile all'indicazione di vocale breve in latino.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il che la dice lunga sul livello di conoscenza di alcuni docenti d’italiano...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Il che la dice lunga sul livello di conoscenza di alcuni docenti d’italiano...
...oppure sulle loro priorità nell'insegnamento.
Forse certe critiche agli insegnati talvolta sono eccessive.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

E una regola basilare dell’ortografia non è prioritaria rispetto alle mille sciocchezzuole che invece vengono impartite? :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
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Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto:Il che la dice lunga sul livello di conoscenza di alcuni docenti d’italiano...
Maestra elementare prima, e poi alle medie una docente molto quotata (universitaria) di storia dell'arte, e al liceo una bravissima e stimatissima insegnante di italiano e latino. Nessuna ha mai corretto nessuno riguardo alla grafia manuale dell'accento.
Andiamo! Vorrei che si facesse un'indagine per sapere QUANTE persone in Italia distinguono accento grave da acuto nella grafia corsiva!!!! E quante insegnano a farlo! Numeri e fonti, per favore!!!!
In italiano la distinzione tra accento acuto e grave è solo tipografica, non è essenziale, tant'è vero che fino a pochi decenni fa tipograficamente veniva usato solo l'accento grave, come sappiamo (la mia edizione dei Promessi Sposi aveva solo accenti gravi). Sono cose che sappiamo benissimo. La distinzione tra acuto e grave stava sui dizionari come indicazione fonetica, e basta. E, mi spiace per voi, continua a essere irrilevante anche ora che è invalsa l'abitudine tipografica di marcare la differenza fonetica con accenti acuti e gravi. E' solo un vezzo, a cui aderisco peraltro ben volentieri, ma un vezzo.

Mi spiace ma non permetto che si tacci di ignoranza chi 25 o 35 anni fa non insegnava una regola che 1) per la grafia corsiva non esiste 2) all'epoca non era nemmeno universalmente applicata dalla stampa.
E ora datemi pure contro con citazioni di illustri grammatici. Ma datemi anche i numeri per favore, su quanti applicano la distinzione nella grafia manuale, oggi, in Italia.
Ultima modifica di Bue in data ven, 29 dic 2006 10:51, modificato 2 volte in totale.
Bue
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Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto:E una regola basilare dell’ortografia non è prioritaria rispetto alle mille sciocchezzuole che invece vengono impartite? :D
Regola basilare? Quali sono le coppie minime in italiano che evidenzino la basilarità della distinzione degli accenti? Non mi si dica il solito pèsca e pésca, perché non sono parole in cui in italiano l'accento è obbligatorio.
La regola non c'era e non c'è perché in italiano come in spagnolo la distinzione non è necessaria, né è basilare.
Dante e Leopardi, che tanto vi piacciono e citate, distinguevano i due accenti? Lo faceva Manzoni? Esistono gli originali e le copie dei loro manoscritti, si vada a vedere. Sono pronto a ricredermi naturalmente e a rimangiarmi tutto, se mi mostrate che si tratta di una regola essenziale e attestata nei grandi autori (di cui però venivano stampate fino a pochi decenni fa le opere senza rispettare detta basilare regola).
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

La regola non c'era e non c'è perché in italiano come in spagnolo la distinzione non è necessaria, né è basilare.
Non vedo dove c'entri lo spagnolo, che possiede solo l'accento acuto. In portoghese usiamo l'accento acuto, quello grave e quello circonflesso (il ~ non si considera accento, è solo indice di nasalizzazione) e non si posso mescolare gli accenti (e io non ho mai visto nessuno che lo facesse. Esistono sì delle persone che ne mettono uno dove non occorre o ne tralasciano uno dove ci vuole).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Bue ha scritto:In italiano la distinzione tra accento acuto e grave è solo tipografica, non è essenziale, tant'è vero che fino a pochi decenni fa tipograficamente veniva usato solo l'accento grave, come sappiamo (la mia edizione dei Promessi Sposi aveva solo accenti gravi).
È verissimo: la distinzione tra accento acuto e grave è un lusso (nella tradizione antica s’usava il solo grave in fin di parola e occasionalmente l’acuto nel corpo di parola, per segnalare l’accento tonico; ma la storia dell’accento grafico è complessa, e chi è interessato può leggere l’articolo di Arrigo Castellani «Sulla formazione del sistema paragrafematico moderno», negli Studi Linguistici Italiani) e basterebbe il solo grave o il solo acuto. Ma se oggi è accettabile scrivere perchè in luogo di perché, non è accettabile scrivere *é per è. Ora, vista l’attuale norma grafica (c’è bisogno di ricordare che è una norma UNI del 1967 [se non erro]?), abbiamo un sistema che distingue i timbri aperti e chiusi delle ‘e’ e delle ‘o’, e andrebbe rispettato anche nella scrittura a mano, almeno da chi non voglia fare brutta figura.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Non si può però trascurare che la scrittura a mano è ormai decisamente marginalizzata: nei contesti formali non penso che sia molto diffusa.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Eppure ci sono ancora datori di lavoro che richiedono, da parte degli aspiranti al posto, la lettera di motivazione scritta a mano (c’è chi crede nella grafologia). ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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