I due ‹se› e il condizionale

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Marco1971
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I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Marco1971 »

Visti i numerosi e frequenti quesiti sull’uso del condizionale dopo se, una schedina riassuntiva può forse tornare utile per futura consultazione.

1.0. Ci sono, in sostanza, due se: il se ipotetico e il se interrogativo:

(1) Se tu fossi d’accordo, potresti accompagnarmi (se tu fossi d’accordo = «nel caso in cui tu fossi d’accordo»)

(2) Volevo sapere se saresti d’accordo di accompagnarmi (se saresti d’accordo = «saresti d’accordo?»)

1.1. Il se ipotetico non ammette, in genere, il condizionale (ma si veda piú sotto), mentre col se interrogativo si sposa bene:

(3) Mi ha chiesto se, secondo me, sarebbe opportuno coinvolgere altre persone (= Mi ha chiesto: «Secondo te, sarebbe opportuno coinvolgere altre persone?»)

(4) Ci domandavamo se sarebbe arrivato in orario (= Ci domandavamo: «Arriverà in orario?»)

(5) Vorrei sapere se qualcuno potrebbe risolvere questo problema (= Vorrei sapere: «Qualcuno potrebbe risolvere questo problema?»)

Non è difficile trovarne esempi letterari:

(6) Rimaneva soltanto da decidersi se sarebbe un monaco o una monaca; decisione per la quale faceva bisogno, non il suo consenso, ma la sua presenza. (Manzoni, I promessi sposi, cap. 9)

(7) Stavano adunque sbalorditi, incerti l’uno dell’altro, e ognun di sé. Chi si rodeva, chi faceva disegni del dove sarebbe andato a cercar ricovero e impiego; chi s’esaminava se avrebbe potuto adattarsi a diventar galantuomo; chi anche, tocco da quelle parole, se ne sentiva una certa inclinazione […]. (Manzoni, I promessi sposi, cap. 24)

(8) Vi prego a prendervi il disturbo di vedere se sarebbe possibile che costì, e per parte di conoscenti vostri nelle città vicine, si potessero avere degli Associati. (Leopardi, Epistolario)

1.2. Il se interrogativo può essere seguito anche da un tempo del congiuntivo o dell’indicativo (il congiuntivo appartiene a un registro di lingua piú formale):

(9) Mi chiese se stessi/stavo bene (= Mi chiese: «Stai bene?»)

(10) Non ero sicuro se fosse/era lei (= Non ero sicuro: «Era lei?»)

(11) Mi domando se sia/è il caso di proseguire (= Mi domando: «È il caso di proseguire?»)

(12) Non ricordo se ebbi il coraggio di rispondere (= Non ricordo: «Ebbi il coraggio di rispondere?»)

1.3. Di converso, il se ipotetico non ammette né il congiuntivo presente, né il congiuntivo passato (ma si veda sotto, 1.3.1.):

(13) *Se faccia freddo, mettiti la giacca > Se fa freddo, mettiti la giacca

(14) *Perdonatemi se mi sia sbagliato > Perdonatemi se mi sono/fossi sbagliato

1.3.1. Nell’italiano antico, il congiuntivo presente nella protasi, probabilmente modellato sul congiuntivo potenziale del latino, era possibile. Di tale uso rimangono, nell’italiano attuale, alcuni relitti, in locuzioni che potremmo definire cristallizzate, come se si consideri…, se si ponga mente… e simili:

Tutto questo, argomenta dunque il gip, “a prescindere dalla prova dell’effettiva incidenza sull’equilibrio psico-fisico, vale a delineare in termini ulteriormente negativi, la personalità dell’indagato, tanto più se si consideri che la consuetudine con gli stupefacenti era già emersa in precedenti, diverse occasioni”. (La Repubblica, 29.06.2017)

Niente di ciò è in contrasto con le attestazioni dei sensi, se si ponga mente al modo come tali realtà portino a noi dalle cose esterne le conoscenze evidenti e le conformità delle nostre conoscenze alle cose stesse. (Riccardo Campa, Le vestigia di Orfeo, 2003)

1.4. Il se ipotetico ammette il condizionale solo in frasi nelle quali si può sottintendere «è vero che, la verità è che» e simili:

(15) Se [è vero che] sarebbe esagerato definirlo obeso, possiamo comunque dire che è in sovrappeso.

(16) Se [è vero che], da una parte, avresti ragione a rifiutare, dall’altra un piccolo sforzo potresti farlo.

Anche qui illustrano gli illustri (con lustro lustro :D):

(17) Operazioni, finalmente, che non si fanno, se non in una parte, e in una piccola parte, per volta; giacché, se sarebbe strano il supporre che un uomo solo possa smettere simultaneamente una gran parte de’ vocaboli di cui si serve abitualmente, e prenderne de’ novi in luogo di quelli; tanto più strano sarebbe il supporre che una cosa simile possa esser fatta da molti insieme. (Manzoni, Della lingua italiana)

(18) Ti ripeto che hai fatto bene, e che Guillon è un briccone, sulla schiena del quale se sarebbe viltà il calare la spada, è però giusta ed onesta cosa il calare a tempo il bastone, e il solo disprezzo non è moneta che saldi bene queste partite. (Foscolo, Epistolario)

(19) Perciò quella soprabbondanza che notiamo nelle loro poesie ec. se sarebbe difetto tra noi, poteva non esserlo, o esser minore appresso un popolo più capace per sua natura di seguire e di comprendere coll’animo suo quella maniera del poeta. (Leopardi, Zibaldone)

1.5. Riassumendo: il condizionale dopo il se interrogativo è normalissimo; dopo il se ipotetico è possibile soltanto nel caso di un «è vero che» sottinteso.

N.B. I due se possono trovarsi nella stessa frase (qui il primo se è interrogativo, e il secondo ipotetico):

(20) Dopo che sei partita con Zekiel, ho trascorso mesi a domandarmi se avrei avuto la forza di ucciderti se tu fossi rimasta. (Alice Scarling, Agnus Dei : Requiem pour Sascha, 2015. Frase originale: Après que tu es partie avec Zekiel, j’ai passé des mois à me demander si j’aurais eu la force de te tuer si tu étais restée.)

1.6. Preceduto da anche, il se ipotetico dà luogo alla locuzione congiuntiva anche se, che ammette, secondo le varie sfumature semantiche che può assumere, sia l’indicativo (con valore concessivo [«nonostante»], (21), (22)), sia il congiuntivo imperfetto o trapassato (con valore concessivo-ipotetico [«ammesso pure che»], (23), (24)), sia il condizionale (anche se [è vero che], (25)):

(21) Ce la faccio, anche se è difficile.

(22) Ce la farò, anche se sarà difficile.

(23) Anche se fosse possibile, non lo farei.

(24) Anche se glielo avessi detto tu, non ci avrebbe creduto.

(25) Anche se avrei preferito andare a Londra, fui mandato a Berlino.

1.7. A differenza del solo se ipotetico, anche se può costruirsi col congiuntivo presente e passato in uno stile aulico:

(26) Ma poiché molti non si vergognano di deludere con varie arti le cose, le quali sono state ben stabilite, e nello stesso tempo di ottenere molti benefizi, il santo concilio, nessuno eccettuato, anche se sia insignito dell’onore del cardinalato, stabilì che in avvenire si conferisca a ciascheduno soltanto un benefizio ecclesiastico… (Biblioteca sacra ovvero Dizionario universale delle scienze ecclesiastiche, 1838)

(27) Nel caso indicato nell’articolo 6, il cittadino o lo straniero è giudicato nello Stato, anche se sia stato giudicato all’estero [138, 201]. (Giorgio Lattanzi, Codice penale, Libro 1, Volume 1, p. 476, 2010)

Nell’italiano comune, tuttavia, in questi casi si impiega preferibilmente l’indicativo presente e passato prossimo (anche se è insignito…, anche se è stato giudicato…).

1.8. Non si confonda anche se, locuzione congiuntiva, con ‘anche + se interrogativo’:

(28) Occorre considerare anche se sia vantaggioso iniziare la marcia di giorno o di notte… (Maurizio Nenna, Principi di tattica militare, 2013; Occorre considerare anche: «È vantaggioso iniziare la marcia di giorno o di notte?»)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Francesco94
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Francesco94 »

Gentile Marco1971,

la ringrazio per aver fornito questa scheda riassuntiva.
Vorrei aggiungere la fonte dell'ultimo esempio letterario sopraccitato - Alice Scarling, Agnus Dei: Requiem pour Sascha
Teo
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Teo »

Davvero ottimo riepilogo, con citazioni, inter alia, che dovrebbero tagliare la testa al toro. Posso diffondere anche altrove?
Teo Orlando
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Marco1971
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Marco1971 »

Certamente, caro Teo. Grazie! :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Teo
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Teo »

Marco1971 ha scritto: dom, 23 giu 2019 16:54 Certamente, caro Teo. Grazie! :)
Va bene. L'ho diffuso su varie pagine di facebook.
Vorrei suggerire, per una possibile integrazione, di aggiungere anche il caso delle proposizioni concessive (con "anche se", "pure se", ma talvolta anche il semplice "se"), dove il "se" è spesso seguito dal condizionale ("anche se avrei preferito andare a Londra, fui mandato a Berlino").
Teo Orlando
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Marco1971
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Marco1971 »

Non rientra nel caso del se [è vero che]?

Anche se [è vero che] avrei preferito andare a Londra, fui mandato a Berlino.

Ho invece aggiunto la precisazione che non si può avere il congiuntivo presente o passato in dipendenza dal se ipotetico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Teo
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Teo »

Marco1971 ha scritto: mer, 26 giu 2019 14:06 Non rientra nel caso del se [è vero che]?

Anche se [è vero che] avrei preferito andare a Londra, fui mandato a Berlino.

Ho invece aggiunto la precisazione che non si può avere il congiuntivo presente o passato in dipendenza dal se ipotetico.
Sì, rientra nel caso del se [è vero che], ma è meno ampio: ossia, il se [è vero che] comprende anche casi dove la subordinata ha una sfumatura avversativo/causale, mentre con "anche se" è solo concessiva.
Sì, in dipendenza dal se ipotetico non si può avere il il congiuntivo presente o passato, ma con "anche se" concessivo ci sono molti casi, anche di buona letteratura, con congiuntivo presente e pure passato.
Teo Orlando
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Marco1971
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Marco1971 »

Ho fatto un’aggiunta, numerando i vari punti per maggior agevolezza di consultazione e di riferimento: punti 1.6.-1.8. Mi dica se può andar bene. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Teo
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Teo »

Marco1971 ha scritto: mer, 26 giu 2019 18:27 Ho fatto un’aggiunta, numerando i vari punti per maggior agevolezza di consultazione e di riferimento: punti 1.6.-1.8. Mi dica se può andar bene. :)
Va senz'altro bene, anche se potrebbe ricordare un pochino il Tractatus logico-philosophicus di Ludwig Wittgenstein.
Teo Orlando
Chandi
Interventi: 14
Iscritto in data: mar, 30 gen 2018 9:26

Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Chandi »

Buongiorno, signori!
Ringrazio Marco per le spiegazioni e mi chiedevo una cosa in merito al "se". Spero di non postare l'intervento nel luogo sbagliato, nel qual caso mi scuso in anticipo.
“Non mi restava che affrontarlo ad armi pari. E se essere un bugiardo lo avrebbe fatto tornare da me, allora sarei stato un bugiardo".
È corretta?
Ho un dubbio con quel "se" perché nella mia mente richiede un congiuntivo. "E se essere un bugiardo l'avesse fatto tornare da me, allora sarei stato un bugiardo".
Ringrazio come sempre tutti per l'ospitalità e la cortesia.
Buon pomeriggio.
Utente cancellato 1536

Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Utente cancellato 1536 »

Buonasera Chandi, premetto che non sono un'addetta ai lavori, ma una semplice lettrice curiosa, ma quel condizionale non mi convince proprio. Lascio comunque la parola agli esperti...
Avatara utente
Infarinato
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Infarinato »

Chandi ha scritto: mer, 31 lug 2019 16:45 “Non mi restava che affrontarlo ad armi pari. E se essere un bugiardo lo avrebbe fatto tornare da me, allora sarei stato un bugiardo".
È corretta?
Sí. :) Il significato della frase non è infatti: «se essere un bugiardo l’avesse fatto tornare da me, sarei stato un bugiardo (ma cosí non è stato, e quindi non sono stato un bugiardo)», ma piuttosto: «se essere un bugiardo (in quel momento) era un modo per farlo tornare da me (in futuro), [mi dissi che] avrei dovuto essere un bugiardo».

Come si vede, siamo difronte a un costrutto brachilogico, ben lontano dai canoni di un periodo ipotetico classico, cui applicare le usuali regole di concordanza.
Trevigiana
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Trevigiana »

Una volta scrissi:

Se io al posto suo mi comporterei allo stesso modo, significa che, fondamentalmente, abbiamo la stessa indole.

L'insegnante di lettere mi bacchettò e davanti ai compagni di classe passai per una illetterata. Può darsi che avesse ragione, ma nella proposizione introdotta da "se", un "è vero che" sottinteso non starebbe per niente male.
Mi sbaglio?
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Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Infarinato »

Trevigiana ha scritto: gio, 01 ago 2019 22:06 Mi sbaglio?
Purtroppo, sí. :) Se bastasse sottintendere un «è vero che» nella protasi, molti periodi ipotetici palesemente agrammaticali diverrebbero magicamente accettabili, ma cosí non è.

Il criterio dell’«è vero che» è applicabile solo nel caso in cui la subordinata abbia (di suo) una sfumatura avversativa/concessiva («se [è vero che]…, d’altra parte…). Nel suo caso, invece, siamo difronte a una condizionale classica (seppur nell’àmbito di un periodo ipotetico misto). ;)
Trevigiana
Interventi: 179
Iscritto in data: mar, 14 ago 2018 18:33

Re: I due ‹se› e il condizionale

Intervento di Trevigiana »

Gentile Infarinato, la ringrazio per il suo intervento, sul quale vorrei soffermarmi per operare alcune precisazioni.
In primis, la mia costruzione, che lei ha vagliato e commentato, non doveva (almeno nelle intenzioni) risultare un periodo ipotetico, né della possibilità né misto.
Non sarebbe dovuto equivalere né a “se mi comportassi… significherebbe…” né a “se mi comportassi… significa…”.
Il “se” in discussione non avrebbe dovuto infatti introdurre una protasi, ma avere piuttosto valore causale, al pari di “dato che”, “considerato che”.
Quindi, sempre per la mia finalità semantica (forse trasposta male dal punto di vista sintattico), la costruzione dovrebbe essere postillata così:

“Significa che [noi due], fondamentalmente, abbiamo la stessa indole, se [=dato che] mi comporterei allo stesso modo al posto tuo [=se fossi al posto tuo]”.

Con questo, sia chiaro, non metto in dubbio che possa aver commesso uno o più errori e che quel “se è vero che” che vedrei calzante al posto del sottinteso “dato che” (sostituito nello scritto reale dal semplice “se”) sia improprio…

Grazie per l’attenzione
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