Il doppio condizionale
Inviato: gio, 18 lug 2019 15:47
È viva nella coscienza di molti di noi la paura d’incappare in un errore usando, nella principale e nella subordinata, il condizionale. Questo probabilmente perché abbiamo il ricordo del periodo ipotetico, in cui, nel 99% dei casi (per il rimanente 1% si veda qui, 1.4.), il doppio condizionale è sbagliato (e pertanto la frase viene contrassegnata con l’asterisco): *Se l’avrei saputo, non sarei venuto; tutti sappiamo che correttamente si dice e si scrive Se l’avessi saputo, non sarei venuto. E questo vale per il periodo ipotetico, normalmente introdotto dalla congiunzione se, e la cui multiforme sintassi è un sistema a sé stante.
Tutt’altro il quadro delle frasi temporali, cioè quelle proposizioni subordinate introdotte da una congiunzione che specifica il momento in cui qualcosa accade, per esempio quando, dopo che, (non) appena, finché, ogni volta che, ecc., frasi nelle quali il condizionale passato, o composto, che funge da «futuro nel passato», anche «doppio», è grammaticalmente ineccepibile (contrariamente a quanto affermato qui a dispetto della grammatica, della storia e dell’uso). Infatti, secondo le regole di concordanza dei tempi, nel volgere una frase dal discorso diretto al discorso indiretto, il futuro si muta in condizionale passato:
Francesco mi aveva detto: «Dopo che sarò partito, tornerai a casa.» > Francesco mi aveva detto che dopo che sarebbe partito, sarei tornato a casa.
Unica restrizione: se la congiunzione richiede obbligatoriamente il congiuntivo, non è possibile adoperare il condizionale passato:
Doveva partire prima che venisse notte, non *Doveva partire prima che sarebbe venuta notte, perché prima che richiede sempre e solo il congiuntivo.
Ecco alcuni esempi del doppio condizionale, di ieri e di oggi (in passato – e ancor oggi nell’italiano letterario – si adoperava il condizionale semplice):
Avutolo, lo condusse nella sua cucina, gli diede da colazione, e gli disse che andasse a Pescarenico, e si facesse vedere al padre Cristoforo, il quale lo rimanderebbe poi, con una risposta, quando sarebbe tempo. (Manzoni, I promessi sposi, cap. 7)
E s’ella, Signor mio, scorrerà il Discorso su le vicende del Decamerone, si ricorderà fors’anche del tempo ch’io conversando con lei, imparava molto su le mutazioni e le origini delle lingue; e per le sue accoglienze ospitali io sentiva ad un’ora e come e quanto io le sarei amico grato e leale, finché avrei vita e memoria. (Foscolo, Scritti sul Boccaccio)
Ha parimente aggiunto a detta risposta, che dopo che sarebbe ubbidito e riconosciuto da tutti i suoi sudditi, si farebbe istruire in un concilio generale e libero… (Arrigo Caterino Davila, Dell’istoria delle guerre civili di Francia, 1831)
Koum aveva infatti sempre detto che, finché sarebbe stato alla guida della chat, pubblicità non ce ne sarebbe stata. (La Repubblica, 03.05.2018)
Una battaglia combattuta senza cravatta. Ma con la promessa che l’avrebbe indossata nel momento in cui sarebbe finito il commissariamento di Atene da parte dei creditori internazionali. (Corriere della Sera, 23.06.2018)
Anche lei era molto triste, ma mi promise che non avremmo perso i contatti e che ci saremmo viste non appena sarebbe stato possibile. (La Repubblica, 19.02.2012)
Naturalmente, la maggior parte delle congiunzioni temporali possono reggere anche l’indicativo (quando si parla di fatti considerati come certi) e il congiuntivo (quando si vuole sottolineare l’incertezza che qualcosa avvenga). Si confronti:
(1) Quando hai bisogno di me, chiamami.
(2) Quando tu abbia bisogno di me, chiamami.
(3) Quando tu avessi bisogno di me, chiamami.
In (1) abbiamo un’affermazione chiara e decisa; in (2) il momento del bisogno è visto come un’eventualità; in (3) si considera poco probabile. E, retrospettivamente, si può dire:
(4) Mi avrebbe chiamato quando avrebbe avuto bisogno di me.
(5) Mi avrebbe chiamato quando avesse avuto bisogno di me.
Nella frase (4) «quando avrebbe avuto» stabilisce che, prima o poi, il bisogno si farà sentire (o cosí si presuppone); nella (5), invece, «quando avesse avuto» lascia il sopraggiungere di quel bisogno nel regno delle ipotesi (che magari non si realizzeranno mai).
Come si vede, ogni volta che la grammatica lo consenta, possiamo scegliere il tempo che meglio corrisponde alla sfumatura precisa che desideriamo esprimere. E concludo con un esempio recentissimo che illustra bene la differenza tra futuro del passato «neutro» (condizionale passato) e futuro del passato «venato d’incertezza» (congiuntivo trapassato):
Come sempre l’Altra l’avrebbe assalita non appena avrebbe varcato la porta di uscita, come un’onda di energia pronta a reclamare il suo posto dentro di lei non appena fosse uscita da quel luogo a lei proibito. (Giovanni Lucchese, Questo sangue non è moi, 2019)
Tutt’altro il quadro delle frasi temporali, cioè quelle proposizioni subordinate introdotte da una congiunzione che specifica il momento in cui qualcosa accade, per esempio quando, dopo che, (non) appena, finché, ogni volta che, ecc., frasi nelle quali il condizionale passato, o composto, che funge da «futuro nel passato», anche «doppio», è grammaticalmente ineccepibile (contrariamente a quanto affermato qui a dispetto della grammatica, della storia e dell’uso). Infatti, secondo le regole di concordanza dei tempi, nel volgere una frase dal discorso diretto al discorso indiretto, il futuro si muta in condizionale passato:
Francesco mi aveva detto: «Dopo che sarò partito, tornerai a casa.» > Francesco mi aveva detto che dopo che sarebbe partito, sarei tornato a casa.
Unica restrizione: se la congiunzione richiede obbligatoriamente il congiuntivo, non è possibile adoperare il condizionale passato:
Doveva partire prima che venisse notte, non *Doveva partire prima che sarebbe venuta notte, perché prima che richiede sempre e solo il congiuntivo.
Ecco alcuni esempi del doppio condizionale, di ieri e di oggi (in passato – e ancor oggi nell’italiano letterario – si adoperava il condizionale semplice):
Avutolo, lo condusse nella sua cucina, gli diede da colazione, e gli disse che andasse a Pescarenico, e si facesse vedere al padre Cristoforo, il quale lo rimanderebbe poi, con una risposta, quando sarebbe tempo. (Manzoni, I promessi sposi, cap. 7)
E s’ella, Signor mio, scorrerà il Discorso su le vicende del Decamerone, si ricorderà fors’anche del tempo ch’io conversando con lei, imparava molto su le mutazioni e le origini delle lingue; e per le sue accoglienze ospitali io sentiva ad un’ora e come e quanto io le sarei amico grato e leale, finché avrei vita e memoria. (Foscolo, Scritti sul Boccaccio)
Ha parimente aggiunto a detta risposta, che dopo che sarebbe ubbidito e riconosciuto da tutti i suoi sudditi, si farebbe istruire in un concilio generale e libero… (Arrigo Caterino Davila, Dell’istoria delle guerre civili di Francia, 1831)
Koum aveva infatti sempre detto che, finché sarebbe stato alla guida della chat, pubblicità non ce ne sarebbe stata. (La Repubblica, 03.05.2018)
Una battaglia combattuta senza cravatta. Ma con la promessa che l’avrebbe indossata nel momento in cui sarebbe finito il commissariamento di Atene da parte dei creditori internazionali. (Corriere della Sera, 23.06.2018)
Anche lei era molto triste, ma mi promise che non avremmo perso i contatti e che ci saremmo viste non appena sarebbe stato possibile. (La Repubblica, 19.02.2012)
Naturalmente, la maggior parte delle congiunzioni temporali possono reggere anche l’indicativo (quando si parla di fatti considerati come certi) e il congiuntivo (quando si vuole sottolineare l’incertezza che qualcosa avvenga). Si confronti:
(1) Quando hai bisogno di me, chiamami.
(2) Quando tu abbia bisogno di me, chiamami.
(3) Quando tu avessi bisogno di me, chiamami.
In (1) abbiamo un’affermazione chiara e decisa; in (2) il momento del bisogno è visto come un’eventualità; in (3) si considera poco probabile. E, retrospettivamente, si può dire:
(4) Mi avrebbe chiamato quando avrebbe avuto bisogno di me.
(5) Mi avrebbe chiamato quando avesse avuto bisogno di me.
Nella frase (4) «quando avrebbe avuto» stabilisce che, prima o poi, il bisogno si farà sentire (o cosí si presuppone); nella (5), invece, «quando avesse avuto» lascia il sopraggiungere di quel bisogno nel regno delle ipotesi (che magari non si realizzeranno mai).
Come si vede, ogni volta che la grammatica lo consenta, possiamo scegliere il tempo che meglio corrisponde alla sfumatura precisa che desideriamo esprimere. E concludo con un esempio recentissimo che illustra bene la differenza tra futuro del passato «neutro» (condizionale passato) e futuro del passato «venato d’incertezza» (congiuntivo trapassato):
Come sempre l’Altra l’avrebbe assalita non appena avrebbe varcato la porta di uscita, come un’onda di energia pronta a reclamare il suo posto dentro di lei non appena fosse uscita da quel luogo a lei proibito. (Giovanni Lucchese, Questo sangue non è moi, 2019)