Pagina 3 di 3

Inviato: gio, 13 mar 2014 11:01
di domna charola
E a voler essere pignoli, le matite a pastello, quando si disegna seriamente e non scolasticamente, si acquistano spesso come singole. Nei negozi specializzati ci sono appositi espositori con tutta la gamma completa (che comprende tonalità presenti solo nella scatola da 72 pezzi e un capitale di spesa...), e l'acquirente le indica con il numero corrispondente anziché con il nome del colore. Ad esempio, "compro un Derwent P430" o "mi serve una Stabilo 33".

Inviato: gio, 13 mar 2014 11:33
di Infarinato
Smaralda ha scritto:Dove? Basta digitare "pastelli" su Google per accorgersene.
Sí, ma, una volta cercato, bisogna anche saper selezionare e valutare criticamente l’attendibilità delle fonti.

E allora già la buona Guichipedía (cosí dovrebbe chiamarsi in italiano la famosa enciclopedia digitale se gl’italofoni avessero [ancora] una qualche padronanza delle strutture fonomorfologiche della loro lingua) ci dà per matita e pastello proprio le definizioni che ci aspettiamo.
Smaralda ha scritto:La fiorentinissima Fila chiama correntemente "pastelli" le sue matite colorate.
Questo è vero, anche se parla piú propriamente di «pastelli [di] legno», e quasi ovunque chiosa con «matite [colorate]». E, comunque —lo ricordava Lei—, tecnicamente si tratta di «matite a pastello», e alla Fila è parso [commercialmente?] opportuno abbreviare l’espressione col determinante anziché col determinato.
Smaralda ha scritto:Comunque, signori accademici, ringrazio e tolgo il disturbo. Non pensavo di trovare, dietro a tanto ostentata correttezza formale, un grado di acidità tale da rendermi indigesto un "fòro" di argomento così piacevole.
Mah? L’«acidità» è tutta sua, cara Smaralda :shock:: risponda nel merito [linguistico], e vedrà che qui troverà una comunità ben lieta di dialogare con Lei. :)