G. M. ha scritto: ven, 11 ott 2019 19:04
Se posso fare un'ulteriore domanda, com'è la regola di derivazione? (Se è una cosa breve, spiegabile in soldoni...)
Non troppo, ahimè, e soprattutto ci porta un po’ fuori fòro.
Traduco al volo dal francese (Alfred Ernout,
Morphologie historique du latin, Klincksieck, Parigi 1953³, §23 [Noms grecs], pp. 23–4).
Ernout (1953), loc. cit., ha scritto:Si distinguono, nella flessione dei nomi presi in prestito dal greco da parte del latino, due usi: l’uno antico, che si è perpetuato nella lingua corrente, consisteva nel fare entrare i sostantivi greci della 1ª declinazione nella 1ª declinazione latina: cosí māchina, nauta. L’adattamento era favorito dal fatto che il dialetto dorico, al quale si rifacevano i prestiti, aveva delle forme in α̅: μαχανα̅́, ναύτα̅ς. All’inizio della lingua letteraria, questa era pure la regola, anche per i nomi dòtti del tipo poēta e per i nomi propri del tipo Hecuba. […]
Ma, a mano a mano che gli sforzi dei grammatici fondavano una lingua letteraria distinta dalla lingua parlata, si è introdotto l’uso di trascrivere i nomi greci di derivazione dotta nella forma che avevano nel dialetto letterario per eccellenza, l’ionico-attico, e con la loro declinazione originaria. […] Quest’uso è quello dei poeti della fine della Repubblica e del tempo di Augusto. Tuttavia era impossibile trascrivere integramente in latino la declinazione greca, che presentava delle forme troppo aberranti; n’è risultata una sorta di declinazione mista mezza latina, mezza greca, del tutto artificiale…
(Lo stesso discorso vale per i sostantivi e gli aggettivi della 3ª declinazione:
cfr. Ernout 1953, §79, pp. 61–3).
È per questo che accanto a
poeta,
atleta,
profeta etc. abbiamo
epistate,
antipate,
gamete,
aulete etc. Per alcuni di questi (
ma solo a patto che corrispondano a nomi della 1ª
declinazione) esiste anche la variante in
-a: laddove esista, è però generalmente sentita come letteraria/arcaizzante o semplicemente antica, ché la variante moderna/«scientifica» è quella in
-e, che continua il modulo grecizzante del latino classico.
Tuttavia, a differenza di,
e.g., ποιητής,
-οῦ o di ἀθλητής,
-οῦ, πολυμαθής,
-οῦς è della 3ª (come
Socrate),
ergo il problema nemmeno si pone.
