Antonio Zoppetti, «Bookcity e la “gerarchia” degli anglicismi»
Inviato: lun, 11 nov 2019 12:22
Segnalo quest’interessante articolo di Antonio Zoppetti sulla parola book e sulla sua natura infestante, al pari di molti altri trapianti dall’inglese.
Per questa e per altre parole (come shop) si nota un fenomeno preoccupante: l’anglicismo crea una rete di relazioni con altre parole inglesi o pseudoinglesi e rende l’equivalente italiano poco piú che un dialettismo.
Per questa e per altre parole (come shop) si nota un fenomeno preoccupante: l’anglicismo crea una rete di relazioni con altre parole inglesi o pseudoinglesi e rende l’equivalente italiano poco piú che un dialettismo.
Di fronte a questa situazione diventa inadeguata la stessa categoria di prestito:Antonio Zoppetti ha scritto:Le parole inglesi che irrompono nella nostra lingua, sempre più spesso, occupano una gerarchia alta. Sono usate come le categorie principali, come le etichette più significative per indicare ciò che è fondamentale, mentre gli equivalenti italiani sono collocati sotto, come specificazioni di ordine inferiore.
È proprio cosí: le novità, tecnologiche e no, si esprimono esclusivamente in inglese, e si rinuncia dunque a qualunque sforzo di trovare equivalenti italiani.Antonio Zoppetti ha scritto:Cercare di interpretare ciò che accade liquidando tutto con le categorie dei “prestiti” – cioè episodi isolati, singole parole etichettate in modo assurdo come di “lusso” o di “necessità” – è ridicolo, miope, anacronistico e non permette di comprendere la portata del fenomeno: la rinuncia all’italiano, il trapianto linguistico non solo di singole parole, ma di espressioni e di una rete di fitte interconnessioni dove tutto ciò che è nuovo si esprime in inglese.